Recensione Avatar: Frontiers of Pandora: Dalle Ceneri - La scossa che serviva al gioco Ubisoft (mistergadget.tech)
Questa espansione non è solo un contenuto aggiuntivo, ma una vera e propria iniezione di adrenalina che trasforma il gioco, al punto da farmi venire voglia di ricominciare tutto da capo.
+ Gameplay rinnovato: So’lek è un protagonista potente e divertente da usare.
+ Terza Persona: La visuale TPS cambia radicalmente (in meglio) l’esperienza.
+ Messa in scena: Boss fight e sequenze cinematiche di alto livello.
– Rifiniture tecniche: Qualche bug e animazioni legnose persistono.
– Manca il “guizzo”: Divertente e solido, ma non trascendente o rivoluzionario.
In questo freddo mese di dicembre, il trio composto da Ubisoft, Massive Entertainment e Lightstorm Entertainment ha deciso di ricordarci una cosa importante: il franchise di Avatar non è fatto solo per essere guardato al cinema, ma anche per essere giocato. Progettato per accompagnare strategicamente l’uscita nelle sale di Avatar: Fuoco e Cenere (in originale Avatar: Fire and Ash), la nuova espansione “Dalle Ceneri” (From the Ashes) non si limita a fare il compitino. Sceglie So’lek come suo nuovo eroe, ricollega i fili narrativi con la trama del terzo film e, soprattutto, si presenta a testa alta grazie a una massiccia serie di miglioramenti al gameplay.
Dopo averlo scoperto in anteprima qualche tempo fa, il DLC mi aveva lasciato con molte domande. Ora, dopo aver passato più di dieci ore a esplorare queste terre bruciate, ho ottenuto le risposte che cercavo. E, fortunatamente, sono risposte positive. Quasi due mesi fa, avevo avuto un primo assaggio di questo contenuto che si unisce ai precedenti Il dominatore del cielo e I segreti delle montagne. Ma qui non siamo di fronte a una semplice aggiunta: è l’intero gioco che sembra essere stato rispolverato. Per Avatar: Frontiers of Pandora non serviva una semplice spuntatina, ma un colpo deciso di aspirapolvere per rimuovere la cenere e rivelare un cuore nuovo e pulsante. Quindi, cosa abbiamo trovato sotto la polvere? Delle semplici braci o il nido di una fenice pronta a rinascere? Se la mia prima impressione era mista, ora posso dirlo con certezza: questa è una bellissima resurrezione.
Indice
Pandora brucia, ma il gioco finalmente brilla
Facciamo un passo indietro. Due anni fa, Avatar: Frontiers of Pandora mancò clamorosamente l’appuntamento con l’uscita del film Avatar: La Via dell’Acqua. Un errore di tempismo che Ubisoft e Massive Entertainment non avevano intenzione di ripetere. Questa volta, la sincronia è perfetta. Il DLC è arrivato praticamente insieme al film nelle sale, permettendo agli spettatori e ai videogiocatori di uscire dal cinema e continuare l’esperienza direttamente sul pad.
Questa vicinanza temporale non è solo marketing, ma sostanza. Il DLC Dalle Ceneri è il prolungamento perfetto della terza pellicola e della saga di James Cameron in generale. Stabilendo una trama complementare e una filiazione tangibile, questo contenuto spinge al massimo sulla messa in scena, cercando di raggiungere le ambizioni di un blockbuster cinematografico. Senza rovinarvi la sorpresa, posso dire che la scena introduttiva è un’idea geniale per unificare i due media e, secondo me, è quello che Ubisoft avrebbe dovuto fare fin dal giorno del lancio del gioco base. Proprio come nella saga cinematografica, l’intensità sale vertiginosamente. Rispetto al gioco originale, si sentono gli sforzi enormi fatti dal team di sviluppo in questo ambito. E non parlo solo dei filmati: facendo di So’lek il protagonista, gli sviluppatori avevano tra le mani una base solida per creare un’esperienza dal ritmo serrato. Il risultato? Ci si lascia trasportare completamente da questo intrattenimento che gestisce il proprio ritmo molto meglio del passato, rendendo la progressione fluida e la missione di questo potente Na’vi (molto amato dai fan) un vero piacere da giocare.
Un’esperienza a sé stante, non solo un’appendice
Si percepisce chiaramente che Dalle Ceneri vuole posizionarsi come un’esperienza con una sua identità forte, piuttosto che come una semplice estensione. Uno degli argomenti più convincenti è l’introduzione, finalmente, di vere boss fight. Durante l’anteprima avevo solo intuito il potenziale di questa scelta, pensando che la missione per liberare una creatura mastodontica dal fuoco fosse l’apice dell’azione. Sono felice di essermi sbagliato: quello era solo un assaggio, una goccia nel mare rispetto alle idee che Massive ha messo in campo. Questi scontri servono a rendere epici alcuni passaggi chiave, avvicinando il videogioco alla spettacolarità dei film.
C’è anche un interessante ribaltamento di prospettiva: se il gioco base ci aveva abituato alla meraviglia incontaminata di Pandora, qui il prologo ci getta subito in un incubo causato dalla mano dell’uomo. Il contesto si presta perfettamente all’azione pura: So’lek è un guerriero che non ha paura di nulla, un Na’vi pronto a tutto pur di riunire la famiglia dispersa dalla RDA (l’amministrazione militare umana) e dai clan Mangkwan. È un personaggio che lascia esprimere la sua rabbia in un diluvio di esplosioni, ed è il candidato perfetto per i nuovi sviluppi del gameplay.
So’lek e la rivoluzione del gameplay (terza persona inclusa!)
Come accennato, i parametri sono stati ritarati per offrire qualcosa di nuovo. Serviva uno scheletro di gameplay che onorasse la furia di So’lek, e Ubisoft ha fatto centro su più livelli. Ogni arma è ora disponibile in diverse varianti con specificità uniche. So’lek beneficia di un albero dei talenti cucito su misura per lui, inclusa una modalità speciale chiamata “Senso del Guerriero” che decuplica la sua forza sul campo di battaglia, e un’abilità con il coltello che permette di eliminare i mech AMP in modo furtivo e letale. Ci si adatta in fretta e si provano ottime sensazioni, sia in prima persona che, ed è qui la grande novità, con la telecamera in terza persona (TPS).
Implementata ora anche nel gioco base, questa nuova prospettiva è una manna dal cielo per chi, come me, faticava a immergersi nel mondo di Pandora con la visuale soggettiva. Ho giocato l’intero DLC attraverso questo prisma e in nessun momento ho sentito di perdere immersione. Anzi, ho percepito una progressione tangibile nella qualità degli scontri a fuoco, tanto da non ricordare un feeling così positivo nell’esperienza originale.
In verità, mi sono divertito così tanto che mi è venuta voglia di rilanciare il gioco base, proprio per vedere se i cambiamenti apportati dal grande aggiornamento rendono l’avventura originale fresca quanto questo DLC. I miglioramenti alla “Quality of Life” sono numerosi e alleggeriscono l’esperienza da quelle pesantezze che affliggevano il lancio. Ad esempio, l’equipaggiamento ora si evolve tramite materiali e dispone di bonus set. Non siamo più schiavi della qualità del singolo materiale raccolto con cura maniacale. Certo, quella meccanica aveva senso nel contesto survival di Frontiers of Pandora, ma questo guadagno in fluidità rende tutto più istintivo e si sposa meglio con il ritmo incalzante dell’azione. Bisogna riconoscerlo: c’è un’evoluzione positiva e una padronanza tecnica da parte di Massive Entertainment che prima mancava. Anche la visuale in terza persona è stata adattata bene all’azione: tra scivolate, corse e rallentatori, il gioco regge il colpo magnificamente.
Un DLC che osa, ma si ferma un passo prima dell’eccellenza
A conti fatti, non c’è molto da rimproverare a questa espansione. Ci sono ancora alcuni piccoli bug, lievi problemi di distanza di visualizzazione e di pop-in delle texture (oggetti che appaiono all’improvviso), ma nel complesso la notizia è ottima. Il ritmo è ben gestito e le missioni principali riescono a differenziarsi l’una dall’altra. Tuttavia, come nel gioco base, si può criticare una certa mancanza di originalità nelle attività secondarie. Queste rimangono abbastanza ridondanti e basate sul solito schema: distruggere vari siti della RDA per accedere a una base più grande e ottenere ricompense. Su questo punto, mi aspettavo una vera assunzione di rischi, o almeno qualche esperimento per spezzare il ciclo di gameplay classico.
Inoltre, per quanto riguarda la narrazione, sebbene le scene siano spettacolari, alcune animazioni e interazioni di gioco durante i dialoghi sembrano ancora un po’ troppo meccaniche, rendendo gli scambi tra i personaggi a volte un po’ piatti. Per un’espansione dai toni così drammatici e cupi, è un peccato, perché si perde un po’ di quell’intensità emotiva che la storia vorrebbe trasmettere.
Considerazioni finale: Il fuoco sotto la cenere
Tirando le somme, Avatar: Dalle Ceneri è un’avventura francamente divertente che permette di estendere in modo coerente gli eventi del film. Anzi, il contenuto aggiuntivo ci offre, a mio parere, una luce più pertinente sui clan Mangkwan rispetto a quanto faccia il terzo capitolo della saga cinematografica di James Cameron (un piccolo difetto che avevo notato recensendo il film).
Purtroppo, ho la sensazione che ci sia una specie di “soffitto di vetro” intorno all’universo videoludico di Avatar. La ricerca dei Sarentu nei panni di So’lek è interessante e offre elementi di lore profondi sull’eroe, ma manca ancora quella scintilla finale che potrebbe rendere l’esperienza totalmente grandiosa e trascendente, nonostante alcuni momenti davvero struggenti. Detto questo, il risultato è assolutamente positivo. Si sentono tutta la passione e gli sforzi di Ubisoft e Massive per riportare Frontiers of Pandora in primo piano. Non è un caso che sia stata commercializzata un’edizione speciale che include gioco base e DLC proprio per questo rilancio. Due anni dopo, è forse l’occasione perfetta per assaporare il ritorno della saga. Sotto le ceneri, c’è davvero un fuoco che brucia e riaccende la fiamma di Frontiers of Pandora. Ed è esattamente ciò che questo titolo meritava.