Che futuro ha un’alleanza tra produttori cinesi?

Luca Viscardi21 Febbraio 2020
Che futuro ha un'alleanza tra produttori cinesi?

Si legge sempre più spesso in questi giorni di una possibile alleanza tra produttori cinesi per trovare un’alternativa al Google Play Store.

Credo che davanti a questa prospettiva, Samsung si stia preparando ad una enorme festa e che si prospettino premi economici da capogiro per i suoi dipendenti in previsione di ciò che capiterà sul mercato se davvero questa ipotesi prendesse corpo.

A quanto pare, perché non ci sono notizie ufficiali in merito, Huawei, OPPO, Vivo e Xiaomi sarebbero il nucleo fondamentale di questo gruppo ribelle e sarebbero pronti ad unire le forze per affrancarsi dal nemico americano.

Auguri. E non lo dico perché penso che sia sbagliato costruire un’alternativa, ma solo perché la storia recente ci ha insegnato cosa vuol dire cercare di spostare un treno in corsa lanciato ad altissima velocità.

Un’operazione che sarebbe probabilmente complicata anche per un super eroe, figuriamoci per gli umani.

Android era già notevolmente diffuso quando Blackberry ha avuto la famigerata idea di BB10. Sappiamo come è andata.

Android era invece una specie di bambino in fasce quando Nokia anziché competere ad alti livelli, ha trattato con sufficienza la concorrenza in arrivo. Il risultato è noto.

Microsoft (sottolineo M-I-C-R-O-S-O-F-T) ha pensato bene di fare leva sui miliardi di computer installati sulla terra per creare un’alternativa e trovare spazio per il suo sistema operativo mobile, Windows Phone, poi Windows 10 Mobile. Serve che io ricordi il risultato di questa catastrofica operazione?

Che futuro ha un'alleanza tra produttori cinesi?

Per sostituire Google, bisogna crearne un’altra

Perché la verità è che non si può sostituire Google, semplicemente creando una specie di store pieno di app per generare un’alternativa.

Avete mai dato un occhio all’AppGallery di Huawei? O ricordate gli Store di Asus e di alcuni altri produttori, tipo Meizu? Sembrano un negozio cinese rispetto alla vetrina di Armani in Galleria Vittorio Emanuele.

Sono pieni di applicazioni con grafica mediocre, hanno un aspetto disordinato, ma soprattutto offrono alternative che gli utenti non conoscono. Competono con il Google Play Store che è il risultato di dieci anni di evoluzioni continue, basate sull’esperienza d’uso dei suoi fruitori.

Quante mappe esistono in alternativa a Google Maps? Ma quante volte gli utenti a cui vengono proposte le hanno usate nella loro vita reale? Come possono fidarsi ad occhi chiusi?

Per sostituire Google bisogna crearne un’altra. Ma quello che è difficile capire è se qualcuno ne abbia la capacità e possa mai riuscire nell’impresa.

Ma soprattutto, quanti anni ci vogliono per farlo? Google Maps ha appena compiuto 15 anni e per i consumatori “normali” è entrata nelle abitudini quotidiane forse da 5 anni, dopo un decennio di insistenza.

Si può pensare di sostituire il trust che gli utenti hanno in quel servizio proponendo un altro a caso? Uno che non ha gli orari dei negozi, che non offre i numeri di telefono, che non mostra le foto del luogo che cerchiamo in quantità industriale?

Il rischio è un “OS Divide” nel mondo

Il vero risultato di un’alleanza tra i produttori cinesi potrebbe essere quello di una spaccatura profonda tra est ed ovest del mondo, con Google/iOS da una parte e non si sa bene cosa dall’altra.

Ma per i produttori cinesi il rischio è di sparire dai mercati occidentali, che sono quelli dove le marginalità diventano importanti e dove i servizi correlati all’uso degli smartphone possono generare ingenti ricavi.

Siamo davanti ad un momento strano per lo sviluppo dell’economia globale e probabilmente vicini ad un passaggio di rottura, in cui la contrapposizione tra i produttori cinesi e Google si può tradurre in un grosso handicap commerciale per i primi.

Siamo sicuri che gli altri produttori siano pronti a seguire Huawei verso questa strada incerta? Non so perché, ma ho la sensazione che questa “santa alleanza dell’alternativa al playstore” sia più di facciata che di sostanza.

Ma, come sempre, only time will tell. Nell’attesa di capire cosa sarà, Samsung continua a crescere. Un motivo ci sarà.


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