Recensione ARC Raiders: questo sparatutto multiplayer è una delle bombe dell'anno e nessuno l'aveva visto arrivare (mistergadget.tech)
The Finals è stato solo l’inizio. Gli ex sviluppatori di Battlefield tornano con un extraction shooter sci-fi che ridefinisce il genere, rendendolo accessibile senza sacrificarne la profondità e la tensione.
Insomma, avete capito. È da provare con urgenza.
+ Mappe vaste, varie e dense di segreti.
+ Un extraction shooter più “amichevole” e accessibile della media.
+ La dimensione sociale (PvPvE) che aggiunge enorme pepe all’esperienza.
+ Un gameplay tattico e “pesante” che genera vera tensione.
+ Una realizzazione tecnica e artistica di alto livello.
+ Una formula che crea “momenti” memorabili e un circolo vizioso di “un’altra partita e basta”.
– La frustrazione intrinseca del genere, che potrà comunque scoraggiare alcuni giocatori.
Dopo il successo adrenalinico di The Finals, lo studio svedese Embark Studios torna a far parlare di sé con un titolo radicalmente diverso: ARC Raiders. Abbandonati i caotici deathmatch urbani, gli ex sviluppatori di DICE (Battlefield) ci portano in un mondo sci-fi desolato per un’esperienza extraction shooter in terza persona (TPS).
Saremo onesti: l’extraction shooter non è il genere più accessibile del mondo. L’idea di perdere tutto il bottino faticosamente raccolto a causa di un singolo errore o di un giocatore traditore è spesso frustrante. Eppure, ARC Raiders ci ha completamente conquistati. È una proposta ludica incredibilmente solida, che centra quasi ogni obiettivo e ha tutte le carte in regola per imporsi a lungo termine.
ARC Raiders è disponibile dal 30 ottobre 2025 su PC, PS5 e Xbox Series X|S a circa 40 euro. Lo abbiamo testato a fondo su PC, ed ecco la nostra opinione.
Indice
L’extraction shooter per tutti
Come ogni titolo del genere, il contratto base di ARC Raiders è semplice (sulla carta): atterra sulla mappa, recupera più oggetti e risorse possibili ed estrai prima che scada il tempo. Se muori prima di fuggire, perdi tutto.
Proprio qui, però, Embark introduce la sua prima, geniale sfumatura. Il gioco propone un sistema di “Spazio Sicuro”che, come suggerisce il nome, permette di mettere al sicuro uno o due oggetti che non andranno persi nemmeno in caso di morte.
Questa è solo una delle tante caratteristiche che riflettono la filosofia di un extraction shooter più “amichevole” della media. Oltre allo spazio sicuro, c’è la possibilità di lanciare una partita con un “Arsenale Gratuito”, che fornisce un equipaggiamento di base casuale: super pratico quando si è perso tutto e si vuole tornare subito in sella senza mettere a rischio l’equipaggiamento faticosamente costruito. Ad ogni ritorno alla base, inoltre, un generoso NPC di nome Coquillard ci aspetta con oggetti di prima necessità, sia che torniamo vincitori o sconfitti.
In generale, ARC Raiders trasmette un senso di semplicità e immediatezza, sia nei menu che nell’organizzazione degli inventari (anche se la gestione tra Inventario, Atelier e commercianti rimane a tratti un po’ macchinosa). Il gioco fa di tutto per semplificarci la vita, senza però compromettere l’esigenza e la tensione tipiche del genere.
Persino il “wipe” — il temuto azzeramento della progressione tipico di questi giochi — qui è gestito con delicatezza: è una meccanica del tutto facoltativa. A questo si aggiunge un sistema di XP e un albero delle competenze, che garantisce un senso di progressione costante e permanente, mitigando i rischi legati al loot. Si guadagna esperienza dopo ogni partita (anche in caso di fallimento) e i miglioramenti, seppur “secondari”, offrono un piccolo vantaggio cumulativo.
E l’equilibrio? Nonostante la presenza di un albero delle abilità, il matchmaking di ARC Raiders ci è sembrato tenere perfettamente la strada. I combattimenti PvP sono sempre apparsi equi, dove a fare la differenza sono spesso la strategia e l’effetto sorpresa.
Quando l’Intelligenza Artificiale torna a stupire
Anche quando si ha la sensazione di aver perso tutto, Embark trova sempre il modo di darci qualcosa in cambio. Questo alimenta un circolo virtuoso: la frustrazione (inevitabile nel genere) non dura mai a lungo e la voglia di rilanciare una partita è immediata.
Qui entrano in gioco le altre qualità di ARC Raiders. E credeteci, ce ne sono.
La qualità più evidente è l’intera dimensione PvE (Giocatore contro Ambiente). È semplice: al momento è una delle migliori proposte del genere. I nemici robotici, chiamati ARC, sono vari (dai droni a sfere esplosive, fino a creature colossali) e numerosi. Ma è la loro IA a lasciare sbalorditi. Sfruttando il machine learning, i robot hanno un comportamento quasi animale; si percepisce che stanno attivamente cercando la strategia migliore per eliminarci. I droni, ad esempio, non restano mai fermi e non esiteranno a passare attraverso una finestra se vi barricate all’interno di un edificio. Per non parlare del “Leaper”, un’orribile bestia meccanica capace di attraversare mezza mappa con un balzo per farvi la pelle.
“Homo homini lupus”: la minaccia umana
Ma i robot non sono l’unica minaccia. Sulla superficie, non siete gli unici “Raider” in cerca di risorse: altri giocatori hanno il vostro stesso obiettivo. Come da tradizione, ARC Raiders punta molto su una forte dimensione sociale. Ogni incontro può essere teatro di un’alleanza estemporanea, un tradimento o un omicidio a sangue freddo.
Le partite riuniscono una ventina di giocatori, con alcuni che possono entrare in gioco anche a cronometro già avviato. È un equilibrio che abbiamo trovato perfetto per la grande dimensione delle mappe. Abbiamo incrociato altri giocatori quasi in ogni partita, e la divisione tra chi voleva collaborare e chi voleto solo ucciderci è stata (nel nostro caso) sorprendentemente bilanciata.
Certo, morire con le tasche piene non è mai piacevole, ma è il contratto che si firma accettando di giocare a un extraction shooter. Il fattore umano crea situazioni imprevedibili, a volte ingiuste, ma spesso memorabili. Vi consigliamo vivamente di usare un microfono per la chat di prossimità.
ARC Raiders è riuscito a creare regolarmente momenti salienti proprio grazie a queste interazioni. Abbiamo notato che, giocando in solitaria, si tende a incontrare altri giocatori solitari, spesso più inclini a collaborare. Giocando in squadra da 2 o 3, invece, il matchmaking ci ha quasi sempre opposto a squadre di dimensioni equivalenti. Giocare in gruppo non è quindi necessariamente la strategia migliore, anche se aiuta a sopravvivere (ma poi bisogna dividersi il bottino).
Gameplay solido e un mondo che affascina
Sopravvivere da soli è complicato, anche perché il gameplay punta su una voluta “pesantezza”. Non siamo eroi onnipotenti: gli oggetti richiedono secondi preziosi per essere consumati e le schivate sono lente ma reattive. Bisogna gestire la stamina, sapere quando ricaricare e quando aprire la ruota degli oggetti per curarsi. È un equilibrio perfetto per creare tensione costante. A questo si aggiunge un’ottima verticalità, con la possibilità di saltare e aggrapparsi a quasi ogni sporgenza.
Infine, non abbiamo ancora menzionato l’ultimo fiore all’occhiello di ARC Raiders: le sue mappe. Ce ne sono 4 al lancio (con varianti notturne, meteo dinamico ed eventi temporanei) e sono un successo totale. Le mappe sono allo stesso tempo varie, vaste e dense, piene di segreti.
Tecnicamente, su PS5 Pro (la versione da noi provata), il gioco è splendido, dettagliato e molto ben ottimizzato. Certo, il tema “post-apocalittico con robot” non è nuovo, ma la direzione artistica ha una vera identità, con un’atmosfera retro-futurista supportata da un eccellente sound design.
Se siete amanti della personalizzazione, il titolo offre molte skin da acquistare con denaro reale. Non siamo mai contenti di vedere microtransazioni in un gioco a prezzo pieno (40€), ma dobbiamo ammettere che sono completamente facoltative e per nulla invasive.
Considerazioni finali
ARC Raiders non è semplicemente “un altro extraction shooter”. È la dimostrazione che un genere noto per essere punitivo e respingente può, se messo nelle mani giuste, diventare accessibile, profondo e incredibilmente divertente. Embark Studios, dopo aver fatto centro con The Finals, si ripete e dimostra di non essere un “one-hit wonder”, ma uno studio con una visione chiara: prendere le fondamenta di un genere e ricostruirle meglio.
Quello che ci ha conquistato non è solo il gameplay, di per sé solidissimo, pesante al punto giusto e ricco di tensione tattica. È la qualità dell’esperienza complessiva. È il PvE, guidato da un’intelligenza artificiale così brillante da sembrare quasi “animale”, che smette di essere un contorno per diventare un protagonista assoluto. È la gestione magistrale del PvPvE, una fabbrica costante di momenti memorabili in cui la tensione sociale di un incontro con un altro giocatore vale quanto uno scontro a fuoco.
Certo, la navigazione nei menu è a tratti macchinosa e la frustrazione di una morte con le tasche piene fa parte del contratto. Ma sono difetti minuscoli di fronte a un’opera di questa portata. ARC Raiders riesce a mitigare il “lato oscuro” del genere con idee intelligenti (come la Tasca Sicura e l’Arsenale Gratuito), senza mai sacrificare la scarica di adrenalina che solo la minaccia della perdita permanente sa dare.
Con un comparto tecnico e artistico impeccabile, mappe vaste che implorano di essere esplorate e un sound design da brividi, ARC Raiders non è solo un gioco riuscito: è un quasi capolavoro. È una formula già coinvolgente al lancio, un circolo virtuoso che ti prosciuga ore senza che tu te ne accorga. Se cercavate la prima, vera “bomba” di questa stagione videoludica, l’avete trovata. Da provare, senza se e senza ma.