Google ci spia anche quando l’accesso alla posizione è spento?

Luca Viscardi14 Agosto 2018
google ci spia

La domanda “Google ci spia?”  non emerge per la prima volta durante queste pigre giornate di agosto, ma trova nuova linfa da un’indagine di AP, che ha svelato ieri come Big G continui a monitorare la posizione anche quando noi vorremmo che accadesse il contrario.

Andiamo un po’ con ordine: quando aprite Google Maps la prima volta, il telefono vi chiede l’accesso al servizio di localizzazione del telefono, sia su Android che su iPhone, per sapere dove vi trovate e poter erogare i servizi legati alla posizione.

Una volta concessa questa autorizzazione, Google memorizza i luoghi che visitate e li piazza in una specie di “timeline” che potete vedere sul vostro account.

La promessa è che l’utente ha pieno controllo di questa funzione e la può spegnere in qualunque momento dalle opzioni dell’account stesso, facilmente raggiungibili in particolare sui telefoni Android.

E’ così vero? Secondo AP non troppo, perché anche quando voi spegnete l’accesso alla posizione, in realtà Google continua a tracciare la vostra posizione, anche senza il vostro consenso. Benvenuti nel futuro.

You can turn off Location History at any time. With Location History off, the places you go are no longer stored

Più o meno. perché in realtà Google memorizza la vostra posizione ogni volta che voi  aprite l’applicazione Google Maps. C’è un modo per evitarlo, ma è piuttosto laborioso, se avete un po’ di pazienza, qui trovate tutte le istruzioni su come farlo

In pratica, molte delle applicazioni di Google che usate sul vostro smartphone fanno una specie di istantanea della vostra posizione quando le aprite, aggirando il vostro desiderio di non far sapere dove siete.

Google ha risposto sul tema.

There are a number of different ways that Google may use location to improve people’s experience, including: Location History, Web and App Activity, and through device-level Location Services. We provide clear descriptions of these tools, and robust controls so people can turn them on or off, and delete their histories at any time

In pratica ci sono controlli per decidere cosa far sapere e cosa no, ma sono un po’ complicati e ci vuole un’attenzione che pochi utenti avranno voglia di prestare. Quello che dovreste fare è puntare dritti alle impostazioni del vostro account di Google e cercare la voce attività web e app, quello è il punto dove potete riprendere controllo della vostra esistenza e non far sapere ad un server disperso in California quando dopo aver promesso a vostra moglie di andare in palestra, avrete fatto invece una deviazione verso la casa di una compagna del liceo, che non vedete da molto tempo e in fondo è solo un’amica. 😀

Per trovare quella zona, dovete navigare su google.com quindi in alto a destra cliccare sulla vostro foto profilo. A quel punto scegliete la voce “account google”

Google ci spia anche quando l'accesso alla posizione è spento?

Nel box al centro, quello con dati personali e privacy, scegliete “gestisci le tue attività su Google”

Google ci spia anche quando l'accesso alla posizione è spento?

E’ venuto il momento di fare un click su accedi a gestione attività, a quel punto vi apparirà il guardiano della terza dimensione, che vi chiederà di fare una giravolta, poi di farne un’altra, di contare fino a 100 e forse, se il clima è propizio, vi mostrerà l’oracolo. 😀 No, non è così facile!

Google ci spia anche quando l'accesso alla posizione è spento?

E’ a questo punto che potete disattivare la raccolta della posizione attraverso web e app, ma attenzione a cosa vi appare.

Google ci spia anche quando l'accesso alla posizione è spento?

Date un occhio a quello che c’è scritto al centro della notifica. Anche quando è disattivata questa opzione, Google potrebbe raccogliere temporaneamente le informazioni. 

AP News ha deciso di realizzare l’inchiesta pubblicata ieri, dopo aver conosciuto dai social l’esperienza di un utente, K. Shankari, che ha disattivato la location history del telefono salvo poi trovare sul proprio registro delle attività diverse posizioni memorizzate.

L’esperienza è stata raccontata con dovizia di particolari in un post sulla rete, che analizza come Google traccia la nostra posizione. Se volete, lo trovate QUI!

Non è la prima volta che affrontiamo il tema del controllo dei nostri dati e della trasparenza con cui vengono utilizzati, ma forse è anche ora di scegliere che vita vogliamo: determinati servizi di nuova generazione passano necessariamente dalla concessione di alcune informazioni. 

Nessuno ci obbliga a prendere Uber, né ad utilizzare Google Maps, ma dovrebbe essere chiaro che cedere alcune informazioni che ci riguardano è il prezzo che paghiamo per godere di alcuni servizi che altrimenti non potrebbero essere gratuiti.

Quello che forse potremmo chiedere alle aziende è di semplificare il controllo su ciò che viene raccolto e che ci riguarda. Disattivare la raccolta della nostra posizione, magari per un breve periodo di tempo, dovrebbe essere possibile con un click, non con una spedizione speleologica negli abissi di menù infiniti.

Se lo scambio è ad armi pari, informazioni contro servizi, deve esserlo fino in fonda.


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