
Perplexity lancia un'assistente mail AI
Perplexity presenta Email Assistant, nuovo strumento AI per Gmail e Outlook che risponde, organizza e pianifica riunioni in autonomia.
Il mercato della produttività digitale ha un nuovo protagonista. Perplexity, la startup che negli ultimi mesi ha attirato l’attenzione con il browser AI Comet e una valutazione da 20 miliardi di dollari, ha annunciato ufficialmente il lancio di Email Assistant, un agente AI pensato per prendersi cura della posta elettronica al posto dell’utente.
Non si tratta di un esperimento marginale: l’obiettivo è chiaro, ossia sottrarre terreno a Google Workspace e Microsoft 365, dominatori di un mercato da oltre 50 miliardi di dollari.
Un assistente che risponde, organizza e pianifica da solo
Email Assistant, disponibile in esclusiva per gli abbonati al piano Max di Perplexity, si integra con Gmail e Outlook e promette di trasformare radicalmente il rapporto con l’email.
Non più solo suggerimenti di risposta rapida: l’agente è in grado di classificare i messaggi, redigere risposte coerenti con lo stile comunicativo del proprietario dell’account, assegnare etichette dinamiche e persino gestire la pianificazione delle riunioni. Inserendolo in copia nelle conversazioni, può consultare i calendari, proporre orari, inviare inviti e sciogliere conflitti senza alcun intervento umano.
A questo si aggiungono riepiloghi giornalieri di email e appuntamenti, oltre a strumenti di triage automatico per avvicinarsi al sogno dell’inbox zero.

Prezzi da segmento enterprise
L’accesso a Email Assistant non è per tutti. La funzione è infatti inclusa solo nel piano Max, con un prezzo di 200 dollari al mese (o 2.000 dollari l’anno, solo via web). Una cifra che, come sottolinea Perplexity, riflette il valore del tempo risparmiato da professionisti e aziende: si tratta di un abbonamento 40 volte più costoso rispetto al piano Pro, segnale chiaro che il target non è l’utente consumer, ma il pubblico business ed enterprise.
Sicurezza e privacy: promesse e interrogativi
La società guidata da Aravind Srinivas assicura che tutte le comunicazioni siano protette da crittografia di livello enterprise, in linea con gli standard SOC 2 e GDPR. Inoltre, viene garantito che i contenuti delle email non siano usati per addestrare i modelli.
Tuttavia, non mancano i dubbi: per funzionare, Email Assistant deve accedere in profondità agli account Google o Microsoft, compresi contatti e calendari. Un livello di autorizzazioni che inevitabilmente solleva interrogativi su come vengano gestite informazioni estremamente sensibili in contesti lavorativi.
I limiti attuali e le prospettive future
Le prime prove con agenti AI simili, già viste all’interno del browser Comet, hanno evidenziato potenzialità ma anche fragilità: errori nella gestione di processi multi-step, difficoltà nel rispettare scadenze e, in alcuni casi, la generazione di informazioni inesatte.
Perplexity è consapevole che questi strumenti richiedano ancora supervisione umana, ma vede nell’automazione progressiva della posta un tassello fondamentale per concretizzare la visione del CEO: “automatizzare due lavori con un solo prompt”, riducendo il peso delle attività ripetitive che rallentano recruiter, manager e assistenti amministrativi.

Una mossa strategica per alzare la posta
Con Email Assistant, Perplexity mette un piede deciso in un settore dominato da giganti consolidati. Non sarà semplice convincere le aziende ad affidare la loro corrispondenza a un attore giovane, ma la combinazione di AI agentica, automazione spinta e integrazione profonda rappresenta un valore potenzialmente enorme.
Se la scommessa funzionerà, potremmo trovarci di fronte a un nuovo scenario in cui la gestione della posta elettronica non sarà più un peso quotidiano, ma un’attività quasi invisibile, affidata all’intelligenza artificiale.