Non ho mai perso occasione per esprimere il mio parere su come Facebook gestisce i suoi business, avere rapporti con l’assistenza Whatsapp conferma tutti i peggiori pensieri a riguardo.
Qualche giorno fa, all’improvviso, Whatsapp sospende il numero di Radio Number One, regolarmente registrato con whatsapp business.
Non viene spiegato perché, semplicemente viene indicato che sono stati violati i termini di servizio, ma non viene specificato quale rispetto ad un elenco (quello dei termini di servizio) lungo qualche centinaia di righe e con decine di articoli.
Tentando di verificare il numero si riceve subito il messaggio che avvisa che la numerazione è sospesa, sotto c’è un bottone per contattare l’assistenza.
Cliccando lì sopra, si attiva la scrittura di una mail, che raccoglie una serie di informazioni sul proprio client: alla mail dopo qualche minuto arriva la risposta di un bot che genericamente informa che sono state violati i termini di servizio, senza specificare quali.
Rispondo alla mail chiedendo ulteriori informazioni su perché il numero venga considerato “fuorilegge”: dopo quasi un giorno, arriva una mail di risposta, probabilmente automatica, che conferma che il numero è bloccato e non verrà sbloccato.
Non viene però spiegato perché, ma viene anche aggiunto di non rispondere al messaggio perché nessuno leggerà le risposte. Corretto.
Insomma, dopo 4 giorni un’azienda che ha dato “fiducia” a Facebook con la sua piattaforma whatsapp for business non è nelle condizioni di comunicare con la sua clientela, ma nessuno risponde e dice perché, trincerandosi dietro una sorta di muro di gomma, impossibile da penetrare.
Questo pare essere il metodo consolidato costruito negli anni da un’azienda che dovrebbe essere costretta dalla legge a rispondere ai suoi utenti, soprattutto in virtù del fatto che maneggia informazioni sensibili che li riguardano.
Non smetterò mai di pensare che questo tipo di aziende siano il principale pericolo che si è insidiato tra noi nell’era connessa.
Una facciata “spensierata” per catturare informazioni e ammassare dati che ci riguardano, senza alcun tipo di reale controllo su ciò che veramente memorizzano di noi, senza però avere alcun touch point con chi quei dati li fornisce, se non quando c’è da incassare denaro.
Prima o poi qualcuno metterà un freno a tutto questo?
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