
Recensione Battlefield 6: il grande ritorno che i fan stavano aspettando (mistergadget.tech)
Dopo la delusione di Battlefield 2042, DICE ed Electronic Arts tornano alle origini con un gameplay rifinito, un multiplayer solido e il gradito ritorno delle classi. Ma non tutto è perfetto.
+ Il gradito ritorno delle classi tradizionali
+ Mappe multiplayer varie e ben disegnate
+ La nuova modalità “Espansione”
+ Comparto tecnico e sonoro di altissimo livello
– Distruzione ambientale meno impattante del previsto
– Problemi di bilanciamento
È arrivato il momento del verdetto per Battlefield 6. A partire dal 10 ottobre, l’iconico sparatutto di Electronic Arts torna in grande stile con un capitolo che mira a riconciliarsi con i fan, attingendo a piene mani dall’epoca d’oro della serie. Dopo aver completato la campagna in singolo e aver speso decine di ore nel multiplayer, possiamo finalmente rispondere alla domanda che tutti si pongono: dopo il passo falso di Battlefield 2042, la saga è davvero tornata?
Indice
Un gameplay rifinito alla perfezione
Mettiamolo subito in chiaro: Battlefield 6 è l’episodio della riconciliazione. Dopo un Battlefield 2042 dal lancio travagliato, questo nuovo capitolo si presenta come un’opera quasi nostalgica, che si ispira fortemente ai capisaldi come Battlefield 3 e 4. Tornano le quattro classi tradizionali, le partite da 64 giocatori e una rinnovata enfasi sulla distruzione ambientale.
Ma non si tratta di un semplice tuffo nel passato. L’evoluzione più tangibile è nel gameplay, affinato grazie a tante piccole ma significative aggiunte. Possiamo affermare senza timore di smentita che Battlefield 6 offre il miglior gameplay della serie, con un feeling morbido, reattivo e incredibilmente appagante. Il gunplay è superbo, con un rinculo spesso marcato che restituisce un senso di realismo e potenza ad ogni arma.

Ciò che abbiamo amato di più è la fluidità del movimento. L’introduzione della corsa da accovacciati crea un anello di congiunzione perfetto tra la posizione eretta e quella a terra, fondamentale per muoversi rapidamente tra le coperture. Questa meccanica si affianca alla classica scivolata (attivabile con una doppia pressione del tasto accovacciati durante lo sprint) e a un nuovo “tuffo” per passare istantaneamente alla posizione prona. A questo si aggiungono la possibilità di mirare a 360° da terra, di sporgersi dalle coperture per sparare in sicurezza e persino di trascinare un compagno ferito al riparo. In poche parole, il cuore del gameplay è una versione perfezionata di tutto ciò che la serie ha proposto finora.
Anche i veicoli trovano un ottimo equilibrio tra realismo e divertimento arcade. I mezzi corazzati sono pesanti ma devastanti, e mettere a segno un colpo su un carro armato nemico è una soddisfazione unica. La guida di aerei ed elicotteri rimane impegnativa, ma EA ha introdotto un’opzione di assistenza che stabilizza automaticamente i velivoli, rendendoli più accessibili ai neofiti.
Multiplayer: mappe, modalità e il ritorno delle classi
Abbandonate le mappe sconfinate di Battlefield 2042, BF6 torna a una scala più misurata con battaglie da 64 giocatori. Le 8 mappe disponibili al lancio offrono un mix bilanciato: quattro sono ampi scenari aperti, tipici della serie, mentre le altre quattro sono ambientazioni urbane dense di edifici, perfette per valorizzare la distruzione e offrire una maggiore varietà strategica. Nel complesso, il map design ci ha convinto, con ogni arena che offre un’atmosfera e un approccio tattico unici.
Sul fronte delle modalità, ritroviamo i classici Conquista, Sfondamento, Assalto (Rush) e Deathmatch a squadre. La vera novità è Escalation, una brillante aggiunta che riprende le basi di Conquista ma le evolve. Si gioca in tre round su una mappa di grandi dimensioni; non appena una squadra controlla la maggior parte delle zone, gli avversari smettono di guadagnare punti. Ad ogni round, una zona di cattura scompare, costringendo le squadre a rivedere costantemente la propria strategia. È una modalità dinamica, offensiva e capace di generare momenti di grande tensione.

Tuttavia, non tutto è perfetto. Abbiamo riscontrato preoccupanti problemi di bilanciamento nelle modalità Sfondamento e Assalto (Rush). Su alcune mappe, le linee del fronte sono talmente aperte da trasformare gli assalti in un caotico massacro. In altri casi, i punti da difendere sono così angusti da creare colli di bottiglia frustranti, con decine di giocatori ammassati in pochi metri quadrati. Speriamo che DICE intervenga per sistemare questi squilibri.
Il vero trionfo del multiplayer, però, è il ritorno delle quattro classi tradizionali: Assalto, Ingegnere, Supporto e Scout (o Ricognitore). Questa struttura, abbandonata in 2042, restituisce un senso di ruolo e cooperazione fondamentale per l’esperienza di Battlefield. Ogni classe ha gadget unici (scale per l’Assalto, lanciarazzi per l’Ingegnere, barriere per il Supporto) che incentivano il gioco di squadra. A questo si aggiunge un sistema di “Percorsi Tattici”, delle sottoclassi che forniscono bonus passivi per specializzare ulteriormente il proprio stile di gioco. Infine, per i puristi, è disponibile una playlist in cui le armi sono bloccate per classe, proprio come nei vecchi capitoli.
Una campagna divertente ma dimenticabile
E la campagna per giocatore singolo? Andremo dritti al punto: è un’avventura divertente, ben ritmata e varia, ma nulla di più. In circa 5-6 ore di gioco, verremo trascinati in giro per il mondo nei panni di un’unità d’élite americana intenta a fermare una compagnia militare privata. Le missioni offrono scorci spettacolari e situazioni adrenaliniche, ma la trama è superficiale, i personaggi sono cliché e la narrazione manca di anima.

Il difetto più grande, però, è un’intelligenza artificiale gravemente insufficiente, quasi inesistente. I nemici si comportano in modo prevedibile, spesso restando allo scoperto e fallendo nel creare sfide tatticamente interessanti. Nonostante ciò, la campagna resta un buon modo per familiarizzare con le meccaniche del gioco e sbloccare qualche skin per il multiplayer.
Comparto tecnico: gioie e dolori della distruzione
Tecnicamente, Battlefield 6 è visivamente sbalorditivo. Che sia su PC o console di nuova generazione, il gioco gira magnificamente. I modelli sono dettagliati, l’illuminazione è superba e gli effetti particellari di fumo, polvere ed esplosioni creano un campo di battaglia credibile e spettacolare, supportato da un sound design di altissimo livello.

Tuttavia, dobbiamo affrontare l’elefante nella stanza: la distruzione ambientale. Sebbene la promozione del gioco lasciasse presagire una “levolution” portata all’estremo, la realtà è più contenuta. I livelli non sono distruttibili al 100%. Certo, è possibile abbattere muri, creare nuove linee di tiro e assistere a crolli spettacolari, ma la struttura portante delle mappe rimane intatta. La distruzione aggiunge spettacolo, ma il suo impatto tattico è più limitato di quanto sperassimo. Sarà senza dubbio una delusione per molti, ma è una scelta comprensibile per preservare l’integrità del level design.
Considerazioni finali: un ritorno in grande stile
Battlefield 6 segna un ritorno in forza per la serie. È un capitolo che guarda al passato per costruire un futuro solido, affinando la sua formula in modo impressionante grazie a un gameplay eccellente e a un comparto tecnico di prim’ordine.

Il multiplayer è coinvolgente, profondo e, al netto di qualche problema di bilanciamento, estremamente divertente. Sebbene la campagna in singolo sia deludente e la distruzione non rivoluzionaria come promesso, l’esperienza complessiva è avvincente e appagante. Dopo questo test, abbiamo solo una voglia: tornare sul campo di battaglia. E questo, forse, dice tutto.