L'Unione Europea indaga su Meta (mistergadget.tech)
Bruxelles accusa il gruppo di Zuckerberg di ostacolare la concorrenza nel mercato dell’intelligenza artificiale. Esclusa l’Italia, dove indaga già l’Antitrust nazionale.
La Commissione europea ha annunciato l’apertura di un’indagine formale su Meta Platforms, nel mirino per le nuove restrizioni imposte ai fornitori di intelligenza artificiale che operano su WhatsApp. Il provvedimento, anticipato la scorsa estate da una fase istruttoria preliminare, mira a verificare se le condizioni introdotte dal colosso statunitense violino le norme antitrust dell’Unione Europea, in particolare quelle relative all’abuso di posizione dominante.
Restrizioni alle API e concorrenza limitata
Al centro del caso c’è la modifica delle regole per l’accesso al sistema WhatsApp Business Solution, la piattaforma che consente alle aziende di comunicare con i clienti attraverso chatbot e automazioni.
Dal 15 ottobre 2025 per i nuovi operatori, e dal 15 gennaio 2026 per quelli già attivi, Meta ha vietato l’uso delle API ai fornitori la cui offerta principale è basata sull’intelligenza artificiale, consentendone invece l’impiego solo per funzioni considerate secondarie, come l’assistenza clienti automatizzata o i servizi di notifica.
La Commissione teme che questa politica impedisca ai concorrenti diretti di Meta AI di raggiungere gli utenti nello Spazio Economico Europeo, limitando l’accesso a una piattaforma da oltre due miliardi di utenti mensili e favorendo in modo sleale il chatbot proprietario dell’azienda di Menlo Park.
Le conseguenze della misura si sono fatte subito sentire: OpenAI e Microsoft hanno ritirato rispettivamente ChatGPT e Copilot da WhatsApp, denunciando difficoltà tecniche e commerciali derivanti dalle nuove restrizioni.
L’indagine europea (senza l’Italia)
L’indagine coprirà l’intero Spazio Economico Europeo, con l’eccezione dell’Italia, dove l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha già avviato un procedimento parallelo sugli stessi fatti. Bruxelles ha quindi deciso di escludere il territorio italiano per evitare sovrapposizioni e garantire coerenza tra le due indagini.
L’iniziativa si inserisce nel più ampio quadro di monitoraggio dei mercati dell’intelligenza artificiale, avviato dalla Commissione con la consultazione del gennaio 2024 e aggiornato nel settembre 2025 con un documento di indirizzo volto a individuare rischi di concentrazione e abusi di potere di mercato.
Ai sensi dell’articolo 11(6) del Regolamento 1/2003, la Commissione assume competenza esclusiva sul caso, impedendo alle autorità nazionali — fatta eccezione per l’AGCM — di intervenire. Anche i tribunali degli Stati membri dovranno evitare decisioni in contrasto con il procedimento europeo, come previsto dall’articolo 16(1). Non è prevista una scadenza per la conclusione dell’indagine, ma la sua durata dipenderà dalla complessità del dossier e dal livello di collaborazione di Meta. In caso di violazione accertata, la società rischia una sanzione fino al 10% del fatturato globale annuo, pari a circa 16,4 miliardi di dollari sulla base dei risultati 2024.
Meta si difende: “Accuse infondate”
La replica di Meta non si è fatta attendere. In una nota ufficiale, un portavoce ha definito “prive di fondamento” le accuse mosse dalla Commissione, spiegando che le nuove regole servono a evitare sovraccarichi dei sistemi WhatsApp Business, originariamente non progettati per gestire chatbot basati su AI generativa.
Meta sostiene inoltre che il mercato dell’intelligenza artificiale “resta fortemente competitivo” e che gli utenti possono accedere ai servizi desiderati in molti altri modi, tra cui app store, motori di ricerca, email, assistenti vocali e integrazioni di terze parti.
La posizione di Bruxelles
Nel comunicato ufficiale, la commissaria europea alla concorrenza Teresa Ribera ha dichiarato che “i mercati dell’AI stanno vivendo una crescita straordinaria” e che l’obiettivo dell’indagine è garantire un ecosistema competitivo, aperto all’innovazione e al pluralismo dei servizi.
La questione si inserisce in un momento cruciale per l’Europa, che con l’AI Act e il rafforzamento del Digital Markets Act (DMA) punta a stabilire regole chiare per evitare concentrazioni di potere nel settore tecnologico. L’indagine su Meta — che segue quelle già aperte su Google e Apple — rappresenta quindi un tassello strategico nella politica industriale e regolatoria dell’Unione.
Nei prossimi mesi, la Commissione acquisirà documenti interni, testimonianze e dati di mercato per valutare se Meta abbia effettivamente ostacolato l’accesso dei concorrenti a WhatsApp, piattaforma considerata ormai un’infrastruttura digitale essenziale per la comunicazione tra aziende e utenti europei.