siti per adulti: scatta la verifica (mistergadget.tech)
Dal 12 novembre entra in vigore la norma che impone la verifica dell’età per accedere ai siti pornografici, ma i colossi internazionali restano in stand-by. Ecco cosa sta succedendo davvero.
La giornata di ieri 12 novembre, era attesa come la data spartiacque per il web a luci rosse in Italia. Da ieri mattina, infatti, sarebbe dovuto scattare l’obbligo per i principali portali di contenuti per adulti — da Pornhub a Xvideos, fino a OnlyFans — di verificare in modo effettivo la maggiore età degli utenti. Un sistema pensato per impedire ai minori di accedere a immagini e video pornografici, ma anche per rendere più trasparente la gestione dei dati sensibili. Peccato, però, che al momento quasi nessuno dei grandi siti abbia introdotto le nuove misure.
Il contesto normativo: tutto parte dal Decreto Caivano
La base giuridica di questo cambiamento è il Decreto Caivano del 2023, convertito nella legge n. 159 del 13 novembre dello stesso anno. L’articolo 13-bis stabilisce che tutti i gestori di piattaforme che diffondono contenuti pornografici accessibili dall’Italia sono obbligati a verificare la maggiore età degli utenti, indipendentemente dalla loro sede legale.
La legge affida all’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) il compito di definire le modalità tecniche con cui effettuare i controlli. L’Autorità ha quindi pubblicato una delibera che introduce un sistema di “doppio anonimato”, ideato per proteggere la privacy sia dell’utente che del sito: chi verifica l’età non deve sapere a quale piattaforma si sta accedendo, e la piattaforma non deve poter risalire all’identità del visitatore.
Il meccanismo, dunque, non può basarsi su strumenti come SPID o CIE, che violerebbero questo principio. Al loro posto, dovranno essere utilizzati sistemi indipendenti di verifica anonima, certificati secondo gli standard indicati da AGCOM.
Extra-UE e Unione Europea: due tempi diversi per l’adeguamento
La confusione di queste ore nasce proprio dal calendario dell’adeguamento, che distingue tra piattaforme europee e non europee. Per i siti con sede in Italia o fuori dall’Unione Europea — come Bang.com, con sede negli Stati Uniti — l’obbligo scatta oggi, 12 novembre 2025, al termine dei sei mesi previsti dalla pubblicazione delle linee guida. Le piattaforme con sede in Paesi membri dell’UE, invece, godono di una proroga di ulteriori tre mesi: dovranno conformarsi entro il 1° febbraio 2026.
Questa distinzione deriva da un obbligo comunitario che vieta l’imposizione immediata di vincoli extraterritoriali a società europee, per evitare conflitti normativi tra diversi ordinamenti.
I grandi portali restano fermi: nessuna vera verifica in atto
E qui sta il nodo della questione: se da oggi le piattaforme extra-UE dovrebbero già aver attivato il sistema, la maggior parte dei grandi portali internazionali non ha ancora fatto nulla. Pornhub, Xvideos, YouPorn, RedTube e XHamster risultano ancora accessibili liberamente con la classica schermata “Sei maggiorenne? Sì/No”, senza alcuna verifica reale basata su algoritmi o documenti digitali.
Secondo gli esperti, il motivo è semplice: quasi tutti questi siti hanno sede legale o operativa all’interno dell’Unione Europea (nel caso di Pornhub, in Lussemburgo), e possono quindi contare su tre mesi extra per adeguarsi. Solo alcune realtà minori — come OléCams o OnlyFans — hanno iniziato a implementare sistemi conformi tramite servizi esterni di “age assurance” come Emblem e Yoti, che garantiscono il rispetto del doppio anonimato.
Chi è già fuori regola
Diverso il discorso per i portali con sede in Italia o fuori dall’Unione, che avrebbero dovuto adeguarsi immediatamente. Nel nostro Paese, siti come hentai-ita.net e giochipremium.com non hanno ancora introdotto alcun controllo avanzato. Tra le piattaforme estere fuori norma figurano invece Pornzog.com (Belize), Chaturbate.com (California) e Tukif.love (Curaçao). Altri, come Bang.com, hanno scelto una sospensione temporanea dei servizi in Italia in attesa di implementare la tecnologia necessaria per rispettare le nuove regole.
Lentezze, costi e vincoli tecnici
Secondo fonti vicine ai principali operatori, i ritardi sarebbero dovuti a complessità tecniche e costi elevati. Integrare un sistema di verifica indipendente, conforme al doppio anonimato, significa modificare infrastrutture globali, spesso condivise tra diversi mercati. C’è poi la questione della privacy e della fiducia degli utenti, che nei paesi europei rappresenta un fattore critico: molti temono che la raccolta di dati sull’età possa essere usata impropriamente, anche se in forma anonima.
Cosa succederà ora?
AGCOM, dal canto suo, ha dichiarato che inizierà i controlli nelle prossime settimane, con possibili sanzioni e blocchi per i siti inadempienti. Le piattaforme con sede europea, invece, avranno tempo fino a febbraio per completare l’adeguamento. L’obiettivo dell’Autorità resta quello di creare un ecosistema digitale sicuro per i minori, senza però compromettere la libertà individuale degli adulti o violare la riservatezza dei dati.
Il percorso, però, è tutt’altro che semplice: la nuova legge è un banco di prova per tutto il settore, e la reazione delle grandi piattaforme nelle prossime settimane sarà decisiva per capire se l’Italia potrà davvero essere il primo Paese europeo a rendere obbligatoria e anonima la verifica dell’età online.
Facciamo il punto
Al momento, non tutti i principali portali per adulti sembrano aver completato l’implementazione della nuova verifica dell’età prevista dalle regole AGCOM.
La situazione è frammentata: alcune piattaforme hanno avviato i test dei sistemi di verifica, mentre altre non hanno ancora modificato l’accesso per gli utenti italiani. Secondo le informazioni più recenti, Pornhub, YouPorn e xHamster risultano ancora accessibili con la classica schermata di conferma “sei maggiorenne sì/no”, senza alcuna procedura di controllo reale basata sul doppio anonimato richiesto dalla delibera.
Alcuni siti come xHamster hanno annunciato la futura introduzione di un sistema conforme alle normative europee, ma non risulta ancora attivo in Italia. La ragione di questo apparente ritardo è da ricercare nelle stesse modalità tecniche fissate da AGCOM, che concedono un periodo di tempo più ampio – fino al 1° febbraio 2026 – per tutte le piattaforme con sede all’interno dell’Unione Europea, tra cui rientrano i principali portali citati. Per contro, i siti extraeuropei o quelli gestiti da operatori stabiliti in Italia avrebbero dovuto adeguarsi già dal 12 novembre, motivo per cui si possono già distinguere i casi di piena conformità da quelli che, di fatto, risultano fuori regola.
In sintesi, il quadro attuale mostra un’adesione ancora parziale e un’applicazione a macchia di leopardo della nuova normativa, con la maggior parte delle piattaforme che si muoveranno solo nei prossimi mesi per implementare la verifica dell’età in modo conforme agli standard italiani.