
Come si inserisce in un contesto così delicato e fondamentale per la crescita dei ragazzi l’intelligenza artificiale? È un prezioso alleato o un nemico subdolo che mina il processo educativo? È lecito usare l’AI nei compiti a casa?
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La lenta ma inesorabile introduzione dell’intelligenza artificiale nelle aule scolastiche di qualsiasi istituto di istruzione, sia esso primario o secondario, provoca un acceso dibattito nel mondo della didattica. La risposta al quesito principale, come spesso accade, non è semplice né univoca.
L’unico punto sul quale forse non vi è discordia è la sua inevitabile presenza. Sia come alleato, ma sopratutto come nemico, è la conoscenza di questo strumento che ne regola l’uso corretto e impedisce che diventi un pericolo nel percorso scolastico dei ragazzi. Vogliamo quindi oggi provare a fornirti alcune informazioni e spunti di utilizzo che possano tranquillizzare i più scettici e invogliare ad un uso consapevole dell’AI nei compiti a casa.
Vantaggi dell’AI nell’apprendimento
Il primo e più grande vantaggio dell’IA in classe è la sua capacità di personalizzare l’apprendimento. Ogni studente ha un suo ritmo, un suo stile e delle sue difficoltà. Un docente, per quanto preparato, non può offrire un percorso su misura per ognuno dei suoi 20 o 30 alunni. L’IA, invece, può farlo.
Piattaforme di e-learning basate sull’IA, ad esempio, possono analizzare le risposte di uno studente e capire dove ha lacune. Non si limitano a segnalare un errore, ma offrono esercizi mirati per colmare quella specifica mancanza. Un esempio su tutti è Duolingo, che pur essendo una piattaforma per l’apprendimento delle lingue, usa algoritmi predittivi per capire quali parole o strutture grammaticali causano più problemi a un utente e le ripropone con maggiore frequenza.

Oltre alla personalizzazione, l’IA può fornire un feedback immediato. Nel caso di un testo scritto si possono ottenere importanti spunti per incoraggiare la riflessione critica, ottenere correzioni grammaticali, migliorare la leggibilità dello scritto. Anche nella matematica: se si incontra un dubbio su un’operazione di calcolo, anche se il risultato è corretto, è possibile chiedere se i passaggi sono stati eseguiti correttamente e ottenere suggerimenti su metodi alternativi.
Usare l’AI nei compiti a casa
L’introduzione dell’IA in classe non è ovviamente priva di rischi. La prima e più grande preoccupazione riguarda la pari possibilità di accedervi. Non tutti gli studenti hanno accesso a dispositivi e a una connessione internet affidabile. E non possiamo permetterci di escludere nessuno. È un problema che la scuola, le istituzioni e le famiglie devono affrontare insieme, trovando soluzioni che garantiscano l’accesso universale. Un rapporto del 2023 (in aggiornamento) dell’UNESCO, intitolato Guidance for generative AI in Education and Research, sottolinea proprio come l’equità sia una delle principali sfide da affrontare per un’adozione responsabile dell’IA.

Un’altra questione di importanza rilevante è la privacy e la sicurezza dei dati. È innegabile che le piattaforme AI raccolgano enormi quantità di dati sugli studenti: i loro progressi, i loro errori, le loro abitudini di studio. Come vengono gestiti questi dati? Chi ha accesso? Nasce quindi l’esigenza fondamentale che le scuole adottino piattaforme che rispettino il GDPR e le altre normative sulla privacy, assicurando che i dati degli studenti non vengano usati per scopi commerciali o, peggio, finiscano nelle mani sbagliate.
Infine, c’è il rischio di una dipendenza dall’AI. L’apprendimento è un processo che richiede sforzo, curiosità e, a volte, la capacità di sbagliare e riprovare. Se l’IA fornisce tutte le risposte, c’è il rischio che gli studenti perdano la capacità di pensare in modo critico, di risolvere problemi in autonomia e di affrontare la frustrazione. L’IA deve essere uno strumento di supporto, non un sostituto del pensiero umano.
Strumenti AI per docenti e studenti
L’elenco di strumenti AI per l’istruzione è in rapida crescita. Per i docenti, esistono già piattaforme, per lo più in lingua inglese, che automatizzano compiti ripetitivi come la correzione di test a scelta multipla, la creazione di quiz o la pianificazione delle lezioni. Tool come Gradescope o Schoology usano l’IA per aiutare i docenti a valutare più velocemente e in modo più obiettivo. Un professore può concentrarsi di più sull’interazione con gli studenti e sull’approfondimento delle materie, piuttosto che su compiti amministrativi.
Per gli studenti, le opzioni sono ancora più vaste. Oltre a piattaforme di apprendimento personalizzato, esistono assistenti virtuali come Khanmigo, che guida gli studenti passo dopo passo nella risoluzione di problemi matematici, senza dare la risposta finale ma aiutando a ragionare. Ci sono anche tool per la creazione di presentazioni, per la sintesi di testi complessi o per la traduzione istantanea, che possono supportare lo studio quotidiano. ChatGPT e altri Large Language Models (LLM) possono essere usati per generare riassunti, simulare conversazioni in lingua straniera o esplorare argomenti da diverse prospettive.
L’AI cambierà la scuola?
Gli strumenti digitali sono entrati a far parte dell’apprendimento scolastico oramai da tempi anche antecedenti alla pandemia di COVID, periodo in cui con la didattica a distanza abbiamo dovuto imparare a utilizzare strumenti come Zoom, Microsoft Teams, Google Classroom e tanti altri. È nel processo naturale delle cose mutare ed evolversi, modificare le abitudini e i comportamenti.
Il docente del futuro non sarà più un dispensatore di nozioni, compito che l’IA in classe può svolgere in modo molto efficiente. Assumerà ancor più il ruolo di mentore che dovrà trasmettere il pensiero critico. Dovrà insegnare agli studenti come navigare in un mare di informazioni, come usare l’IA in modo etico e critico, come sviluppare il pensiero laterale e le competenze sociali, tutte abilità che l’IA non può sostituire.
In questo scenario, si può immaginare il passaggio da una didattica frontale a una didattica su progetto, dove gli studenti lavorano in gruppo per risolvere problemi complessi, usando l’IA come uno strumento per raggiungere i loro obiettivi. Questi ultimi infati, a loro volta, non saranno più solo recettori passivi di informazioni. Diventeranno apprendisti attivi, creatori di conoscenza e problem solver. Dovranno imparare a collaborare con le macchine, a porre le domande giuste e a distinguere il vero dal falso. Svilupperanno competenze fondamentali per il mondo del lavoro del futuro, dove l’IA sarà con molta probabilità onnipresente.