vacanza con l'IA (mistergadget.tech)
Da “manifestare” a “simulare”: le nuove app AI promettono di farti vivere il lusso virtuale, ma sollevano un interrogativo inquietante sul bisogno di evasione digitale
Sognare una vita diversa, più bella e più ricca, è un esercizio antico. Solo che oggi non serve più immaginare: basta un algoritmo. Negli ultimi mesi, stanno proliferando app che permettono di creare foto AI di se stessi in vacanza, in località da sogno o in scenari di puro benessere — anche se, nella realtà, si è a casa con un ventilatore acceso e la bolletta della luce sul tavolo.
L’idea è quella di “manifestare” il proprio stile di vita ideale — concetto caro al mondo dei life coach motivazionali — ma applicato alla logica dell’intelligenza artificiale generativa. Un modo per fuggire dalla realtà, sì, ma anche per costruirne una virtuale dove si è sempre belli, ricchi e sereni.
Dall’illusione al business
Tutto nasce da un progetto sperimentale: Endless Summer, ideato da Laurent Del Rey, product designer del laboratorio Meta Superintelligence. L’app si presenta come un rifugio digitale per chi è stanco del burnout quotidiano: “Quando il lavoro ti brucia, manifestati la vita dolce che meriti”, recita lo slogan.
In pratica, l’utente carica tre selfie, e l’app genera foto fittizie di vacanze perfette: aperitivi a Rio, tramonti a Bali, shopping in boutique di lusso. Una distorsione volontaria del reale, a metà tra la terapia e la satira del capitalismo dell’immagine.
Il funzionamento è semplice quanto cinico: dopo le prime tre immagini gratuite, l’app invita a “continuare l’estate” con pacchetti a pagamento — 3,99 dollari per 30 immagini, 17,99 per 150, 34,99 per 300.
Per qualcuno è puro divertimento; per altri, un modo di esorcizzare la frustrazione economica. In Indonesia, ad esempio, un’indagine condotta dal consulente Tim Wijaya per OpenAI ha rivelato che esistono gruppi Facebook con oltre 30.000 iscritti dove utenti di città di seconda fascia, con redditi sotto i 400 dollari al mese, condividono le proprie foto AI in scenari di lusso: accanto a Lamborghini, in yacht o tra scaffali di Gucci. “È triste e affascinante allo stesso tempo — scrive Wijaya — l’AI diventa una via di fuga per vivere un’esistenza che non si potrà mai permettere”.
Manifestare, simulare, evadere
L’idea alla base è la stessa di un’altra tendenza in crescita: le app di “manifestazione AI”, come Manifest AI Coach: Dreams Made, ManifestMe o Manifestar AI, che promettono di trasformare sogni e desideri in visualizzazioni generate da rete neurale.
Sulla carta dovrebbero aiutare a “focalizzare l’energia mentale”, ma nella pratica offrono poco più che immagini vaghe di dee, spirali di DNA e tramonti generici. Un’estetica mistica che nasconde un modello economico più prosaico: la monetizzazione del sogno.
Queste app giocano sulla confusione tra introspezione e consumo, proponendo una realtà virtuale “motivante” dove ogni immagine è un’auto-promessa, un modo per dire “sarò lì un giorno” — anche se non lo si sarà mai davvero.
La realtà alternativa (ma a pagamento)
Endless Summer è però la prima a spingersi oltre la semplice illusione grafica: qui l’utente è dentro la fantasia, in foto che lo mostrano come protagonista di un mondo perfetto. Un abbaglio realistico che può anche avere un effetto catartico, ma che rischia di alimentare la dissonanza tra identità digitale e realtà vissuta.
Il prezzo per questa illusione non è solo economico — anche se 35 dollari per 300 immagini fake fanno riflettere — ma psicologico: si compra un frammento di un sé ideale che, una volta chiusa l’app, evapora nel nulla.
Eppure, per alcuni, il comfort è reale. In un’epoca in cui i social hanno reso l’apparenza più accessibile della felicità stessa, creare una versione artificiale di sé non è più un inganno: è un modo per respirare.
L’era del lusso sintetico
Il successo di queste app è solo l’ultimo capitolo di un trend più ampio: la nascita del lusso sintetico, dove l’intelligenza artificiale sostituisce il denaro nel produrre status.
Non si compra più una borsa o un viaggio, ma la rappresentazione digitale di ciò che significano. E il fatto che centinaia di migliaia di persone scelgano di spendere soldi reali per immagini di vacanze inventate racconta qualcosa di profondo: la fame di esperienze in un mondo che le rende sempre più inaccessibili.