
Recensione Borderlands 4: caos, umorismo e un gradito ritorno in forma (mistergadget.tech)
Dopo un terzo capitolo controverso e la parentesi fantasy di Tiny Tina, Gearbox torna alla saga principale. Scopriamo se questo quarto capitolo è la storia di redenzione che i fan stavano aspettando o un ulteriore passo falso per l’iconico looter shooter.
+ Scrittura notevolmente migliorata, con un umorismo più maturo e battute efficaci.
+ Una trama principale che sa sorprendere con un colpo di scena inaspettato.
+ L’introduzione dell’open world e della moto rende l’esplorazione più libera e divertente.
+ I nuovi Cacciatori della Cripta sono ben caratterizzati e divertenti da giocare.
– Alcune sezioni di gioco possono risultare ripetitive a causa dei nemici riciclati.
– Il cattivo principale, pur essendo valido, non ha il carisma di Jack il Bello.
– Non introduce innovazioni rivoluzionarie, ma perfeziona una formula consolidata.
Borderlands è da sempre un franchise che si ama o si odia, capace di spaccare il pubblico con il suo stile irriverente e sopra le righe. Dopo un primo e un secondo capitolo acclamati, il terzo episodio aveva lasciato molti fan con l’amaro in bocca, deludendo le aspettative. Ora, dopo la divertente distrazione offerta da Tiny Tina’s Wonderlands, Gearbox torna alla serie principale con Borderlands 4, e la domanda è una sola: sarà riuscita a ritrovare la magia degli esordi? Dopo averlo spolpato per decine di ore, possiamo dire che le preoccupazioni iniziali erano infondate.
Questo quarto capitolo si presenta come un’evoluzione intelligente della formula classica: più sparatorie, più bottino e una valanga di personaggi stravaganti. In poche parole, è “più Borderlands”, nel senso migliore del termine. Si percepisce la volontà di riscattarsi dalla delusione del predecessore, perfezionando quel ciclo di gioco che ha reso celebre la serie.
Indice
Una trama che sa sorprendere
Se la scrittura di Borderlands 3 era stata uno dei punti più criticati, con un umorismo spesso forzato, in questo nuovo capitolo si nota un netto cambio di rotta, con un tono che abbandona la comicità adolescenziale per ispirarsi a uno stile più maturo e brillante, che a tratti ricorda quello di Mel Brooks. Le battute sono più efficaci e la narrazione, pur partendo da premesse semplici, riesce a stupire.
Per gran parte del gioco, la storia sembra seguire un canovaccio classico: liberare un pianeta-prigione dal giogo di un nuovo, minaccioso cattivo, il “Cronotecnico” (The Timekeeper). La trama scorre in modo prevedibile ma confortevole, fino a circa due terzi dell’avventura, quando un colpo di scena ribalta completamente le carte in tavola, portando in primo piano elementi narrativi inaspettati. Non sarà Shakespeare, ma il racconto è follemente divertente e ben orchestrato, con il gradito ritorno di vecchie conoscenze e l’introduzione di nuovi Cacciatori della Cripta ottimamente caratterizzati.

Tra i nuovi eroi spicca Harlowe, una scienziata tanto adorabile quanto letale, dotata di poteri gravitazionali perfetti per controllare orde di nemici. Altrettanto affascinante è Vex, una Sirena dall’estetica accattivante accompagnata da creature animali. Ogni personaggio dispone di tre abilità d’azione, ciascuna con un proprio albero delle abilità, offrendo una notevole flessibilità nella creazione della build perfetta.
Gameplay rinnovato: movimento e gunplay al top
È sul fronte del gameplay che Gearbox ha introdotto le migliorie più significative. Se in passato il gunplay di Borderlandsera “soltanto” buono, ora tutto è più fluido e reattivo, allineandosi agli standard dei moderni sparatutto in prima persona. La mobilità è stata potenziata, con l’introduzione di un rampino che non solo permette di afferrare oggetti ambientali da usare come granate, ma anche di spostarsi rapidamente sul campo di battaglia.

L’altra grande novità è la motocicletta, un veicolo che può essere evocato in qualsiasi punto della mappa. Questa scelta si rivela fondamentale per l’esplorazione del nuovo mondo di gioco, che abbandona le vecchie aree separate per abbracciare una vera struttura open world. Vagare per la mappa senza meta, attirati da un punto interrogativo, porta spesso a scoprire missioni secondarie che si rivelano tra i momenti migliori dell’intera esperienza.
Un mondo aperto, tra luci e ombre
Il passaggio all’open world è stata una mossa intelligente. Esplorare miniere abbandonate, riattivare vecchi macchinari e scoprire nascondigli segreti è sempre gratificante. La mappa è ricca di attività, ma l’equilibrio è ben gestito e non si ha mai la sensazione di essere sopraffatti da compiti ripetitivi.

Tuttavia, se c’è un difetto da segnalare, è una certa mancanza di varietà negli ambienti. Le aree innevate, desertiche e rurali sono ben realizzate, ma sanno di già visto per chi conosce la serie. Manca un guizzo di follia e originalità nel level design, e le basi nemiche finiscono per assomigliarsi un po’ tutte. Dopo oltre 40 ore di gioco, questa ripetitività estetica può farsi sentire. Allo stesso modo, alcuni nemici tendono a ripetersi, e affrontare per l’ennesima volta lo stesso gruppo di banditi può risultare a tratti noioso, specialmente giocando in solitaria.
Considerazioni finali: il ritorno del Borderlands che volevamo
Borderlands 4 riesce laddove il suo predecessore aveva fallito: riconquista l’identità della saga senza rinunciare a sperimentare. Gearbox ha compreso che i fan non volevano un gioco radicalmente diverso, ma piuttosto un capitolo capace di far evolvere la formula originale con intelligenza. Il nuovo approccio narrativo, più brillante e meno puerile, restituisce al giocatore personaggi memorabili e colpi di scena capaci di sorprendere anche chi pensava di conoscere a memoria i cliché della serie. Allo stesso tempo, il gameplay si rinnova grazie a un gunplay finalmente moderno e a un’esplorazione che acquista spessore con il rampino e la motocicletta, trasformando la mappa open world in un parco giochi esplosivo e pieno di opportunità.

Certo, non mancano i limiti: gli scenari avrebbero meritato una maggiore varietà estetica e la ripetitività di alcuni scontri può minare l’entusiasmo nei momenti più lunghi della campagna. Tuttavia, sono difetti che passano in secondo piano di fronte a un titolo che sa divertire, sorprendere e, soprattutto, riportare i Borderlands alla loro forma migliore. Dopo tante incertezze, questo quarto capitolo è la conferma che il franchise ha ancora molto da dire, e lo fa con una sicurezza che non vedevamo da anni.