Stephen Hawking lo aveva previsto / Foto FB Stephen Hawking (mistergadget.tech)
Le considerazioni del celebre astrofisico Stephen Hawking continuano a esercitare un fascino particolare sulla nostra comprensione del futuro, specialmente in relazione al progresso tecnologico.
Tra le sue più dibattute osservazioni, spicca la visione che vedeva il 2025 come un anno cruciale, un vero e proprio crocevia dove l’Intelligenza Artificiale (IA) avrebbe raggiunto una maturità tale da imporre una ridefinizione dei pilastri della società: la vita quotidiana, le dinamiche lavorative e le interazioni umane.
Hawking era un sostenitore convinto del potenziale dell’IA applicata a settori vitali come la ricerca scientifica, l’industria e la medicina, riconoscendone i benefici in termini di progresso. Ciononostante, ha sempre espresso una profonda cautela, avvertendo costantemente sul pericolo che una IA super-intelligente potesse sfuggire al controllo umano, innescando reazioni a catena dalle conseguenze incalcolabili.
Stephen Hawking e quella previsione sconvolgente
Questa visione era fondata sull’osservazione dei rapidi sviluppi nel machine learning, nella robotica avanzata e nell’automazione, fenomeni già evidenti ai suoi tempi. La sua previsione suggeriva che, proprio intorno al 2025, le implicazioni etiche e sociali di queste tecnologie sarebbero diventate talmente pervasive da non poter più essere ignorate.
Un elemento centrale della sua riflessione riguardava inevitabilmente il mercato del lavoro. Con la diffusione sempre più capillare di sistemi autonomi e intelligenti, era attesa una trasformazione radicale, se non la scomparsa, di molte professioni tradizionali. Anche se l’automazione promette di generare nuove opportunità, pone sfide sociali monumentali, in primis la necessità di riqualificare la forza lavoro e ripensare i modelli di distribuzione della ricchezza. Le parole di Hawking sull’importanza di gestire la possibile crescita delle disparità economiche, in un contesto di massicci investimenti aziendali in robotica, risuonano oggi con una sorprendente attualità.
Lo studioso ha sempre ribadito con forza la necessità di stabilire standard normativi che assicurino uno sviluppo dell’IA etico e responsabile. Ha lanciato moniti contro la possibile militarizzazione di sistemi autonomi, auspicando una convergenza internazionale per scongiurare scenari catastrofici. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’accelerazione del dibattito sulla governance dell’IA, con la creazione di organismi dedicati proprio a monitorare l’evoluzione di queste tecnologie.
Hawking credeva fermamente che la tecnologia fosse la chiave per affrontare le sfide più grandi dell’umanità, dalla crisi climatica alla salute globale. Però, senza un’attenta supervisione e controllo, essa rischiava di trasformarsi in una minaccia esistenziale. A questo proposito, non smise mai di sottolineare il valore dell’esplorazione spaziale, vista come una potenziale “assicurazione” per la sopravvivenza della specie umana nel caso in cui le condizioni sulla Terra dovessero diventare irreversibilmente avverse.