Fake News 5G: la ricerca Google sia materia didattica

Luca Viscardi7 Aprile 2020
Fake news 5G

Sto leggendo la follia di questi giorni delle Fake News 5G, teorie strampalate, che nessuna organizzazione scientifica ha mai confermato né avvalorato.

Più passano e i giorni e più “esco pazzo” perché notizie completamente distorte vengono fatte rimbalzare senza controllo sui social e diventano un fatto.

Adesso, poi, alla follia generale sulla pericolosità del 5G, si affianca anche quella secondo cui le nuove reti iperveloci sarebbero il vettore del Coronavirus.

Ieri ho captato un documento su Facebook relativo all’uso della banda 60 ghz per la diffusione del 5G: a quella frequenza, il segnale radio elettrico entra con un’altissima percentuale nelle particelle di ossigeno che lo trasporta.

Questa “alterazione” però, trasformerebbe l’ossigeno in modo da alterarne la sua interazione con il corpo umano.

Da qui una sequela di considerazioni sulla drammatica pericolosità del 5G e di tutto ciò che sta intorno.

C’è solo un piccolo problema. O forse più di uno.

L’uso dei 60 ghz non sarà adottato su tutta la rete, perché i 60 ghz, che corrispondo alla banda chiamata MM-wave, ovvero Millimiter Wave, saranno utilizzati solo in installazioni “site specific”, ad esempio gli stadi, piuttosto che le aree di grande affollamento costante come le stazioni, per permettere un traffico a velocità elevata anche con un numero elevatissimo di dispositivi connessi.

Questo significa che l’esposizione a quelle bande sarà comunque molto limitata e non continuativa.

Ma il tema più rilevante è un altro: il fenomeno della “penetrazione dell’ossigeno” di quel tipo accade solo a quote elevate, cioè quando si è molto in alto, ma si parla di migliaia di metri, non centinaia, quindi accade solo in contesti in cui praticamente non c’è presenza dell’uomo.

C’è infine un’ulteriore dettaglio. La banda 60 Ghz, pur se molto richiesta e appetita, non è ancora stata allocata in molti paesi del mondo.

Insomma, basta provare a cercare un po’ di informazioni in rete, facendo affidamento alle fonti autorevoli, per capire che in realtà tutta quella teoria, che contiene una parte di verità, ha in realtà un fondamento che non sta in piedi.

Un po’ come quando si dice che la Svizzera ha “bloccato il 5G perché pericoloso”. In realtà la Svizzera ha sospeso la licenza per la pratica del Dynamic Spectrum Sharing, noto anche come DSS.

Con le nuove tecnologie, le stazioni radio dei cellulari potranno trasmettere sia in 4G che in 5G, condividendo lo spettro radio, da cui il nome del servizio.

In questo modo, però, non si può sapere a prescindere quale sia l’impatto radioelettrico, il SAR, della singola torre e per questo non è possibile (per ora) gestirne la certificazione.

Quindi le torri 5G e quelle 4G devono essere distinte e separate, ognuna con una propria certificazione specifica, ma il 5G funziona, eccome. Anzi, Swisscom ha completato la copertura lo scorso Natale, secondo programmi.

Imparare a cercare su Google, un’esigenza essenziale…

In questi giorni di Fake News 5G, torna un tema da cui si dibatte da anni. Personalmente, penso che diffondere notizie false sarebbe da perseguire come un reato grave, ma questo evoca scenari molto delicati, dove i confini sono labili e i rischi diventano enormi.

Meglio salvaguardare la libertà di stampa che è un bene assoluto.

E allora tocca a noi capire cosa stiamo leggendo e imparare ad essere consapevoli del pericolo. Ma quanti sono in grado di farlo? Temo che questo sia ormai diventato un tema “educativo”, un’abilità che va consegnata alle persone, probabilmente già in età scolastica, perché questo dettaglio diventerà fondamentale per una corretta raccolta di nozioni e conoscenze delle persone.

Ovviamente, dico “cercare su Google” perché è la pratica più diffusa, ma vale per qualunque motore di ricerca uno voglia usare, perché le dinamiche sono simili.

Come cercare una notizia? Quando la si trova, come si può capire se sia attendibile? Quali strumenti ci aiutano a misurare la qualità delle fonti?

Le domande sarebbero un miliardo, ma l’urgenza non è trovare tutte le risposte oggi, bensì considerare il problema e cercare una soluzione in tempi brevi.

Un’ora di scuola dedicata a questo tema potrebbe valere molto nella vita dei futuri cittadini. Qualcuno ci penserà mai?


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