
Microchip commestibili nel Parmigiano Reggiano: ecco perché è una rivoluzione tecnologica (mistergadget.tech)
Per combattere un mercato della contraffazione da quasi 2 miliardi di euro, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha adottato una soluzione avveniristica: minuscoli transponder in silicio inseriti nella crosta. Una mossa hi-tech per proteggere uno dei simboli del Made in Italy.
Quando sentiamo la parola “contraffazione”, la nostra mente corre subito a borse firmate, orologi di lusso o banconote. È improbabile pensare al formaggio. Eppure, uno dei prodotti più imitati al mondo è proprio un’eccellenza italiana: il Parmigiano Reggiano. Sebbene sia difficile replicare una forma da 40 kg, il mercato dei falsi “Parmesan” è incredibilmente redditizio. Il Consorzio del Parmigiano Reggiano stima che il giro d’affari annuale della contraffazione valga quasi 2 miliardi di euro, una cifra paragonabile a quella del prodotto autentico.
Per difendere un patrimonio del genere, le aziende utilizzano da sempre ologrammi, filigrane o codici QR. Ma cosa fare quando il prodotto da proteggere è commestibile? La risposta del Consorzio è una delle più innovative e sorprendenti viste finora: inserire un minuscolo microchip commestibile direttamente nell’etichetta di caseina sulla crosta del formaggio.
Cos’è e come funziona questa tecnologia
L’innovazione è frutto della collaborazione tra il Consorzio, l’azienda franco-olandese Kaasmerk Matec e la p-Chip Corporation di Chicago. La tecnologia consiste in minuscoli micro-transponder in silicio, chiamati p-Chips, grandi appena come un granello di sabbia. Questi chip vengono integrati nella placca di caseina, l’etichetta commestibile che viene applicata su ogni forma durante la produzione e che già contiene un codice di tracciabilità.

Ogni p-Chip contiene un numero di serie unico che funziona come un’ancora crittografica, una sorta di “gemello digitale” indistruttibile. Scansionando il chip con un apposito lettore, è possibile verificare istantaneamente l’autenticità della forma e tracciarne l’intera filiera produttiva, dal caseificio al punto vendita. I chip sono stati testati per resistere al lungo processo di stagionatura e, soprattutto, sono perfettamente sicuri da mangiare. Anche se, data la loro posizione sulla crosta esterna, è altamente improbabile che vengano ingeriti.
Perché il Parmigiano Reggiano è così speciale (e così imitato)
Tutta questa tecnologia può sembrare eccessiva, ma è giustificata dal valore e dalla specificità del prodotto. Il Parmigiano Reggiano è un formaggio a Denominazione di Origine Protetta (DOP), il che significa che il suo processo produttivo è intensamente regolamentato e legato a un territorio specifico.
Per essere autentico, deve rispettare un rigidissimo disciplinare:
- Provenienza: Deve essere prodotto esclusivamente nelle province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna (a sinistra del fiume Reno) e Mantova (a destra del Po).
- Ingredienti: Solo tre ingredienti sono ammessi: latte crudo, sale e caglio.
- Alimentazione: Il latte deve provenire da mucche la cui dieta è composta per almeno il 75% da foraggi coltivati nella zona di origine.
- Stagionatura: Deve essere invecchiato per un minimo di 12 mesi.
Questo processo rigoroso si traduce in un prodotto di altissima qualità e, di conseguenza, di grande valore. In Italia, il prezzo al kg può variare dai 18-20 € per una stagionatura di 12 mesi fino a superare i 30 € per i 36 mesi e oltre. È facile capire perché i contraffattori di tutto il mondo cerchino di imitarlo con prodotti che, pur chiamandosi “Parmesan”, non hanno nulla a che fare con l’originale.
L’adozione di questa tecnologia non è solo un’arma contro le frodi, ma un passo fondamentale per garantire trasparenza e sicurezza a tutta la filiera, proteggendo non solo i produttori, ma anche i consumatori di tutto il mondo che scelgono di acquistare un’icona del Made in Italy.