
Quella previsione si sta praticamente avverando (mistergadget.tech)
Si potrebbe essere portati a pensare a Steve Jobs come a un genio della tecnologia, un innovatore in grado di plasmare il presente.
Ma l’eredità che ha lasciato va oltre: il cofondatore di Apple possedeva una straordinaria capacità di visione, una mente che ragionava in ottica futura, in grado di anticipare di decenni il progresso tecnologico e il domani globale. Le sue intuizioni, all’epoca, potevano sembrare pura fantascienza, eppure la storia gli ha dato ragione su tutta la linea.
Una riprova di questa sua grande capacità emerge da un video diffuso dallo Steve Jobs Archive, risalente al 1983. Pochi giorni prima del lancio del primo Mac, Jobs partecipò a una conferenza di design dove delineò uno scenario quasi incredibile per l’epoca. In quell’occasione, profetizzò che i computer sarebbero diventati oggetti essenziali in ogni casa, che la comunicazione globale sarebbe stata rivoluzionata da Internet e che i dispositivi mobili si sarebbero trasformati in veri e propri potenti computer. Non si trattava di semplici congetture: Jobs e la sua azienda avrebbero poi contribuito in modo massiccio a realizzare esattamente ciò che aveva predetto.
Steve Jobs ci aveva avvisati
Già in quel discorso, l’inventore dell’iPhone si spinse ancora più in là, preannunciando l’avvento di una tecnologia capace di rispondere alle domande e di pensare come un essere umano. In pratica, aveva descritto i chatbot attuali come ChatGPT, alimentati dall’intelligenza artificiale, con un anticipo sbalorditivo. Jobs non si limitò a predire la diffusione del personal computer, ma ne immaginò la forma e l’uso, arrivando a figurarsi un computer grande quanto un libro, facile da usare e connesso via radio, capace di leggere le email ovunque. In sostanza, aveva già visualizzato l’iPad, che sarebbe stato lanciato solo 27 anni dopo, nel 2010.

Ma le sue previsioni, disseminate tra conferenze e interviste lungo gli anni ’80 e ’90, sono state molto più vaste. Tra il 1983 e il 1985, Jobs sosteneva che il personal computer si sarebbe diffuso in tutte le case, non solo nelle grandi aziende, per l’uso quotidiano e lo svago, un’idea che si scontrva con la realtà del tempo, in cui meno del 10% delle famiglie americane ne possedeva uno. Ancora prima del lancio del ‘Lisa’ nel 1983, intuì che il mouse avrebbe reso più intuitive le operazioni sul PC, superando la necessità di lunghe serie di comandi da tastiera.
Nel 1996, in un’intervista a Wired, affermò che Internet sarebbe presto diventato un mezzo di comunicazione universale e quotidiano, in un’epoca in cui c’erano circa 10 milioni di PC connessi a livello mondiale. Sempre in quegli anni, confessò di non archiviare più nulla “fisicamente”, preferendo l’invio di email, e anticipò che presto non sarebbe più stato necessario gestire lo spazio di archiviazione personale, perché avremmo utilizzato il web per conservare i nostri dati. Era la premonizione di servizi come iCloud e Google Drive, lanciati anni dopo. Infine, già all’inizio degli anni ’90, Jobs profetizzava che il commercio online avrebbe avuto un impatto senza precedenti, spingendo le persone ad abbandonare i negozi fisici per acquistare direttamente sul web. In quegli stessi anni, non a caso, Jeff Bezos fondava Amazon nel suo garage.