Imparare a proteggere i tuoi dati su cloud può aiutarti in molte situazioni oramai di tutti i giorni.
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L’archiviazione in cloud è talvolta una prassi, un servizio indispensabile per aziende e privati. Tuttavia, questa comodità porta con sé un nodo importante: della sicurezza dei dati. Come possiamo essere certi che le nostre informazioni più sensibili siano al sicuro da hacker, guasti tecnici o, persino, da occhi indiscreti del fornitore di servizi?
La risposta risiede in un trittico di misure fondamentali: l’uso sapiente della crittografia, l’implementazione di rigorose strategie di backup automatico e la scelta oculata dei servizi cloud più sicuri che offrano funzionalità avanzate di protezione.
Cos’è la crittografia
Quando si parla di proteggere dati cloud, la crittografia è la prima linea di difesa. Sei sicuro di cosa sia? Di base, la crittografia trasforma i dati leggibili (testo in chiaro) in una sequenza indecifrabile (testo cifrato). È un concetto che, non ci crederai mai, risale ai tempi dell’Antica Roma con il cifrario di Cesare. Oggi, grazie ad algoritmi matematici complessi, è diventato lo strumento più potente per garantire la riservatezza e confidenzialità delle informazioni digitali. Senza crittografia, i dati, se intercettati o violati, sarebbero immediatamente utilizzabili da un malintenzionato.

La crittografia non serve solo a nascondere il contenuto, ma, integrata con altri meccanismi come le firme digitali, garantisce anche l’integrità, ovvero che i dati non siano stati manomessi dopo l’invio. Inoltre, è fondamentale anche per l’autenticazione, ovvero la verifica del’identità del mittente e del destinatario.
Esistono due approcci principali per cifrare i dati:
- Crittografia simmetrica (o a chiave segreta): utilizza la stessa chiave sia per cifrare il messaggio che per decifrarlo. È estremamente veloce ed efficiente, il che la rende ideale per cifrare grandi volumi di dati, come file interi o backup. Algoritmi moderni come l’AES (Advanced Encryption Standard), spesso a 256 bit, sono considerati lo standard di riferimento e sono praticamente inattaccabili con la tecnologia di calcolo attuale. Il problema principale è lo scambio sicuro della chiave tra le parti.
- Crittografia ssimmetrica (o a chiave pubblica): utilizza una coppia di chiavi matematicamente correlate. Una chiave pubblica (che può essere condivisa liberamente per cifrare i dati) e una chiave privata (che deve essere mantenuta segreta per decifrare i dati). Esistono algoritmi che risolvono il problema dello scambio chiavi: chiunque può usare la chiave pubblica di Tizio per cifrargli un messaggio, ma solo Tizio, con la sua chiave privata, potrà leggerlo. È il meccanismo alla base dei certificati TLS/SSL che proteggono la navigazione web (HTTPS).
Spesso, i sistemi moderni utilizzano un approccio ibrido: la crittografia asimmetrica viene usata solo per scambiare in modo sicuro una chiave simmetrica, che verrà poi utilizzata per cifrare i dati della sessione vera e propria per sfruttarne la maggiore velocità.
Backup automatici
Per proteggere i dati cloud la crittografia tutela da occhi indiscreti e manomissioni, ma non può nulla contro una cancellazione accidentale, un guasto hardware del fornitore cloud, un attacco ransomware o un errore umano. È qui che entra in gioco l’importanza di un backup automatico meticoloso e ben pianificato. Contrariamente a un’opinione diffusa, affidare i propri dati a un unico servizio cloud non è sufficiente. La sicurezza si basa sulla ridondanza e sulla diversificazione dei supporti.
Gli esperti di sicurezza sono unanimi nel promuovere la regola del backup 3-2-1 come la strategia più efficace e robusta per garantire la continuità operativa e il ripristino da qualsiasi tipo di disastro. Questa regola si scompone in:
- 3 copie dei dati: avere i dati originali in più di due copie di backup.
- 2 diversi tipi di supporto: utilizzare almeno due diverse forme di archiviazione. Ad esempio, una copia sul disco rigido locale (supporto 1) e l’altra su un NAS (Network Attached Storage) o in un servizio cloud (supporto 2).
- 1 copia Off-site: almeno una delle copie di backup deve essere conservata in una posizione geograficamente separata dall’ubicazione primaria. È il ruolo perfetto per un servizio di cloud storage di terze parti.
Automatizzare per proteggere i dati cloud
Un backup manuale è un backup che, prima o poi, verrà dimenticato o eseguito in modo incompleto. Per questo, l’automazione è un opzione non negoziabile. I moderni software di backup permettono di schedulare backup programmati giornalmente o in specifici orari. Le tipologie principali sono completi, incrementali ed in fine differenziali. Mentre i secondi copiano solo i dati che sono cambiati dall’ultimo backup, i terzi copiano i dati che sono cambiati dall’ultimo backup completo. Sono un compromesso tra i primi due: più veloci del completo, meno veloci dell’incrementale, ma il ripristino richiede solo il backup completo e l’ultimo differenziale, rendendolo più robusto in caso di corruzione di un file.
Servizi cloud più sicuri
E se ti stessi chiedendo se i servizi cloud sono assolutamente sicuri da attacchi, la risposta purtroppo è no. La scelta del fornitore di cloud storage non dovrebbe mai basarsi solo sul prezzo o sulla quantità di spazio offerto. La vera discriminante è la solidità delle misure di sicurezza adottate e, soprattutto, il modo in cui il provider gestisce le chiavi di crittografia e la privacy dei tuoi dati. Scegliere un cloud non sicuro vanifica tutti gli sforzi fatti con la crittografia lato utente e la pianificazione dei backup.
Per un’azienda, ma anche per un utente privato, il primo passo è verificare la conformità normativa del provider. In Europa, il GDPR (General Data Protection Regulation) impone requisiti stringenti su come i dati personali devono essere raccolti, trattati e archiviati, con l’obbligo di garantire la “sicurezza, integrità e riservatezza” dei dati. Un fornitore che dichiara la conformità al GDPR (e, per chi opera a livello globale, al CCPA americano) e possiede certificazioni come la ISO 27001 dimostra un impegno serio nella gestione della sicurezza.
La vera differenza tra un cloud sicuro e un cloud orientato alla privacy risiede nella filosofia Zero-Knowledge (o crittografia lato client).
- Cloud tradizionali (es. Google Drive, Dropbox, OneDrive): sono servizi che utilizzano la crittografia (come l’AES-256), ma gestiscono le chiavi di crittografia. Significa che, in teoria, in caso di mandato legale o di violazione interna, il provider potrebbe accedere ai tuoi dati. Sono ottimi per la collaborazione e la sincronizzazione.
- Cloud Zero-Knowledge (es. Sync.com, MEGA, Internxt, pCloud Crypto): sono i servizi che garantiscono la crittografia End-to-End o Client-Side Encryption. I dati vengono cifrati sul tuo dispositivo prima di essere inviati, e solo tu possiedi la chiave di decrittazione. Il provider archivia solo il testo cifrato, senza alcuna possibilità tecnica di leggerne il contenuto.
Quando scegli un servizio cloud, chiediti: chi gestisce la chiave di crittografia? Se la risposta non è solo io, allora la sicurezza dipende dalla fiducia che riponi nel provider (e nelle sue politiche di risposta a richieste governative).