Recensione Ninja Gaiden 4: un capolavoro di combattimento in un gioco frustrantemente irregolare (mistergadget.tech)
L’attesissimo ritorno del ninja, frutto della collaborazione da sogno tra Team Ninja e PlatinumGames, offre un’azione brutale e tecnica, ma inciampa sulla varietà e sul ritmo dell’avventura.
+ Le nuove meccaniche (Corvo Sanguinante, Berserk) sono ben integrate
+ Veloce e fluidissimo in ogni situazione
+ Contenuto di fine gioco solido (modalità extra, Ryu Hayabusa)
+ Molte opzioni di accessibilità che non compromettono la sfida ai livelli alti
– Grafica e direzione artistica molto irregolari (“hit or miss”)
– Troppo poca varietà di armi, nemici e ambientazioni
– Le nuove fasi platform sono superficiali e poco interessanti
– La storia e i personaggi sono dimenticabili
Sono passati undici lunghissimi anni da Yaiba: Ninja Gaiden Z, e dopo un silenzio assordante, il franchise di giochi d’azione per eccellenza è finalmente tornato. Se le recenti riedizioni non hanno placato la vostra sete di violenza, sappiate che il quarto episodio canonico (dal reboot del 2004) è qui per far piovere sangue. Nelle viscere di una Tokyo maledetta, dove la tempesta rimbomba forte quanto i demoni, abbiamo affilato le lame per voi.
Il leggendario Ryu Hayabusa, però, questa volta lascia il posto a un nuovo prodigio. Ma basterà per reggere il peso di un’eredità così pesante?
Condizioni del test
Abbiamo giocato Ninja Gaiden 4 su Xbox Series X e completato l’avventura principale in circa 14 ore in difficoltà “Normale”, prendendoci il tempo per l’esplorazione, e abbiamo testato diverse missioni in modalità “Difficile”.
Indice
Un ninja in un futuro cyberpunk
In un prossimo futuro, una pioggia torrenziale e soprannaturale si abbatte su Tokyo, evocando orde di demoni. La storia segue Yakumo, un giovane ninja prodigio del Clan del Corvo, inviato a uccidere l’unica sacerdotessa in grado di resuscitare il temuto Drago Nero. Ovviamente, le cose si complicano, e Yakumo si ritroverà a dover salvare la città che doveva solo attraversare.
Il terreno di gioco è una Tokyo cyberpunk, satura di neon e pioggia. Sia chiaro fin da subito: coloro che avevano amato la varietà di ambientazioni dei primi due capitoli di Itagaki rimarranno delusi. Ninja Gaiden 4 è molto più vicino a Ninja Gaiden 3, con le sue città devastate, caverne grigie e basi futuristiche. La varietà cromatica e geografica del secondo capitolo è un lontano ricordo. Peccato.
Per la formula di gioco, la produzione non si allontana dal seminato. Siamo di fronte a un beat ‘em up 3D vecchia scuola, senza elementi open world né una “RPG-izzazione” spinta. Si corre, si tagliano nemici con una miriade di combo e si viene giudicati a fine capitolo, nella speranza di ottenere l’ambito rango di “Maestro Ninja”.
Piattaforme veloci, ma poco profonde
Questo episodio cerca però di modernizzare la proposta, inserendo molte più fasi platform. Yakumo non si limita a correre sui muri e rimbalzare tra le pareti; ora può usare un rampino, scivolare a terra in stile Vanquish, “grindare” sui binari e planare in correnti ascensionali.
Queste sezioni, purtroché spettacolari, risultano purtroppo poco interessanti. Ricordano da vicino Sonic Frontiers o, nei momenti in cui si sfruttano le falle dimensionali, Ratchet and Clank: Rift Apart. Il problema è che sono troppo semplici: spesso si riducono a spammare un tasto, la telecamera automatica non assiste sempre a dovere e, alla lunga, mancano di inventiva. Solo verso la fine dell’avventura ci sono un paio di sequenze notevoli in cui tutte queste meccaniche si fondono, ma è troppo poco e troppo tardi.
Il cuore pulsante del gioco: un combattimento superbo
Ma un Ninja Gaiden si giudica dal combattimento. E da questo punto di vista, Team Ninja e PlatinumGames hanno fatto un lavoro magistrale. I colpi e le combo sono numerosi e stilosi. La vera novità è la meccanica “Corvo Sanguinante”: ogni arma ha due modalità, una base e una potenziata (Corvo Sanguinante) che consuma una barra dedicata, essenziale per rompere gli scudi nemici o scatenare attacchi speciali. Questa aggiunta porta un apprezzabile rinnovamento, spostando l’asse dalla pura difesa (parata e schivata) alla gestione della folla (crowd control), senza appesantire il gameplay. E sì, state tranquilli: il sangue scorre a fiumi e gli smembramenti sono ancora il marchio di fabbrica del franchise.
L’altro elemento chiave è la modalità “Berserk”. Infliggendo e ricevendo danni si riempie una barra che, una volta piena, trasforma il ninja in una furia. I colpi diventano più potenti e si può scatenare un “massacro generale”, un attacco devastante che uccide istantaneamente tutti i nemici comuni nell’area.
Anche i boss sono un successo. Hanno quasi tutti due fasi distinte e sapranno sfidare qualsiasi giocatore, anche in difficoltà Normale.
Accessibile ma ancora brutale
Parliamo della difficoltà, argomento caldo per la serie. Questo quarto capitolo fa di tutto per invitare i neofiti nel suo sanguinoso delirio. La difficoltà può essere cambiata in qualsiasi momento e la modalità “Eroe” offre persino l’invincibilità nelle opzioni. Morire non comporta alcun malus se non tornare al checkpoint precedente, e questi ultimi sono numerosi e ben posizionati. I “Terminali del Nido Nero” (gli altari di salvataggio) curano il giocatore e offrono oggetti, inclusi quelli per curarsi o resuscitare.
Anzi, se il gioco nota che state faticando in un passaggio, vi offrirà pozioni di cura sempre più potenti. I puristi urleranno allo scandalo, ma è un’intenzione lodevole per non frustrare il resto del pubblico.
Infine, la telecamera. Storico tallone d’Achille della serie, qui è stata gestita sorprendentemente bene. Ci sono molti indicatori a schermo che avvertono del pericolo fuori campo ed è possibile automatizzare il lock-on sui nemici. Ninja Gaiden 4 è super veloce, violento e tecnico, e il capitolo finale è una gioia per gli amanti delle sfide.
La lama che perde il filo
Ma non tutto è perfetto. Anzi, i difetti di Ninja Gaiden 4 sono tanto evidenti quanto le sue qualità.
I nostri più grandi rimpianti risiedono in due punti. Il primo: gli avversari non sono sempre interessanti da combattere.Ci sono zombie che sputano bile, fastidiosissimi soldati con jetpack che mandano in tilt il sistema di lock-on e nemici-lanterna che esplodono. Il secondo: il numero di armi è troppo esiguo. Yakumo ne possiede solo quattro (escludendo quella finale). Se da un lato questo permette di cambiarle al volo con il d-pad, dall’altro si perde tutta la profondità strategica dei capitoli precedenti. Manca un’arma pesante, manca un kusari-gama per il controllo ad area.
La storia è, come da tradizione, un pretesto sconnesso e grandiloquente. Il problema è il ritmo dell’avventura, che soffre di una ripetitività degli ambienti (solo 5 biomi diversi) e di una scelta di design estremamente discutibile. A circa metà gioco, l’avventura si interrompe per un lungo flashback in cui si è costretti a rigiocare livelli e boss già visti, questa volta nei panni di Ryu Hayabusa. È un modo palese per allungare artificialmente la durata che spezza il ritmo, molto simile a quanto visto in Devil May Cry 4.
Infine, la grafica. Tecnicamente, il gioco è fluido e non perde un colpo (essenziale per un BTA). Artisticamente, però, è un’altalena: la direzione artistica è irregolare come una lama poco affilata. Alcuni ambienti urbani o la foresta impongono rispetto, ma tutto ciò che è sotterraneo o “industriale” è scialbo. Una irregolarità che si ritrova anche nelle musiche, a volte epiche, a volte dimenticabili.
Considerazioni finali: un cuore pulsante in un corpo imperfetto
Brutale e tecnico, Ninja Gaiden 4 spunta tutte le caselle di un buon beat ‘em up. Portato quasi esclusivamente dal suo ricco e appagante gameplay di combattimento, il figlio della coppia d’oro Team Ninja/PlatinumGames assicura l’essenziale, senza però essere così rifinito come avremmo voluto.
Gli ambienti mancano di anima, la progressione è rovinata da un backtracking forzato, le armi sono poche e diverse scelte di design sono discutibili. A volte “wow”, a volte “meh”, Ninja Gaiden 4 soffre di un’irregolarità che deluderà i maestri shinobi. Tuttavia, il cuore del gioco – l’azione – batte così forte che ci si torna volentieri per perdere la testa… spaccando quella degli altri.