Come ripulire lo spazio dall’immondizia dei satelliti, la missione Elsa-D
Sta cominciando a diventare impellente la necessità di trovare una soluzione al quesito su come ripulire lo spazio dall’immondizia dei satelliti.
Intorno all’orbita terrestre giacciono tonnellate di prodotti che sono ormai in disuso e che continuano a gravitare nella spazio: sono frammenti di apparati, pezzi di vernice, resti di razzi usati nelle missioni spaziali.
Sono diverse le ragioni per cui questa situazione è pericolosa, in primo luogo perché possono rappresentare ostacoli per future missioni spaziali e poi perché sono un rischio anche per gli astronauti della missione spaziale internazionale.
Da qualche giorno è partita per lo spazio la missione Elsa-D, che si propone di sperimentare nuove tecnologie in grado di catturare un dispositivo nell’orbita terrestre e spingerlo ad una quota più alta, dove dovrebbe bruciare nell’atmosfera.
Se questa missione dovesse funzionare, potrebbe aprire la strada a future attività commerciali di pulizia dello spazio, il cui scopo sarebbe quello di ridurre la quantità di immondizia spaziale, al fine di promuovere una condizione più sostenibile per le operazioni nei nostri cieli.
La preoccupazione cresce anche in funzione dell’aumento del numero di satelliti impiegati per le comunicazioni e per il monitoraggio meteo della terra.
A questi si aggiungono anche i numerosi satelliti geostazionari che rendono possibili servizi come il GPS, per il calcolo del posizionamento sulla terra.
A tutto questo, si aggiunge la quantità di rifiuti generata dalle nuove compagnie di attività spaziali come Space X e OneWeb, che stanno costruendo vere e proprie costellazioni di satelliti per la diffusione di internet.
Questi residui spaziali, che volano ad altissima velocità, possano costituire un gravissimo pericolo alle attività di volo e di osservazione nello spazio.
La società che promuove questa attività si chiama Astroscale e spera di aprire un nuovo mercato, quello della pulizia dello spazio, per un problema che viene considerato grave quanto quello della plastica nell’oceano.
Per prepararsi a questa attività, la società ha lavorato per ben 8 anni: sono stati lanciati due apparati, che si separeranno nelle prossime settimane e poi si inseguiranno nello spazio, per testare la capacità di trovare il rifiuto spaziale e di spostarlo ad una quota più alta.
L’ operazione viene presentata come molto complessa e necessità di grandissima precisione. La missione verrà sfruttata anche per testare un componente che potrebbe essere aggiunto ai prossimi satelliti, per rendere il loro recupero più facile quando il lavoro sarà finito.
La missione Elsa-D durerà circa sei mesi, al termine dei quali i due satelliti saranno guidati fino all’atmosfera, dove bruceranno.
Secondo alcuni esperti americani, trovare un modo per ripulire lo spazio è fondamentale per proseguire in sicurezza le missioni spaziali.
Se ci pensate è curioso come la pulizia dello spazio dall’immondizia creata dall’uomo sia diventato un problema in tempi relativamente brevi. Il concetto di sostenibilità, fino a poco tempo fa, era proprio una chimera.
Se non si trova una soluzione, presto a 3Bmeteo saranno costretti a fare le previsioni per la pioggia di pezzi di satelliti.