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Huawei P6: qualche considerazione dopo due mesi

Come sempre accade, dopo un paio di mesi di utilizzo di un prodotto, torno a darvi qualche indicazione più matura rispetto alle valutazioni che si danno dopo il primo impatto.

Prima considerazione: già il fatto che sia durato due mesi, significa che questo è un prodotto molto interessante. Ciò premesso, devo dire che questi due mesi sono stati abbastanza piacevoli, comunque con un prodotto che rappresenta un ottimo equilibrio qualità prezzo. Se vi dicessi che questo smartphone è esattamente all’altezza di Samsung Galaxy S4 e HTC one, forse sarei un po’ esagerato, però bisogna dire che la qualità è di primissimo livello.

Mi piacerebbe tantissimo vedere una versione pure Google, perché sarebbe secondo me è strepitosa. Uno degli appunti che mi sento di fare a Huawei, magari in proiezione futura, è proprio la cura della grafica, quella attualmente presente richiama molti prodotti asiatici, ma forse non è perfettamente adatta al gusto europeo e americano. Stiamo parlando assolutamente di sfumature, perché nella sostanza il prodotto è davvero ottimo.

I materiali sono molto buoni e anche resistenti all’utilizzo: dopo due mesi il mio non ha alcun segno di “invecchiamento” o di usura. La fotocamera fa un lavoro discreto, diciamo migliore di HTC One, a livello del Nexus 4 e dell’Optimus G, un gradino sotto però Xperia Z e Galaxy S4.

Il software è molto veloce, devo dire che l’ultima versione del software ha migliorato ulteriormente le cose rendendolo reattivo e sempre performante. Ho letto che alcuni hanno riportato problemi relativi al riscaldamento, ma io credo che questa sia una cosa a cui ci dobbiamo piegare definitivamente, riconoscendo il fatto che un telefono con uno spessore da 6 mm si riscalderà inevitabilmente in certe condizioni.

Provate a pensare al tipo di ventole che venivano utilizzate per processori molto meno potenti nei computer in passato: prendete un processore della potenza della Huawei P6 e mettetelo in uno spessore così piccolo. La dissipazione del calore è una necessità fisica, per evitare che il telefono ci esploda in mano.  Non è un caso che il riscaldamento del processore si verifichi su quasi tutti gli smartphone in circolazione.

Un altro compromesso necessario è quello sulla batteria: quella in dotazione è discreta, ma non è adatta ad un uso veramente intenso del telefono. Bisogna però dire che P6 si ricarica molto velocemente, quindi un pit stop in macchina o in ufficio anche di pochi minuti è sufficiente. Io ormai mi sono abituato a viaggiare sempre con uno dei famosi power pack, quelle batterie che sembrano hard disk da utilizzare in caso di emergenza. Ne ho uno da 7000 mA che mi serve nei casi disperati e con il P6 ho sempre ricaricato molto velocemente il telefono, senza mai rimanere a piedi.

Io già lo so che qualcuno di voi obietterà che con il Note 2 si arriva a fine giornata e probabilmente si fanno anche due giorni senza mai ricaricare, ma stiamo parlando di un telefono con un peso che è il doppio e uno spessore molto più elevato.

Mia nonna diceva che botte piena e serva ubriaca non vanno d’accordo, lo stesso succede per telefoni da 6 mm e chi vuole girare sei settimane senza caricabatterie.

L’audio è discreto, nella norma, forse bisognerebbe lavorare sulle suonerie, per avere un volume un po’ più alto. La ricezione è “nella media”, non ho riscontrato grosse difficoltà nell’utilizzo, ma in modo molto trasparente vi dico che non sono andato a fare un’analisi molto approfondita. Telefono con il P6 dove telefono con gli altri smartphones. Punto.

Dimentico qualche cosa?!? I commenti sono qui apposta per le vostre domande e le mie risposte! Comunque, telefono promosso!!!

Luca Viscardi

Giornalista e conduttore radiofonico, Luca Viscardi è il fondatore e la voce principale di MisterGadget.Tech. Con uno stile smart, diretto e a volte ironico, racconta la tecnologia per quello che è: uno strumento che può semplificare la vita, ma anche confondere se raccontato male. Le sue recensioni approfondite, i confronti tra prodotti e le opinioni personali sono pensati per un pubblico curioso, che cerca di capire cosa valga davvero la pena acquistare. La sua lunga esperienza nel settore hi-tech si traduce in una capacità rara: spiegare anche i prodotti più complessi con parole semplici.

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