Soundcore AeroFit 2 by Anker si adattano allo sport con una buona qualità audio (mistergadget.tech)
Il mercato degli auricolari wireless è diventato un ring sovraffollato dove tutti cercano di non finire schiacciati dall’ombra degli AirPods. Le strategie sono le più disparate: c’è chi punta sul prezzo aggressivo, chi sulla cancellazione attiva estrema, chi su design audaci che sembrano gioielli piuttosto che dispositivi audio.
Soundcore ha scelto un’altra via: creare auricolari che non entrano nell’orecchio, si adattano praticamente a chiunque e, ciliegina sulla torta, traducono in tempo reale quello che ti dicono in oltre 100 lingue. Ambizioso? Parecchio.
Gli AeroFit 2 rappresentano l’evoluzione del concept open-ear, quella famiglia di auricolari che rinuncia all’isolamento per lasciarti consapevole di ciò che ti circonda. Ma qui c’è qualcosa in più: i ganci sono regolabili su quattro livelli, permettendo un fit personalizzato che dovrebbe andare bene per il 99% delle conformazioni auricolari (e nei test effettivamente ci siamo riusciti).
Il vero colpo di teatro però è l’integrazione dell’intelligenza artificiale per la traduzione istantanea. Sulla carta è roba da fantascienza: indossi gli auricolari, qualcuno ti parla in una lingua che non conosci, e tu capisci tutto in tempo reale.
Nella pratica? Non è tutto oro quello che l’AI promette di tradurre.
L’AI è un esperimento interessante ma imperfetto: in ambienti rumorosi fatica a distinguere cosa tradurre. A 149€ offrono autonomia eccellente (42h totali) e comfort prolungato, ideali per chi vuole restare connesso all’ambiente circostante.
+ Qualità audio superiore
+ Bassi corposi per il tipo di prodotto
+ Autonomia eccellente
+ Ganci regolabili su 4 livelli
+ Ricarica wireless della custodia
– Sistema di traduzione non sempre impeccabile
– Nessun isolamento acustico
– App necessaria per opzioni avanzate
Indice
Design e vestibilità: finalmente regolabili
La prima cosa che noti quando prendi in mano gli AeroFit 2 è quanto siano leggeri: 10 grammi per auricolare. Il design open-ear con gancio è ormai consolidato, ma Soundcore ha aggiunto un elemento chiave: la regolazione su quattro livelli del gancio. Sembra un dettaglio, ma cambia tutto.
La maggior parte degli auricolari con gancio ti costringe ad adattarti alla loro forma. Qui fai l’opposto: prendi il gancio, lo pieghi delicatamente fino a trovare la posizione che calza perfetta sulla tua orecchia, e rimane lì. La struttura a doppia curvatura distribuisce il peso senza creare punti di pressione. Dopo sei ore continuative di utilizzo non c’è stata quella stanchezza tipica degli in-ear, nessuna necessità di toglierli “solo un attimo per respirare”.
Il materiale è gommoso al punto giusto, abbastanza morbido da non irritare ma sufficientemente consistente da mantenere la posizione. La certificazione IP55 garantisce resistenza a sudore e pioggia leggera, quindi sono utilizzabili durante attività sportive senza paranoie.
La custodia è compatta, ovale, con copertura in tessuto che la rende meno scivolosa. Supporta la ricarica wireless, dettaglio non scontato in questa fascia di prezzo, e l’autonomia dichiarata è di 10 ore per gli auricolari e altre 32 dalla custodia, per un totale di 42 ore. Nei test reali siamo arrivati a 9 ore e mezza a volume medio-alto, il che è comunque ottimo.
Qualità audio: la sorpresa migliore
Diciamolo chiaramente: gli auricolari open-ear hanno la fama di suonare sottili, privi di corpo, con bassi inesistenti. È fisica: se non chiudi il canale uditivo, le frequenze basse si disperdono nell’aria invece di arrivare al timpano. Gli AeroFit 2 sfidano questa legge.
I driver sono racetrack da 20×11.5mm, dimensioni generose per la categoria. Soundcore parla di tecnologia “BassTurbo” e di un boost massimo di 7.5dB sui bassi rispetto agli auricolari open-ear non regolabili. In effetti, i bassi ci sono, e sono anche corposi. Non hanno l’impatto fisico di un buon in-ear con isolamento passivo, chiaro, ma per auricolari che lasciano l’orecchio completamente libero, il risultato è sorprendente.
Le medie frequenze sono ben definite, le voci risultano naturali e presenti. Gli alti sono limpidi senza essere stridenti, anche a volumi elevati. Il supporto LDAC garantisce streaming ad alta risoluzione su dispositivi compatibili, e si sente: file FLAC e servizi in lossless rivelano dettagli che normalmente si perdono con codec standard.
Dove gli AeroFit 2 mostrano i limiti è ovviamente nell’isolamento. In metro o in strada trafficata, il volume ambientale si sovrappone alla musica. È il compromesso del design open-ear: puoi ascoltare musica restando consapevole di ciò che ti circonda, ma quando l’ambiente è troppo rumoroso devi alzare il volume fino a livelli dove la qualità cala e la batteria si consuma più rapidamente.
Per chiamate, i quattro microfoni con elaborazione AI fanno un buon lavoro nel separare la voce dal rumore di fondo. La controparte ti sente chiaramente anche camminando in strada, anche se in condizioni estreme (traffico pesante, vento forte) la qualità degrada.
Traduzione AI: l’idea è ottima, la realtà è complicata
Qui arriviamo al punto più interessante e controverso degli AeroFit 2. La funzione di traduzione in tempo reale tramite intelligenza artificiale supporta oltre 100 lingue e, in teoria, ti permette di capire conversazioni in lingue che non conosci semplicemente indossando gli auricolari.
Il concetto è affascinante: sei in un paese straniero, qualcuno ti parla nella sua lingua, gli AeroFit 2 captano l’audio, lo inviano all’app Soundcore che processa la traduzione tramite AI e te la riproducono istantaneamente nell’orecchio. Nei test in ambiente controllato, con una persona che parla chiaramente davanti a te, funziona davvero. La latenza è bassa, la traduzione è comprensibile, l’esperienza è quasi magica.
Il problema emerge nel mondo reale. Il sistema non distingue bene chi sta parlando a te da chi sta semplicemente parlando nelle vicinanze. In un bar affollato o su un mezzo pubblico, l’AI inizia a tradurre conversazioni di estranei, sovrapponendo frammenti di traduzioni che non c’entrano niente con la tua situazione. Diventa rumore cognitivo, devi disattivare la funzione manualmente.
C’è poi la questione pratica: per funzionare serve l’app Soundcore aperta e connessione dati attiva. In roaming internazionale o in zone senza copertura, la traduzione non funziona. E quando qualcuno ti parla velocemente, con accento marcato o in dialetto, l’accuratezza crolla.
È un esperimento affascinante che necessita ancora di affinamento. Per situazioni specifiche (colloqui uno-a-uno, presentazioni, lezioni) può essere utile. Per l’uso quotidiano spontaneo, crea più confusione che altro. Però va sottolineato che chi lavora da anni alle traduzioni, come Google Translate, in condizioni uguali non si comporta in modo differente.
Funzionalità e app: tutto passa dal software
Gli AeroFit 2 sono funzionali anche senza app, ma per accedere alla traduzione AI, all’equalizzatore personalizzabile, agli aggiornamenti firmware e alle impostazioni avanzate dei controlli touch, l’app Soundcore è obbligatoria.
L’interfaccia è chiara, l’equalizzatore offre preset e possibilità di personalizzazione manuale. La connessione Bluetooth 5.4 è stabile, il multipoint funziona bene permettendo di passare rapidamente tra due dispositivi (smartphone e laptop, ad esempio).
I controlli touch sui lati degli auricolari sono personalizzabili ma non particolarmente reattivi. A volte servono due o tre tap per registrare il comando, altre volte uno sfioramento accidentale cambia traccia. Non è un disastro, ma nemmeno la precisione chirurgica di soluzioni premium.
La modalità trasparenza è irrilevante: essendo auricolari open-ear, senti già tutto per natura. La funzione esiste ma non ha senso pratico.
Verdetto: comfort e audio convincenti, AI da perfezionare
Al prezzo ufficiale di 149 euro, i Soundcore AeroFit 2 rappresentano una proposta interessante per chi cerca auricolari comodi da indossare tutto il giorno senza rinunciare a una qualità audio superiore alla media della categoria open-ear.
Il loro punto di forza principale è il comfort prolungato unito a un audio sorprendentemente corposo. I bassi ben definiti, la possibilità di regolare il fit su quattro livelli e l’autonomia generosa li rendono ideali per l’uso quotidiano, le telefonate continue, lo smart working, gli spostamenti in città dove serve restare consapevoli dell’ambiente.
La traduzione AI è l’elemento differenziante più audace, ma anche il più acerbo. In scenari controllati funziona bene, nella vita reale è troppo invadente e confusionaria. Se Soundcore riuscisse a raffinare il sistema con aggiornamenti futuri (magari aggiungendo riconoscimento direzionale dell’audio o attivazione manuale solo quando serve), diventerebbe realmente utile.
Chi cerca isolamento totale, cancellazione attiva del rumore e immersione musicale dovrebbe guardare altrove. Gli AeroFit 2 sono l’opposto: ti tengono connesso al mondo fisico mentre ascolti musica, podcast o chiamate. È una scelta di campo consapevole, che può essere un vantaggio enorme (correre all’aperto restando attenti al traffico, lavorare ascoltando musica senza isolarsi completamente) o un limite insuperabile (viaggi in aereo, uffici rumorosi, ricerca di evasione sonora).
In un mercato dominato dagli AirPods e popolato da cloni indistinguibili, Soundcore ha provato a differenziarsi con un prodotto che ha un’identità chiara. Non è perfetto, ma è onesto: fa molto bene ciò che promette (comfort e audio) e sta ancora imparando a gestire le ambizioni più innovative (traduzione AI). Per chi la filosofia open-ear calza a pennello, sono 149 euro spesi sensatamente.