L’Italia ha investito miliardi per costruire una rete di fibra ottica (MisterGadget.Tech)
Negli ultimi anni l’Italia ha investito miliardi per costruire una rete di fibra ottica tra le più estese d’Europa. Le statistiche raccontano un successo infrastrutturale, ma anche un fallimento d’adozione: la fibra FTTH (Fiber To The Home) oggi raggiunge circa il 70% delle famiglie italiane, eppure solo il 27,6% ha scelto di utilizzarla. Un dato che colloca il nostro Paese molto al di sotto della media europea del 40% e lontanissimo da nazioni come la Spagna, dove la copertura arriva al 90% e l’adozione sfiora il 91%.
Questa è la fotografia più recente del mercato, elaborata da Planetel, operatore broadband in espansione nel Nord Italia, che ha condiviso un’analisi dettagliata del cosiddetto “paradosso della fibra”: una rete moderna, pronta, ma sottoutilizzata.
Indice
Copertura sì, adozione no: il paradosso italiano
Il fenomeno è tanto semplice da spiegare quanto complesso da risolvere. La fibra c’è, ma molti italiani continuano a navigare con connessioni ibride come la FTTC, dove la fibra arriva solo fino all’armadio stradale e l’ultimo tratto è ancora in rame. Queste tecnologie “di mezzo” hanno rappresentato una soluzione rapida per estendere la copertura, ma hanno anche creato una confusione duratura: per anni sono state pubblicizzate come “fibra”, inducendo milioni di utenti a credere di aver già fatto il salto verso la vera banda ultralarga.
Il risultato è che per una larga fetta di popolazione la connessione attuale è percepita come “sufficientemente buona”. Un concetto che, nel linguaggio del marketing, significa stagnazione tecnologica. In realtà, la differenza tra una connessione FTTC da 200 Mbps e una FTTH simmetrica da 10 Gbps è abissale, non solo in velocità ma anche in stabilità, latenza e capacità di supportare più dispositivi connessi contemporaneamente.
Il peso della “finta fibra”
Le campagne pubblicitarie ambigue dell’ultimo decennio hanno “contaminato” il termine fibra. In Italia, l’uso della dicitura “fibra” per connessioni che non arrivano realmente fino a casa (FTTC o HFC) è stato consentito troppo a lungo, distorcendo la percezione del mercato.
Secondo l’analisi condivisa da Planetel, questo è il principale fattore che frena l’adozione della vera FTTH: quando un consumatore crede di avere già la fibra, non sente la necessità di un upgrade. In paesi come la Francia o la Spagna, dove la comunicazione commerciale è stata più rigorosa, la differenziazione è chiara e la migrazione è stata molto più rapida.
Il problema dell’ultimo miglio
Anche quando la fibra è tecnicamente disponibile, spesso non è realmente accessibile. È il caso di quella parte di utenti che vivono in zone ufficialmente coperte, ma che non riescono ad attivare un abbonamento FTTH per ostacoli pratici.
Il problema più comune riguarda i ROE saturi, cioè i ripartitori ottici di edificio con pochi slot liberi: nelle città capita spesso che un condominio sia servito solo parzialmente, e che chi arriva dopo resti in attesa di un ampliamento che può richiedere mesi, a volte anni. A questo si aggiungono le difficoltà di installazione, i permessi pubblici lenti, le autorizzazioni condominiali negate e l’inefficienza dei tecnici sul campo.
Tutti elementi che, messi insieme, trasformano l’attivazione della fibra in un percorso a ostacoli. E nonostante il desiderio di cambiare sia alto — il 50% dei consumatori italiani si dichiara interessato a passare alla FTTH nei prossimi 12 mesi — molti rinunciano di fronte a processi burocratici e tempi incerti.
Un problema culturale, non economico
Un altro dato sorprendente è che il prezzo non è una barriera. Il divario tra una connessione tradizionale e una in fibra piena è di appena 30 centesimi al mese: 26,15 euro contro 25,85. Inoltre, quasi il 60% degli italiani sarebbe disposto a pagare di più per una connessione migliore, a conferma che il problema non è nel costo, ma nella percezione.
Il mercato italiano, storicamente legato alla telefonia mobile, ha un bacino di utenti fissi più piccolo rispetto agli altri Paesi europei. Ci sono 79 milioni di SIM attive per 60 milioni di abitanti, e solo 34 linee fisse ogni 100 persone. Una preferenza culturale, quindi, che ha ridotto la centralità della rete fissa nella vita quotidiana e rallentato la transizione verso la fibra.
La nuova frontiera della fibra simmetrica
Proprio per superare questa stagnazione, Planetel ha lanciato la prima offerta simmetrica del mercato italiano, disponibile su fibra.planetel.it/simmetrica. Si tratta di una proposta che offre la stessa velocità in download e upload, fino a 10 Gbps, pensata per chi lavora in smart working, produce contenuti o utilizza servizi cloud.
È un segnale importante in un mercato dove ancora oggi la maggior parte delle connessioni FTTH viene venduta con velocità sbilanciate e con una comunicazione tecnica poco trasparente. L’obiettivo è restituire alla parola “fibra” il suo vero significato, spingendo gli utenti a riconoscere il valore della connettività di nuova generazione.
Come sbloccare l’adozione della vera fibra
Secondo il documento condiviso da Planetel, il piano d’azione dovrebbe concentrarsi su quattro leve fondamentali. La prima è la chiarezza: vietare l’uso del termine “fibra” per tecnologie che non arrivano fino a casa, e obbligare gli operatori a dichiarare la velocità reale delle connessioni.
La seconda è l’urgenza, da creare fissando una data certa per lo switch-off del rame — ad esempio entro il 2028 — seguendo l’esempio di altri Paesi europei.
Terzo punto: semplificare i permessi e i processi di attivazione, responsabilizzando gli operatori e introducendo penalità per chi non rispetta i tempi.
Infine, incentivare la domanda con voucher mirati solo alle connessioni FTTH, evitando di finanziare soluzioni ibride, e promuovendo la migrazione delle pubbliche amministrazioni alla fibra per dare un segnale forte al mercato.
Un’occasione che non possiamo perdere
Il paradosso della fibra italiana è uno dei grandi temi del digitale nazionale. Abbiamo costruito una rete moderna, ma la usiamo poco. È come aver comprato un’auto sportiva e lasciarla parcheggiata in garage perché “va bene anche la Panda”.
Planetel, con il suo contributo all’analisi e con le sue nuove offerte simmetriche, mostra una direzione possibile: quella di un mercato che non guarda solo alla copertura, ma alla qualità dell’esperienza.
La tecnologia c’è, la domanda pure. Quello che manca è un impulso politico, industriale e culturale per trasformare la copertura in vera adozione. E finché non ci sarà, il paradosso della fibra resterà il simbolo perfetto delle potenzialità inespresse del nostro Paese.