
Sarà una salvezza per la specie, cosa farà di preciso (mistergadget.tech)
La tecnologia fa passi da gigante, e non lo fa semplicemente rilasciando l’ultimo dispositivo cellulare incredibile o un prodotto rivoluzionario per il computer.
Ma lo fa anche attraverso l’introduzione di modelli nuovi che hanno una connessione diretta con il genere umano e che portano una risoluzione a problemi complessi. È interessante, infatti, vedere come il primo animale dotato di un equipaggio GPS ultraleggero sia proprio in Italia: stiamo parlando del piccolo Ugo.
Molti potrebbero stranirsi di fronte a questa notizia, ma non c’è assolutamente da spaventarsi e non c’è nulla di strano in questo. Infatti, il GPS serve per coprire tutti quelli che sono gli spostamenti del piccolo Ugo. Si tratta del primo pipistrello italiano dotato di localizzatore, un esemplare della specie Nyctalus leisleri, e i suoi movimenti serviranno agli studiosi dell’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e al WWF per capire tutte le sue movimentazioni.
Ugo è il primo animale con GPS
Questo permetterà di approfondire la conoscenza sulla specie e, soprattutto, di preservarla. Sapendo, infatti, quali sono i suoi movimenti, come si sposta, come approccia un ambiente circostante, cosa fa e cosa cerca, si potrà dare un aiuto maggiore nel preservare questi animali, ma anche molto altro.

Ugo è stato ritrovato in una “bat-box” all’interno dell’Oasi e quindi è stato dotato dai ricercatori di un GPS. Si tratta di uno strumento totalmente impercettibile per l’animale, con un sistema di tracciamento. Viene applicato direttamente sul dorso dell’animale e ha una durata di circa 60 giorni; dopodiché, il supporto si stacca in automatico. È solo per un brevissimo periodo, non c’è stress per l’animale e i dati raccolti vengono inviati un paio di volte al giorno e ovviamente offrono la possibilità di ricostruire tutto il percorso compiuto dall’animale e quindi di capire tutta una serie di informazioni che sono preziose.
Il lavoro, infatti, rientra in un progetto più ampio di monitoraggio delle specie migratorie. L’obiettivo è quello di studiare l’ecologia, il comportamento e anche i movimenti tra i paesi europei, perché queste specie che migrano tendono a spostarsi anche di paese in paese in base ai cambiamenti climatici. Proprio qui si cela un’altra importante condizione: è chiaro che attraverso la movimentazione degli animali noi possiamo sapere molto di quella che è anche la questione ambientale. Questi animali, infatti, si adattano al cambiamento molto rapidamente e quindi sono portati ad attuare delle condizioni differenti per preservare in automatico la propria specie e, da questo, si può evincere cosa sta cambiando e cosa sta accadendo anche a livello ambientale.
Si tratta quindi di un punto di svolta sostanziale nella ricerca, che viene fatto proprio grazie alla tecnologia. Parliamo di uno strumento che ci offre delle informazioni preziose, che è veramente piccolissimo e in futuro sicuramente potrà essere applicato per molte altre specie, consentendoci non soltanto di salvaguardarle nel corso del tempo, ma anche di avere sempre più informazioni dettagliate.