ChatGPT arrivano le pubblicità (mistergadget.tech)
L’ultima Beta dell’app Android conferma i piani di OpenAI per introdurre la pubblicità nel chatbot più famoso al mondo. Una svolta che potrebbe cambiare il suo modello di business.
Dopo mesi di indiscrezioni, arrivano i primi indizi concreti sull’arrivo della pubblicità in ChatGPT. Analizzando il codice della versione Beta 1.2025.329 dell’app per Android, lo sviluppatore Tibor Blaho, noto per aver creato il tool AIPRM dedicato alla gestione dei prompt, ha scoperto una serie di stringhe etichettate con riferimenti espliciti come com.openai.feature.ads, ad_carousel e search_ads. Segnali inequivocabili di un’integrazione pubblicitaria ormai in fase di test interno.
Fino ad oggi, ChatGPT ha rappresentato una delle poche piattaforme di intelligenza artificiale totalmente prive di inserzioni. Il suo modello economico si basava unicamente sull’abbonamento ChatGPT Plus e sui piani aziendali dedicati, con la distinzione tra utenti free e premium limitata alle prestazioni del modello e alle funzionalità avanzate. Ma con una base di oltre 800 milioni di utenti settimanali, OpenAI sembra pronta a sfruttare il potenziale economico della sua piattaforma.
Una strategia inevitabile per sostenere i costi
L’introduzione di pubblicità in ChatGPT potrebbe rappresentare una nuova fase di sostenibilità finanziaria per OpenAI. L’azienda, infatti, ha costi operativi altissimi: ogni conversazione con il modello GPT-5 richiede risorse di calcolo notevoli, e il mantenimento dei server Azure dedicati al sistema di intelligenza artificiale è uno dei fattori più onerosi. Inserire inserzioni – anche solo in forma leggera o contestuale – consentirebbe di ridurre la pressione sui piani a pagamento e ampliare la base gratuita senza compromettere i margini.
In termini tecnici, le diciture individuate nel codice suggeriscono tre possibili modalità: annunci “carosello”, probabilmente pensati per prodotti o contenuti sponsorizzati visuali; ads di ricerca, integrati nelle risposte del chatbot; e una misteriosa sezione denominata “bazaar”, che potrebbe indicare un futuro marketplace interno per app o plugin sponsorizzati. Tutte soluzioni già ampiamente adottate da competitor come Google e Meta, ma finora assenti nell’ecosistema OpenAI.
Il cambio di rotta di Sam Altman
Non è un mistero che Sam Altman abbia inizialmente escluso la possibilità di inserire pubblicità nel suo chatbot, definendola “l’ultima spiaggia” e, in alcune interviste, “di cattivo gusto”. Tuttavia, le recenti mosse dell’azienda raccontano un cambio di strategia. Secondo The Information, OpenAI avrebbe assunto oltre 600 ex dipendenti Meta, molti dei quali con competenze specifiche nel settore advertising. Un’indicazione chiara che l’azienda sta costruendo un nuovo reparto dedicato alla monetizzazione e all’integrazione di campagne pubblicitarie basate su AI generativa.
La chiave sarà proprio la personalizzazione degli annunci, resa possibile dalla mole di dati conversazionali che ChatGPT raccoglie quotidianamente. A differenza dei tradizionali motori di ricerca, infatti, il chatbot conosce in modo più profondo le intenzioni e le abitudini dell’utente, offrendo potenzialmente spazi pubblicitari di altissimo valore. È qui che, secondo molti analisti, si giocherà la vera partita con Google.
Pubblicità sì, ma in che forma?
Resta da capire come OpenAI intenderà bilanciare la nuova strategia con l’esperienza d’uso. Inserzioni troppo invasive rischierebbero di minare la fiducia che gli utenti ripongono nel chatbot, mentre un approccio trasparente e misurato — ad esempio annunci “conversazionali” o raccomandazioni integrate nel contesto — potrebbe passare quasi inosservato. È plausibile che la versione gratuita di ChatGPT diventi la prima a ospitare pubblicità, lasciando intatto l’ambiente “pulito” per gli abbonati Plus e Enterprise.
In ogni caso, il segnale è chiaro: OpenAI sta preparando il terreno a un nuovo modello ibrido, in cui l’intelligenza artificiale non sarà più solo un assistente neutro, ma anche un canale pubblicitario intelligente, capace di adattare i messaggi al tono e ai bisogni dell’utente in tempo reale.