App Immuni & Privacy: perché chi si oppone sbaglia

Luca Viscardi27 Aprile 2020
App Immuni & Privacy: perché chi si oppone sbaglia

Si parla tantissimo di app Immuni & privacy, un binomio che sta scatenando mille polemiche sulla soluzione italiana per il tracciamento dei contatti.

In realtà, nessuno ha visto la app, ma da quanto è stato fatto trapelare si può dedurre che molti dei dubbi e delle proteste arrivano da pura ignoranza tecnologica più che da questioni di sostanza.

Ripeto ancora una volta il concetto fondamentale: dato che nessuno ha ancora visto questa app, stiamo parlando di pure ipotesi e le certezze su cui si dovrebbero basare le valutazioni di merito arriveranno solo nelle prossime settimane.

App Immuni & Privacy: perché chi si oppone sbaglia

Cosa dice chi si oppone

Il partito dei contrari, che in Italia è sempre molto nutrito a prescindere, sostiene che con questa si rinunci al diritto alla privacy perché lo stato saprà in qualunque momento dove noi siamo.

A chi è così acceso sul tema, ricordo che l’85% degli smartphone italiani è basato sul sistema operativo Android, realizzato da Google, che ha al suo interno una funzione chiamato “cronologia delle posizioni”, che registra ogni minimo spostamento ed è in grado di calcolare automaticamente quali uffici, attività commerciali, ristoranti, spazi pubblici noi visitiamo in ogni momento della nostra vita e mantiene questi dati sui server di Google.

Noi non ci ricordiamo di dove eravamo tra mesi fa, Google sì.

Lo stesso vale per Facebook, che non solo sa dove siamo, ma anche con chi, perché fa il “match” delle posizioni dei suoi utenti e se noi arriviamo a stretto contatto con una persona, Facebook lo sa e se per caso quel soggetto non è nella nostra lista di amici, ci proporrà di aggiungerlo.

Senza contare il fatto che qualunque supermercato, grazie alle carte fedeltà sa tutto delle vostre abitudini di consumo, anche quante volte fate l’amore se di solito usate gli anticoncezionali comprati nella vostra catena di riferimento.

In un contesto di questo tipo, diciamo che l’opposizione dei puristi della privacy fa abbastanza sorridere, per non dire piangere per questa capacità di opporsi a prescindere.

Ho sentito anche dire “se ho l’amante, non è il caso che lo stato lo sappia”. Onestamente, se dobbiamo mettere a rischio la nostra salute perché qualcuno copuli segretamente, non ci sto.

coronavirus immuni

Perché chi si oppone sbaglia

Voglio richiamare un concetto fondamentale, perché averlo scritto due volte potrebbe non essere abbastanza. Tutte le valutazioni sono ipotesi basate su informazioni che non sono confermate, vanno prese per quello che sono.

La settimana prossima potremmo scoprire che il rapporto tra app Immuni & Privacy funziona in modo completamente diverso.

Per quanto è dato sapere oggi, gli smartphone che scaricheranno la app comunicheranno tra loro attraverso il bluetooth.

L’app sarà usata in forma anonima: questo vuol dire che al nostro telefono verrà assegnato un codice univoco, a cui non saranno abbinati i nostri dati anagrafici.

Quando andremo in giro e “stazioneremo” in prossimità di altre persone, il telefono scambierà questo codice con gli altri smartphone senza condividere le generalità.

Il server saprà che il telefono con codice 123456 è entrato in contatto con lo smartphone 7654321, ma non sarà in grado di conoscere i nomi delle persone coinvolte nello scambio di dati.

Se un giorno l’utente 123456 dovesse contrarre la malattia, verrà inoltrato ai codici 7654321 e a tutti quelli che hanno registrato un contatto, un messaggio che invita a contattare il medico di base per le opportune verifiche.

Non ci sono nomi, cognomi, codici fiscali, nomi del cane o dell’amante, connessi alle informazioni che vengono trasmesse ai server e che quindi sono in possesso del governo.

Ovviamente, quando si attiva il protocollo di assistenza per Covid-19 bisognerà necessariamente uscire dall’anonimato.

I dati personali degli utenti, secondo quanto comunicato da Arcuri, risiederanno nel telefono e non saranno condivisi con terzi.

Questo dovrebbe essere il modo in cui la app funzionerà svolgendo il suo lavoro di contact tracing, rispettando la nostra libertà di mettere il dito nel naso quando ci pare.

App Immuni & Privacy: perché chi si oppone sbaglia

E quelli che non hanno lo smartphone?

I “gombloddisdi” oppositori a prescindere argomentano anche che questo sistema sia imperfetto perché “ci sono tanti che non hanno uno smartphone”.

Che fatica… I dati dell’estate 2019 dicono che il 71% della popolazione italiana possiede uno smartphone, è ragionevole pensare che a questo numero di persone si sia aggiunto un 3% circa nel corso dell’anno trascorso. Quindi dovremmo essere ad un 74% della popolazione con uno smartphone in tasca, mentre circa il 18% ha un feature phone e l’8% è sconnesso dal mondo, o così dicono alla moglie per sfuggire al suo controllo.

Ci sono altri dati, meno precisi, che parlano addirittura di una penetrazione dell’85%,.

Il vero problema è un altro: pare che la soluzione si basi sull’uso del cosiddetto Bluetooth Low Energy, una soluzione di cui solo i telefoni più recenti sono dotati. Se così fosse, bisogna verificare, l’efficacia della app sarebbe molto più bassa e probabilmente meno significativa.

Ho contattato Bending Spoon che realizza l’app per avere più informazioni in merito, spero mi rispondano in fretta.

App Immuni & Privacy: perché chi si oppone sbaglia

Cosa fanno gli altri?

Come spesso accade, l’Europa va in ordine sparso, non riusciamo a fare niente in modo univoco, nemmeno una app per combattere una pandemia.

La Germania ha annunciato oggi che si affiderà esclusivamente alla soluzione di Google e Apple, la Francia vorrebbe la stessa soluzione, ma non vorrebbe usare il Gps, sfruttando la localizzazione di rete o del wifi, attendibile, ma meno precisa perché l’errore sulla posizione esatta passa da uno a qualche centinaio di metri.

Si rischia di fare più danno che beneficio.

Gli USA, dovrebbero affidarsi proprio alla soluzione di Google e Apple. Io non sarei contrario a questa opzione, perché so cosa significhi la privacy per Apple.

I dati sensibili sono sempre connessi ad un codice univoco, che cambia costantemente, ma non c’è mai il nome degli utenti connessi a quel codice.

Quando si usa Apple Maps, l’azienda di Cupertino sa dove si trova un telefono, ma non sa di chi è.

App Immuni & Privacy: per me il problema non c’è

Qualunque sia la struttura della app, io la scaricherò e la userò per la salvaguardia mia e delle altre persone che mi capiterà di incontrare, volontariamente o meno.

Credo che la App Immuni e la Privacy possano andare d’accordo, ma tutto sommato penso anche che ormai ci sia poco da salvare, tutto ciò che potevamo svendere della nostra riservatezza ormai l’abbiamo già ceduto…


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