
Come le batterie usate delle auto elettriche trovano una seconda vita per alimentare le nostre case (mistergadget.tech)
Da scartate a essenziali: ecco come le batterie EV possono diventare parte della soluzione energetica sostenibile.
Le batterie agli ioni di litio utilizzate nelle auto elettriche non sono semplici componenti di ricambio: sono voluminose, costose e contengono materiali preziosi come cobalto, nichel e manganese. Smaltirle in modo sicuro è complesso, costoso e può danneggiare l’ambiente. Ma molte batterie EV mantengono ancora oltre il 50–80% della loro capacità iniziale anche dopo 10-20 anni di uso, rendendole ideali per applicazioni meno esigenti come l’accumulo stazionario di energia—una soluzione perfetta per valorizzarle e ridurre gli sprechi.
Indice
Nuova vita per le batterie EV: microreti e farm solari
General Motors, in collaborazione con Redwood Materials, ha realizzato la più grande microgrid al mondo con batterie seconde (12 MW/63 MWh) a Sparks, Nevada, per alimentare un data center per l’intelligenza artificiale.
In California, B2U Storage Solutions ha creato una vera e propria “farm” solare che utilizza batterie usate da Honda Clarity e Nissan Leaf per immagazzinare 28 MWh di energia, capaci di alimentare circa 9.500 case.

Questi progetti dimostrano che la “seconda vita” delle batterie EV non solo riduce i rifiuti, ma svolge un ruolo concreto nel sostenere la transizione energetica, integrandosi con fonti rinnovabili e offrendo riserve energetiche affidabili.
Ciclo virtuoso: dal veicolo alla rete energetica
Il processo parte dal recupero delle batterie rifiutate dai veicoli: molte sono ancora usabili per scopi meno intensivi, come lo stoccaggio domestico o comunale. Aziende come Redwood le impiegano in microgrid modulari, mentre B2U le incapsula in sistemi plug-and-play certificati UL9540, capaci di unire pacchi differenti grazie a sistemi intelligenti di gestione (energy management system).
A ciò si aggiunge un accordo tra GM e Redwood, che integra batterie nuove prodotte negli Stati Uniti con pacchi EV di seconda vita, per realizzare sistemi di accumulo a basso costo, affidabili e integrati nella filiera americana.

Queste soluzioni rispondono a due necessità cruciali:
- Ridurre l’impatto ambientale legato alla produzione di nuove batterie.
- Supportare reti energetiche decentralizzate, resilienti e sostenibili, perfette per la crescente domanda elettrica (e.g. AI, smart grid, backup energetico).
I vantaggi della seconda vita
Beneficio | Dettagli |
---|---|
Ambientale | Riduce rifiuti elettronici e la domanda di risorse primarie |
Economico | Costa meno rispetto a sistemi realizzati ex-novo |
Scenari d’uso | Ideali per microgrid, backup, stabilizzazione di rete |
Scalabilità | Progetti estesi già esistenti, come 63 MWh in Nevada |
Innovazione | Tecnologie come EPS, sistemi modulari e gestionali avanzati |
Prospettive future
Secondo alcune stime, alcune aziende prevedono che entro il 2030 saranno disponibili oltre 227 GWh di batterie usate, potenzialmente sufficienti a coprire metà della domanda globale di accumulo energetico.
Dal punto di vista tecnico, studi avanzati hanno mostrato che è possibile monitorare con precisione la “salute” delle batterie seconde, garantendo decenni di utilizzo affidabile, anche grazie a modelli predittivi con errori sotto il 2.3%.
Dare una seconda vita alle batterie EV rappresenta una soluzione concreta, sostenibile e già operativa per chiudere il cerchio della mobilità elettrica. Invece di finire in discarica, queste batterie possono diventare pilastri energetici per le microgrid, le comunità isolate o i data center energetici. È un modello che intreccia economia circolare, innovazione tecnologica e resilienza energetica: insomma, una doppia vittoria per l’ambiente e la modernità.