Samsung Exynos 2600 il chip dei Galaxy S26 (mistergadget.tech)
Samsung svela il chip Exynos 2600 a 2nm: miglioramenti contenuti ma fondamentali per il futuro dei Galaxy S26 e per la rinascita della linea Exynos.
Samsung torna a parlare apertamente dei suoi primi chip a 2 nanometri, e stavolta le promesse non riguardano soltanto i numeri ma la strategia più ampia che il colosso sudcoreano sta costruendo intorno alla nuova generazione Exynos 2600. Il debutto è previsto per il 2026, in concomitanza con i modelli Galaxy S26 e S26+, mentre la variante Ultra continuerà a montare lo Snapdragon 8 Elite Gen 5 di Qualcomm a livello globale. Eppure, nonostante la differenza di piattaforma, l’obiettivo è chiaro: ridurre il divario con la concorrenza e tornare competitivi anche sul fronte delle prestazioni.
Samsung Exynos: le promesse del processo a 2 nanometri
Il nuovo processo produttivo Gate-All-Around (GAA) a 2nm rappresenta per Samsung il passo successivo rispetto alla tecnologia a 3nm introdotta lo scorso anno. Secondo i dati ufficiali, i miglioramenti non sembrano rivoluzionari: circa +5% in prestazioni, +8% in efficienza energetica e una riduzione del 5% nelle dimensioni del chip. Numeri che, presi singolarmente, non giustificherebbero un salto generazionale, ma che assumono un significato più ampio nel contesto produttivo.
Il vantaggio principale è infatti legato alla scalabilità. Samsung Foundry ha comunicato un rendimento (yield) del 60%, un valore che consente di avviare la produzione di massa con buoni margini di profitto. È proprio su questa stabilità che il gruppo sta costruendo la propria offensiva industriale: un tasso di rendimento più alto riduce drasticamente i costi per singolo chip, consentendo risparmi tra 20 e 30 dollari per unità rispetto ai modelli Snapdragon.
Più efficienza, meno costi
Nel concreto, questa efficienza produttiva permette a Samsung di abbassare il Bill of Materials (BoM) dei futuri Galaxy S26 destinati all’Europa, rendendoli più competitivi sul mercato. Non a caso, secondo indiscrezioni interne, circa un quarto della produzione totale dei Galaxy S26 utilizzerà il nuovo Exynos 2600, con l’obiettivo di bilanciare i costi senza compromettere l’esperienza utente.
In parallelo, Samsung avrebbe già siglato un contratto da 16,5 miliardi di dollari con Tesla per la fornitura di chip AI6 basati sullo stesso nodo a 2nm. Un segnale evidente che la fiducia nel nuovo processo non è soltanto interna, ma condivisa anche da colossi esterni del settore tecnologico.
La sfida della CPU: ARM contro tutti
Sul fronte architetturale, tuttavia, le sfide restano notevoli. Mentre Apple e Qualcomm sviluppano core CPU proprietari altamente personalizzati, Samsung continua ad affidarsi ai design standard ARM Lumex, notoriamente meno ottimizzati nelle prestazioni reali. Questa differenza strutturale si traduce spesso in un gap percepibile nella fluidità e nella gestione termica, che storicamente ha penalizzato gli Exynos rispetto ai chip Snapdragon equivalenti.
In altre parole, i numeri teorici raccontano solo metà della storia. Finché Samsung non troverà un equilibrio tra hardware e software, la percezione degli utenti — soprattutto europei, che da anni si sentono “svantaggiati” rispetto al mercato americano — resterà quella di un compromesso più che di un vero flagship.
Eppure, la strategia di Samsung non punta a una rivoluzione immediata, ma a una ricostruzione graduale della fiducia. Dopo anni di risultati altalenanti, l’azienda sembra adottare un approccio più conservativo ma anche più maturo: migliorare i processi, consolidare le partnership e dimostrare affidabilità prima di puntare all’eccellenza assoluta.
Con il 2nm, Samsung entra ufficialmente nel territorio che TSMC e Intel stanno ancora perfezionando, ma lo fa con una visione industriale chiara: non basta essere i primi, bisogna essere sostenibili. Se la promessa di efficienza e stabilità sarà mantenuta, l’Exynos 2600 potrebbe rappresentare la base di rilancio per un intero ecosistema di prodotti — dagli smartphone alle soluzioni AI fino all’automotive.
L’Exynos 2600 non sarà il chip che cambierà tutto da un giorno all’altro, ma segna l’inizio di una nuova fase per Samsung: quella della concretezza dopo anni di rincorsa. Se i numeri modesti nascondono un reale miglioramento della produttività e dell’affidabilità, allora il 2026 potrebbe essere ricordato come l’anno in cui la linea Exynos ha smesso di inseguire per iniziare, finalmente, a competere.