I sensori di DJI Romo P si basano su AI (mistergadget.tech)
Prezzo elevato ma giustificato dalla qualità costruttiva. Prestazioni di pulizia nella media della categoria premium.
+ Rilevamento ostacoli di precisione millimetrica
+ App DJI Home completa e personalizzabile
+ Sistema autopulizia stazione base efficiente
+ Potenza aspirazione 25.000 Pa
– Tende a incastrarsi sotto sanitari sospesi
– Tempi di pulizia lunghi con doppio passaggio
– Lavaggio e aspirazione simultanei meno efficaci
Indice
- Design e materiali: la trasparenza come manifesto estetico
- Dotazione tecnica: quando il drone incontra il pavimento
- Funzionalità per il lavaggio: tra efficacia e compromessi temporali
- Autonomia e ricarica: la rapidità incontra la capacità
- App DJI Home: il vero differenziatore nascosto
- Confronto con la concorrenza: dove il Romo P si distingue (e dove no)
- Verdetto finale: un ingresso importante in un mercato affollato
I robot aspirapolvere hanno smesso da tempo di essere semplici curiosità tecnologiche per trasformarsi in alleati quotidiani della pulizia domestica. Eppure, proprio questa maturità del settore ha generato un paradosso interessante: la qualità media si è alzata talmente tanto che distinguere un prodotto dall’altro è diventato un esercizio sempre più complesso. Le specifiche tecniche si somigliano, le promesse dei produttori pure, e chi deve scegliere si ritrova spesso smarrito davanti a decine di modelli che sulla carta sembrano tutti eccellenti.
In questo contesto affollato e competitivo, l’arrivo di un nuovo protagonista con il pedigree di DJI rappresenta qualcosa di più di un semplice lancio di prodotto. Parliamo dell’azienda che ha praticamente riscritto le regole del mercato dei droni consumer, quella che ha portato la tecnologia di volo stabilizzato nelle mani di milioni di persone in tutto il mondo. Quando un colosso simile decide di entrare nel settore della pulizia domestica robotizzata, l’aspettativa è che porti con sé qualcosa di distintivo, un elemento che giustifichi la sua presenza in un mercato già saturo.
E in effetti, il concetto alla base della famiglia Romo è tanto semplice quanto intrigante: se DJI ha passato quasi vent’anni a perfezionare sistemi di navigazione e rilevamento ostacoli per far volare droni in spazi aperti, perché non applicare la stessa esperienza alla navigazione in spazi chiusi? Il salto dal cielo al pavimento di casa rappresenta così non solo un’espansione commerciale, ma una traduzione tecnologica affascinante. Gli stessi sensori che permettono a un drone di evitare un albero a velocità sostenuta vengono ora impiegati per schivare un calzino abbandonato sul parquet. La stessa precisione millimetrica che serve per filmati aerei stabili si mette al servizio della mappatura della vostra abitazione.
Abbiamo avuto modo di convivere con il DJI Romo P, la versione di punta della nuova famiglia di robot aspirapolvere dell’azienda cinese, per diverse settimane. Un periodo sufficientemente lungo per andare oltre le prime impressioni e verificare come questo apparecchio si comporti nell’uso quotidiano, tra le insidie di una casa vera, con le sue particolarità architettoniche, i suoi ostacoli imprevisti e quella polvere che si rigenera con una costanza quasi inquietante.
Design e materiali: la trasparenza come manifesto estetico
La prima cosa che colpisce del Romo P non sono le specifiche tecniche né le promesse di prestazione, ma l’impatto visivo. DJI ha compiuto una scelta stilistica coraggiosa, che potrebbe dividere ma che certamente non lascia indifferenti: pannelli trasparenti sia sulla stazione base che sul robot stesso. Non si tratta di trasparenze timide o limitate a piccole finestre, ma di superfici ampie che espongono senza pudore l’architettura interna del dispositivo.
Quando posizionate la stazione base nel suo angolo della casa, non state semplicemente installando un elettrodomestico, state esibendo un pezzo di ingegneria. I serbatoi dell’acqua pulita e sporca sono perfettamente visibili, così come i meccanismi di lavaggio dei panni e i condotti di aspirazione. Ogni componente è disposto con una cura maniacale del dettaglio che ricorda più l’interno di un orologio di lusso che un apparecchio per la pulizia. C’è una deliberata ostentazione della complessità tecnica, un voler mostrare che dietro la pulizia automatizzata c’è un universo di ingranaggi, sensori e sistemi che lavorano in concerto.
Il robot stesso continua questo discorso estetico. La sua parte superiore trasparente lascia intravedere i due sensori di visione fisheye e la torretta LiDAR a stato solido, posizionati con una simmetria che ha qualcosa di ipnotico. Quando il Romo P attraversa una stanza, non lo fa in modo anonimo: la sua presenza è dichiarata, quasi ostentata. Non è un oggetto che cerca di mimetizzarsi nell’ambiente domestico, ma uno che vuole essere notato.
Questa scelta estetica solleva però interrogativi legittimi sulla durabilità nel tempo. La trasparenza è spettacolare quando il prodotto è nuovo, ma come reagirà alla convivenza quotidiana con la polvere, ai piccoli graffi inevitabili, agli urti contro mobili e stipiti? Durante le settimane di test, abbiamo notato che mantenere i pannelli trasparenti perfettamente puliti richiede un’attenzione che non tutti potrebbero voler dedicare. Una patina di polvere o qualche alone tendono a essere molto più visibili rispetto a quanto accadrebbe con plastiche opache o colori scuri.
I materiali di costruzione sono comunque di ottimo livello. Le plastiche hanno uno spessore rassicurante e gli incastri sono precisi. La stazione base occupa uno spazio considerevole ma giustificato dalla sua completezza funzionale: due serbatoi separati da 3,5 litri ciascuno per acqua pulita e sporca, il contenitore per la polvere con una capacità che promette fino a 200 giorni di autonomia, e i vani per il detergente e, nel caso del Romo P, anche per il profumatore per pavimenti.
Le dimensioni complessive del robot sono nella media della categoria: circa 35 centimetri di diametro e 10 centimetri di altezza, sufficienti per infilarsi sotto la maggior parte dei mobili ma non tutti. Ed è proprio qui che emerge una delle criticità che abbiamo riscontrato: la tendenza del Romo P a incastrarsi sotto i sanitari sospesi. Il sensore di altezza a volte sembra non valutare correttamente lo spazio disponibile, e il robot tenta coraggiosamente di infilarsi in varchi che poi si rivelano troppo stretti. È un problema risolvibile con aggiornamenti software, e ci auguriamo che DJI intervenga presto in tal senso.
Dotazione tecnica: quando il drone incontra il pavimento
Se il design cattura lo sguardo, è la tecnologia interna a giustificare realmente il prezzo di ingresso del Romo P. DJI non ha semplicemente assemblato un robot aspirapolvere con componenti standard, ma ha operato un trasferimento tecnologico dai suoi droni che risulta evidente fin dalle prime sessioni di pulizia.
Il cuore del sistema di navigazione è rappresentato da tre elementi che lavorano in sinergia: due sensori di visione fisheye ad alte prestazioni e un LiDAR a stato solido a doppio trasmettitore grandangolare. Non sono specifiche buttate lì per impressionare: nella pratica quotidiana, questa trinità sensoriale si traduce in una capacità di rilevamento degli ostacoli a livello millimetrico che lascia genuinamente stupiti. Il comunicato stampa di DJI sostiene che il Romo sia in grado di evitare cavi spessi appena 2 millimetri o addirittura carte da gioco appoggiate sul pavimento. Durante i nostri test, abbiamo verificato che non si tratta di iperbole pubblicitaria.
Abbiamo disseminato intenzionalmente il percorso del robot con ostacoli insidiosi: cavi di ricarica sottili, piccoli oggetti sparsi, persino delle tessere di un gioco da tavolo. Il Romo P li ha evitati con una precisione che molti concorrenti, anche blasonati, non possono vantare. La differenza si nota soprattutto nella gestione degli spazi sotto i mobili: dove altri robot procedono a tentoni, urtando ripetutamente contro le gambe di sedie e tavoli, il Romo P naviga con una sicurezza quasi insolente. I suoi sensori mappano lo spazio circostante con tale precisione che i percorsi risultano fluidi, quasi eleganti.
Il sistema di machine learning integrato non si limita a evitare ostacoli generici, ma impara a riconoscere specifiche categorie di oggetti. Un calzino abbandonato viene identificato come tale e aggirato, così come eventuali liquidi versati, evitando di trasformare un piccolo incidente in una catastrofe umida. La pianificazione dei percorsi è un altro aspetto in cui si sente l’esperienza DJI nella navigazione autonoma: il robot non si limita a coprire metodicamente l’area disponibile, ma adatta la sua strategia alle caratteristiche di ogni stanza.
Sul fronte della potenza pura, il Romo P non scherza: 25.000 Pascal di forza aspirante e 20 litri al secondo di flusso d’aria. Sono numeri che si traducono in una capacità di raccolta che non fa distinzioni tra polvere fine e detriti più consistenti. Il motore ad alte prestazioni è supportato da un design ottimizzato del flusso d’aria che minimizza le dispersioni di energia. Interessante la gestione intelligente della potenza: quando i sensori visivi rilevano detriti particolarmente grossolani, come la lettiera del gatto, il robot riduce automaticamente velocità di avanzamento e rotazione della spazzola laterale per evitare di sparpagliare lo sporco prima di aspirarlo.
Le spazzole a rullo controrotanti sono azionate da due motori ad elevata coppia e presentano un design cavo al centro, studiato specificamente per convogliare i detriti verso il condotto di aspirazione. È una soluzione particolarmente efficace con i capelli lunghi, che rappresentano tradizionalmente l’incubo di qualsiasi robot aspirapolvere. Durante le settimane di test in una casa con capelli lunghi abbondanti, il Romo P ha dimostrato di saperli gestire senza creare quei grovigli inestricabili che spesso richiedono interventi manuali di pulizia delle spazzole.
Una chicca tecnologica sono i bracci laterali estensibili e retraibili in tempo reale. Non si tratta di una novità assoluta nel mercato, ma l’implementazione di DJI si distingue per la fluidità con cui questi bracci si adattano alle circostanze. Guidati dalla mappatura in tempo reale e da algoritmi adattivi, si estendono per raggiungere gli angoli e i bordi, poi si ritraggono quando il robot deve passare in spazi più stretti. Il risultato è una copertura dei bordi notevolmente superiore alla media, con una spazzolatura che riesce a raggiungere punti dove altri robot lasciano fastidiose strisce di polvere.
Funzionalità per il lavaggio: tra efficacia e compromessi temporali
Il Romo P non è solo un aspirapolvere robotizzato, ma un sistema completo di pulizia che integra anche funzioni di lavaggio. Ed è proprio in questo ambito che emergono alcune delle considerazioni più interessanti e, va detto, anche qualche perplessità sul rapporto tra risultati ottenuti e tempo impiegato.
Il robot è dotato di un serbatoio integrato da 164 millilitri che mantiene costantemente umidi i panni durante la pulizia. Può sembrare una capacità modesta, ma DJI ha ragionato in termini di efficienza: meglio un serbatoio di bordo limitato che garantisca uniformità di umidificazione piuttosto che panni che partono bagnati e finiscono asciutti a metà pulizia. Il sistema di erogazione automatica dell’acqua regola il flusso in base al tipo di sporco rilevato, aumentandolo quando i sensori identificano macchie ostinate.
Una caratteristica distintiva del modello P è la presenza di un doppio vano per detergente e profumatore. Non è solo una questione di lasciare un buon odore in giro per casa, ma di poter differenziare l’approccio alla pulizia. In cucina, dove si accumula grasso e residui organici, il robot può applicare il detergente specifico direttamente sui panni. Nel resto della casa, si può optare per il solo profumatore, ottenendo un effetto di sanificazione leggera senza esagerare con i prodotti chimici. È un livello di personalizzazione che va oltre la semplice regolazione del flusso d’acqua e che trova piena espressione nell’app di controllo.
Durante le settimane di test, abbiamo sperimentato diverse strategie di pulizia, e qui emergono i compromessi più evidenti. L’uso simultaneo di aspirazione e lavaggio, che in teoria dovrebbe essere la modalità più efficiente, nella pratica si è rivelato meno performante del previsto. Le aree leggermente umidificate venivano aspirate con meno energia, probabilmente per evitare di stressare eccessivamente il sistema di filtrazione con polvere bagnata. Il risultato è che alcune zone, pur pulite, non raggiungevano il livello di pulizia profonda che ci si aspetterebbe da un dispositivo in questa fascia di prezzo.
La soluzione che abbiamo trovato più efficace, ma anche più impegnativa in termini di tempo, è un doppio passaggio separato: prima aspirazione completa, poi lavaggio. In questo modo la potenza di aspirazione può lavorare al massimo su un pavimento asciutto, e successivamente il lavaggio può concentrarsi sulla rimozione delle macchie più ostinate. Il problema? In un appartamento di dimensioni medie, attorno ai 130 metri quadrati, questo approccio può richiedere un paio d’ore aggiuntive rispetto alla pulizia combinata.
C’è poi una terza opzione, quella che DJI evidentemente considera il top della pulizia: un primo passaggio con detergente seguito da un secondo passaggio di risciacquo con sola acqua pulita. È innegabile che il risultato finale sia superiore, con pavimenti che non presentano aloni o residui di sapone. Ma preparatevi a tempi biblici: per quei 130 metri quadrati abbondanti del nostro appartamento di test, il Romo P ha impiegato oltre sei ore complessive. È un tempo che potrebbe essere accettabile per una pulizia settimanale programmata durante l’assenza da casa, ma diventa problematico se si ha bisogno di risultati rapidi.
La stazione base gestisce l’autopulizia dei panni con un sistema piuttosto elaborato. Quattro getti d’acqua ad alta pressione investono i panni mentre questi vengono pressati contro la piastra di lavaggio con una forza di 12 newton. I residui vengono poi aspirati attraverso un condotto dal diametro generoso di 16 millimetri, sufficientemente ampio da non intasarsi facilmente. Durante le settimane di test, non abbiamo mai dovuto intervenire manualmente sulla pulizia dei panni, confermando la promessa di fino a 200 giorni di funzionamento autonomo. La piastra di lavaggio stessa ha un design compatto che previene l’accumulo di sporco negli angoli, facilitando eventuali pulizie manuali quando necessarie.
Un aspetto che abbiamo apprezzato è la gestione intelligente del lavaggio in ambienti diversi. L’app permette di programmare comportamenti specifici per cucina e bagno: il robot può tornare automaticamente alla stazione base per lavare i panni dopo aver pulito queste zone, evitando così di trasferire batteri o sporco in altre aree della casa. È un tocco di attenzione alla contaminazione incrociata che dimostra come DJI abbia pensato non solo alle prestazioni tecniche, ma anche all’igiene complessiva del processo di pulizia.
Autonomia e ricarica: la rapidità incontra la capacità
Sul fronte dell’autonomia, il Romo P si muove su parametri che possiamo definire nella media alta della categoria. La batteria integrata garantisce una pulizia completa di appartamenti di medie dimensioni in una singola sessione, con qualche margine di sicurezza. Nel nostro caso, con i già citati 130 metri quadrati abbondanti, il robot è sempre riuscito a completare il ciclo di pulizia completo prima di dover rientrare alla base per ricaricarsi.
Quello che invece si distingue decisamente dalla media è la velocità di ricarica. DJI ha implementato un sistema di ricarica rapida da 55 Watt che permette di passare da completamente scarico a completamente carico in sole due ore e mezza. È un dato che fa la differenza nel momento in cui si vuole effettuare una seconda pulizia nella stessa giornata, magari perché sono arrivati ospiti inattesi o perché si è verificato qualche piccolo disastro domestico che richiede un intervento immediato.
La gestione dell’energia è intelligente: il robot calcola autonomamente se la carica residua è sufficiente per completare il lavoro che gli è stato assegnato. In caso negativo, ritorna spontaneamente alla base per una ricarica parziale, poi riprende esattamente da dove aveva interrotto. Questa caratteristica, comune ormai nella fascia premium del mercato, è implementata con particolare fluidità nel Romo P, senza esitazioni o tentativi maldestri di aggancio alla stazione di ricarica.
Una considerazione va fatta anche sui consumi energetici della stazione base. Il sistema di autopulizia, con i suoi getti d’acqua ad alta pressione e il motore per l’aspirazione dei residui, non è propriamente parsimonioso. Durante le settimane di test, abbiamo notato un incremento percettibile sulla bolletta elettrica, nulla di drammatico ma comunque da mettere in conto. La comodità di non dover mai pensare alla manutenzione dei panni ha evidentemente un costo energetico.
Il sistema di gestione dei serbatoi merita una menzione. La stazione base avvisa con congruo anticipo quando l’acqua pulita sta per finire o quando quella sporca è prossima al riempimento. Gli alert arrivano sia tramite notifica sull’app che attraverso segnalazioni luminose sulla stazione stessa. Durante i test, abbiamo apprezzato che questi avvisi non arrivino all’ultimo momento utile, ma con un margine sufficiente per permettere di programmare il rabbocco senza interrompere un ciclo di pulizia già iniziato.
App DJI Home: il vero differenziatore nascosto
Se dovessimo identificare un singolo elemento che giustifica la scelta di un DJI Romo P rispetto alla concorrenza, probabilmente indicheremmo l’app DJI Home. È qui che si sente veramente l’esperienza accumulata dall’azienda cinese nel corso degli anni con i suoi droni. Chi ha già utilizzato l’app DJI Fly riconoscerà immediatamente l’approccio: un’interfaccia pulita, minimalista, ma allo stesso tempo ricchissima di opzioni e personalizzazioni.
La prima connessione è sorprendentemente rapida e indolore. Niente di quelle estenuanti procedure di pairing che richiedono di premere tre pulsanti in sequenza mentre si recita un mantra. Si apre l’app, si seleziona il robot, e nel giro di pochi istanti i due dispositivi si parlano. La mappatura iniziale della casa richiede un primo giro esplorativo, ma già da questo momento è possibile osservare in tempo reale il progressivo costruirsi della mappa sul display dello smartphone.
La capacità di personalizzazione stanza per stanza va ben oltre il semplice tracciare linee di confine virtuali. Per ogni ambiente mappato è possibile definire: potenza di aspirazione, intensità del lavaggio, numero di passaggi, uso o meno del detergente, frequenza con cui il robot deve tornare alla base per lavare i panni. Volete che in cucina vengano fatti due passaggi con detergente e uno di risciacquo, mentre in camera da letto basti un’aspirazione leggera senza lavaggio? L’app lo permette con pochi tap.
Particolarmente raffinata è la gestione dei tappeti. Il Romo P non solo li riconosce automaticamente e li evidenzia sulla mappa, ma permette di decidere se evitarli durante il lavaggio, se salirci sopra aumentando la potenza di aspirazione, o se trattarli in modo personalizzato. Abbiamo un tappeto persiano in salotto che richiede attenzioni particolari? Possiamo impostare che venga aspirato solo con potenza moderata e mai lavato, mentre per lo zerbino all’ingresso diamo il via libera alla massima potenza.
La modalità cucina e bagno merita un paragrafo a sé. L’app permette di identificare queste zone come sensibili dal punto di vista igienico. Quando il robot le pulisce, applica automaticamente il detergente ai panni e, terminata la pulizia di quella specifica area, torna alla stazione base per un lavaggio completo dei panni prima di proseguire con il resto della casa. È un’attenzione alla prevenzione della contaminazione incrociata che dimostra una riflessione approfondita sui comportamenti d’uso reali.
Per chi ha animali domestici, la modalità aree animali regola automaticamente velocità e potenza. Il robot rallenta e riduce la rotazione delle spazzole laterali per evitare di spargere lettiere o pelo, mentre aumenta la potenza aspirante per raccogliere più efficacemente. Durante i test con un gatto particolarmente prodigo di pelo, questa modalità si è dimostrata notevolmente più efficace rispetto all’approccio standard.
Una funzione che inizialmente può sembrare un vezzo, ma che si rivela sorprendentemente utile, è la possibilità di usare i sensori del robot come telecamera di sorveglianza. Quando non sta pulendo, il Romo P può essere controllato manualmente dall’app per ispezionare la casa, comunicare con chi è in casa attraverso l’audio bidirezionale, o semplicemente controllare che gli animali domestici non stiano combinando guai. DJI ha implementato protezioni serie sulla privacy: la prima attivazione richiede autenticazione a due fattori, i dati video sono crittografati durante la trasmissione, e la funzione può essere completamente disattivata via software per chi preferisce non averla proprio.
Le routine di pulizia programmabili vanno oltre i semplici timer. È possibile creare scenari complessi che si attivano in base a condizioni multiple. Esempio: ogni mattina alle 9, ma solo nei giorni feriali, e solo se lo smartphone del proprietario non è connesso alla rete WiFi di casa, pulisci soggiorno e cucina con modalità silenziosa. Oppure: ogni volta che torno a casa nel pomeriggio, effettua una pulizia rapida dell’ingresso. La logica “if this, then that” è implementata in modo intuitivo anche per chi non ha dimestichezza con l’automazione domestica.
Gli aggiornamenti firmware sono gestiti in modo trasparente dall’app. Durante le settimane di test, abbiamo ricevuto due aggiornamenti che hanno migliorato rispettivamente la navigazione in condizioni di scarsa illuminazione e la gestione dei tempi di autopulizia della base. Entrambi sono stati installati durante la notte, senza richiedere interventi da parte nostra. È il tipo di esperienza fluida che ci si aspetta da un’azienda che aggiorna regolarmente droni che volano a decine di metri di altezza.
Confronto con la concorrenza: dove il Romo P si distingue (e dove no)
Arrivati a questo punto della recensione, è inevitabile porsi la domanda cruciale: cosa offre il DJI Romo P che altri robot aspirapolvere premium non offrano? Perché dovrei sceglierlo rispetto a un Roborock S8 MaxV Ultra, a un Ecovacs Deebot X2, o a un Dreame L40 Ultra? Sono prodotti maturi, testati da anni sul mercato, con ecosistemi di accessori consolidati e, soprattutto, con prezzi spesso inferiori.
Sul fronte delle prestazioni di pulizia pure, va detto con onestà che il Romo P non compie miracoli che la concorrenza non sappia fare. La potenza aspirante di 25.000 Pascal è eccellente, ma non è un valore che lo distanzi drammaticamente da competitor che offrono 20.000 o 22.000 Pascal. La differenza, nella pratica quotidiana, è percettibile ma non rivoluzionaria. Un pavimento pulito con il Romo P e uno pulito con un top di gamma della concorrenza presentano risultati finali sostanzialmente paragonabili.
Dove il DJI Romo P si distingue nettamente è nella precisione della navigazione e nell’evitamento ostacoli. Qui l’eredità dei droni fa sentire il suo peso. I sistemi LiDAR e di visione stereoscopica di altri robot premium sono certamente validi, ma il Romo P opera con una sicurezza e una precisione millimetrica che appartiene a un’altra categoria. Meno urti, meno esitazioni, percorsi più fluidi e ottimizzati. Non è una questione di arrivare a un risultato che altri non raggiungono, ma di raggiungerlo con maggiore eleganza ed efficienza.
L’app DJI Home rappresenta un altro punto di differenziazione significativo. Molte app di controllo per robot aspirapolvere sono funzionali ma spartane, o al contrario talmente cariche di opzioni da risultare confuse. DJI ha trovato un equilibrio notevole: tutto è accessibile, tutto è personalizzabile, ma l’interfaccia rimane pulita e intuitiva. La curva di apprendimento è dolce, ma la profondità delle opzioni disponibili accontenta anche l’utente più esigente.
Sul fronte del design, il Romo P non ha rivali. Nessun altro robot aspirapolvere sul mercato può vantare quel livello di raffinatezza estetica e quel coraggio nella scelta dei materiali trasparenti. È una questione di gusti, certamente, ma oggettivamente si tratta di un prodotto che fa la sua figura in qualsiasi ambiente domestico, dal minimalista nordico all’industrial-chic metropolitano.
Il rapporto qualità-prezzo è invece il punto dove le certezze vacillano. A 1909 euro per il modello P, il Romo si colloca nella fascia premium-superpremium del mercato. Esistono alternative consolidate che offrono prestazioni comparabili o persino superiori in alcuni ambiti specifici a 1400-1600 euro. Il sovrapprezzo DJI si giustifica con il design, con la qualità del software, con quella navigazione più precisa. Ma sono elementi che ogni potenziale acquirente deve soppesare in base alle proprie priorità.
Un aspetto che potrebbe giocare a favore del Romo P nel medio-lungo termine è l’ecosistema DJI. Chi già possiede droni o gimbal dell’azienda cinese troverà familiare l’approccio dell’app e potrà gestire tutti i dispositivi da un’unica piattaforma. Ma soprattutto, l’esperienza insegna che DJI è estremamente attenta agli aggiornamenti firmware e al supporto post-vendita. I suoi droni ricevono fix e miglioramenti anche a distanza di anni dal lancio. Se questa filosofia si applicherà anche al Romo, potremmo trovarci tra qualche mese con un prodotto significativamente migliorato rispetto alla versione iniziale.
In sintesi, il DJI Romo P si rivolge a un acquirente specifico: chi cerca non solo prestazioni tecniche elevate, che tutto sommato la concorrenza offre, ma un pacchetto complessivo che unisca efficacia, raffinatezza estetica, software di altissimo livello e quella precisione quasi maniacale nella navigazione che solo l’esperienza nella robotica volante può garantire. Non è un prodotto per chi cerca il miglior rapporto prestazioni-prezzo in senso stretto, ma per chi è disposto a pagare un premium per avere, diciamo così, il robot aspirapolvere più “pensato” attualmente sul mercato.
Verdetto finale: un ingresso importante in un mercato affollato
Tirare le somme su un prodotto come il DJI Romo P richiede di bilanciare aspetti che raramente vanno tutti nella stessa direzione. Da un lato abbiamo un robot aspirapolvere che tecnicamente non reinventa la categoria, che nelle prestazioni di pulizia si allinea sostanzialmente ai migliori competitor, che presenta ancora qualche margine di miglioramento software (come quella tendenza a incastrarsi sotto i sanitari sospesi). Dall’altro lato abbiamo un prodotto che porta nel settore un livello di precisione nella navigazione mai visto prima, un’app di controllo che fa impallidire la concorrenza, e un’estetica che trasforma un elettrodomestico in un oggetto di design.
Il prezzo di 1909 euro per il modello P pone il Romo nella fascia più alta del mercato. Non è una cifra modesta, e richiede una riflessione seria. Esistono alternative valide a diverse centinaia di euro in meno. Ma quelle alternative non vi daranno quella sensazione di controllo totale che l’app DJI Home garantisce, non eviteranno gli ostacoli con quella precisione quasi inquietante, e certamente non faranno la stessa figura nel vostro soggiorno.
L’esperienza d’uso complessiva è positiva, nonostante qualche criticità. La questione dei tempi di pulizia quando si opta per il doppio passaggio con risciacquo è reale e potrebbe infastidire chi ha fretta. La minore efficacia del lavaggio quando operato contemporaneamente all’aspirazione è un compromesso che andrebbe comunicato più chiaramente. Ma sono difetti nel contesto di un prodotto che, complessivamente, mantiene le promesse fatte.
Particolarmente convincente è la completezza del sistema di autopulizia della stazione base. Nelle settimane di test non abbiamo mai dovuto intervenire manualmente sui panni, mai pulire la piastra di lavaggio, mai occuparci di manutenzioni straordinarie. Il sistema ha semplicemente funzionato, in modo trasparente e affidabile. È il tipo di “funziona e basta” che giustifica l’investimento in un prodotto premium.
Il design trasparente rimane un elemento polarizzante. Lo apprezzeranno moltissimo coloro che vedono negli oggetti tecnologici non solo strumenti ma anche elementi di arredo. Lo considereranno un vezzo inutile coloro che cercano solo prestazioni. Dopo settimane di convivenza, possiamo dire che la trasparenza mantiene il suo fascino, ma richiede un minimo di cura in più per mantenere i pannelli presentabili. Una spolverata settimanale alle superfici trasparenti diventa parte della routine, che è un po’ ironico per un dispositivo nato per ridurre le routine di pulizia.
La domanda finale è: DJI riuscirà a conquistare quote di mercato significative in un settore già saturo? La risposta non è scontata. Il marchio DJI gode di enorme reputazione nel suo settore di origine, ma il trasferimento di questa reputazione nel mondo degli elettrodomestici non è automatico. Servono tempo, marketing accorto, e soprattutto continuità nel supporto post-vendita. Se DJI manterrà quel ritmo di aggiornamenti software che caratterizza i suoi droni, se continuerà a raffinare gli algoritmi e a correggere le piccole imperfezioni che abbiamo riscontrato, il Romo potrebbe diventare non solo un’alternativa interessante, ma uno standard di riferimento.
DJI Romo P è un prodotto consigliato a chi cerca l’eccellenza complessiva più che il migliore rapporto qualità-prezzo in senso stretto. È per chi apprezza il design e considera l’estetica degli oggetti che popolano la propria casa. È per chi ha già avuto esperienze positive con il software DJI e sa di apprezzare quell’approccio all’interfaccia utente. È per gli early adopter che vogliono essere tra i primi a possedere l’ingresso di un gigante della tecnologia in un nuovo mercato. Non è per chi cerca lo sconto migliore o per chi ha bisogno di risparmiare qualche centinaio di euro scegliendo prodotti più maturi e consolidati.
L’ingresso di DJI nel mercato dei robot aspirapolvere è tutt’altro che timido. È un ingresso che dichiara ambizioni chiare e che, pur con qualche limite fisiologico di un prodotto di prima generazione, stabilisce un nuovo punto di riferimento per ciò che riguarda precisione di navigazione, qualità software e raffinatezza estetica. Non sarà facile sbaragliare i player affermati, ma DJI ha dimostrato nel passato di sapere trasformare mercati consolidati. Questa volta la sfida è più complessa, ma gli ingredienti per riuscirci ci sono tutti.