Smart home fai da te: come mettere un server privato in casa con Homey (mistergadget.tech)
Homey lancia Self-Hosted Server: software smart home per Raspberry Pi, NAS Synology/QNAP. Supporto Matter, Thread. Bridge 69€ per Zigbee/Z-Wave. Licenza 149€ o 5€/mese
Homey ha deciso di mettersi in concorrenza diretta, o quantomeno più diretta, con Home Assistant, rilasciando Homey Self-Hosted Server, una nuova opzione per accedere alla piattaforma smart home alternativa “solo software”. In sostanza, diventa un semplice applicativo che permette di eseguire Homey direttamente sull’hardware che già si possiede. Il software è disponibile da subito a livello globale, consente di ospitare il sistema su Raspberry Pi, NAS o piccoli server domestici, senza dipendere da hub dedicati o da un controllo esclusivamente cloud. La mossa rappresenta svolta strategica per Homey che apre piattaforma a utenti non disposti investire in hardware proprietario.
Compatibilità universale: Linux, Windows, macOS, Docker e NAS
Homey Self-Hosted Server è compatibile con Linux, Windows, macOS, ambienti Docker e i NAS più popolari come quelli di Synology e QNAP. In pratica, può funzionare su praticamente qualsiasi sistema in grado di eseguire Linux. Come protocolli smart home, il software include il supporto a Matter, collegamenti via LAN e integrazioni con i principali servizi cloud; Thread è supportato, ma solo se nella rete è presente un Thread Border Router.
Non sono invece integrati direttamente Zigbee, Z-Wave, Bluetooth LE, infrarossi e 433 MHz. Per questi è necessario Homey Bridge, venduto separatamente a 69 euro. È possibile usare più Bridge in modalità “satellite” per coprire abitazioni di grandi dimensioni. Questa architettura modulare permette flessibilità: utenti con esigenze semplici basate su Matter e dispositivi IP possono operare senza hardware aggiuntivo, mentre chi necessita protocolli wireless legacy aggiunge Bridge solo quando necessario.
Alternativa indipendente a Google, Apple e Amazon
Homey si sta affermando come sistema alternativo di intendere la smart home, slegata dai servizi cloud delle grandi aziende come Google, Apple o Amazon, basandosi invece su reti indipendenti gestite da un server direttamente in casa propria, anche se naturalmente sono disponibili diverse feature cloud. Finora l’offerta Homey si basava su una combinazione di cloud e dispositivi fisici come Homey Pro. Con il Self-Hosted Server, l’azienda strizza l’occhio a chi desidera un controllo ancora maggiore sulla propria smart home.
Il posizionamento contro giganti tech risuona con crescente preoccupazione privacy e autonomia tra utenti smart home avanzati. Dipendere da cloud Google, Amazon o Apple significa accettare che dati abitativi, pattern comportamentali e routine quotidiane vengano elaborati su server esterni, potenzialmente analizzati per pubblicità mirata o vulnerabili a breach sicurezza. Homey Self-Hosted offre compromesso attraente: elaborazione locale dati sensibili mantenendo convenienza accesso remoto e aggiornamenti automatici tramite componenti cloud opzionali.
Parità funzionale con Homey Pro hardware
A livello di funzionalità, Homey Self-Hosted Server replica l’esperienza di Homey Pro: Homey Flows standard e avanzati, monitoraggio energetico, analisi dati, dashboard e accesso alle app ufficiali e della community. I dati personali vengono elaborati localmente, mentre servizi cloud come accesso remoto, aggiornamenti OTA e assistenti vocali restano inclusi. Insomma, automazioni, gestione dei dati e caratteristiche software restano invariate rispetto all’esperienza tradizionale.
Homey Flows rappresenta uno dei punti forza della piattaforma: sistema automazione visuale che permette creare logiche complesse con interfaccia drag-and-drop, supportando condizioni multiple, variabili, calcoli e integrazioni cross-device che rivalizzano con capacità Node-RED o automazioni avanzate Home Assistant ma con curva apprendimento inferiore.
Modello pricing flessibile: abbonamento o licenza perpetua
Homey Self-Hosted Server non è gratuito, ma ha una flessibilità tale che dovrebbe riuscire ad accontentare un po’ tutti: è possibile prendere la via del piano in abbonamento, con 5 euro al mese, oppure comprare una licenza a vita da 149 euro, peraltro trasferibile da un sistema all’altro se si decide di cambiare server. Il modello dual-pricing riconosce preferenze diverse: abbonamento attrae chi vuole testare piattaforma con impegno finanziario minimo, mentre licenza perpetua seduce utenti long-term che calcolano 149 euro ammortizzati rapidamente contro 60 euro annui abbonamento.
La trasferibilità licenza rappresenta vantaggio significativo: utenti possono migrare da Raspberry Pi iniziale a NAS Synology più potente, o da server domestico a hardware cloud senza perdere investimento. Questa portabilità contrasta con ecosistemi proprietari dove cambio hardware spesso richiede riacquisto licenze o vincola a specifiche famiglie dispositivi.