
Recensione Metal Gear Solid Δ: Snake Eater, il remake di un capolavoro alla prova del tempo (mistergadget.tech)
A 21 anni dall’uscita, Konami riporta in vita l’opera di Hideo Kojima con una veste grafica moderna ma un’anima fedele all’originale. Basterà per conquistare vecchi e nuovi fan?
+ Una ricostruzione grafica di altissimo livello che rende giustizia all’opera originale.
+ Piccole migliorie al gameplay (“quality of life”) che rendono l’esperienza più fluida.
+ Include tutti i contenuti extra delle precedenti edizioni di MGS3.
– L’intelligenza artificiale dei nemici è ancora incostante.
Negli ultimi anni, Konami sembra decisa a tornare protagonista nel mercato dei videogiochi “tradizionali”. Dopo un lungo periodo focalizzato su titoli mobile e pachinko, la casa giapponese sta riscoprendo le sue licenze storiche con produzioni destinate a console e PC. Sulla scia di collezioni e remaster, i capitoli più amati stanno ricevendo remake completi, forse per saggiare il terreno prima di lanciare progetti inediti. Dopo Silent Hill 2, è il turno di un’altra leggenda: Metal Gear Solid Δ: Snake Eater, rifacimento del mitico terzo capitolo.
La sfida, però, è più complessa. È impossibile parlare di MGS senza pensare al tumultuoso addio di Hideo Kojima, il suo iconico creatore, dopo lo sviluppo di Metal Gear Solid V. La serie sembrava indissolubilmente legata a lui, e in pochi avrebbero scommesso su un suo ritorno. Eppure, dopo la Master Collection Vol. 1, Konami ha deciso di fare il grande passo. La domanda è una sola: a 21 anni di distanza, e senza il suo creatore, MGS3 è ancora un capolavoro?
Indice
Una storia che non invecchia mai
Per chi non lo avesse giocato all’epoca, Metal Gear Solid 3: Snake Eater è il primo capitolo in ordine cronologico della saga, ambientato nel 1964. In piena Guerra Fredda, due anni dopo la crisi dei missili di Cuba, vestiamo i panni di Jack, nome in codice Naked Snake. La sua missione è esfiltrare uno scienziato sovietico dall’URSS, ma tutto va storto quando The Boss, mentore di Snake, tradisce gli Stati Uniti e si unisce al Colonnello Volgin, un dissidente sovietico. Dopo un incidente diplomatico internazionale, Snake viene rimandato in Russia per una nuova missione: fermare Volgin e uccidere la donna che lo ha addestrato.
Le tensioni geopolitiche narrate nel gioco appaiono oggi incredibilmente attuali, a riprova della visione di Kojima. Ma al di là del contesto storico, la forza di MGS3 risiede in una narrazione potente, che a 21 anni di distanza non ha perso un briciolo del suo fascino. Il ritmo è incalzante, i colpi di scena costanti e i combattimenti contro i boss sono tra i più memorabili della storia dei videogiochi. Tutto questo è sorretto da un cast di personaggi formidabile, su cui spicca The Boss, probabilmente una delle migliori “antagoniste” mai scritte.
Una giungla in 4K: la nuova veste grafica
L’aspetto su cui Metal Gear Solid Δ era più atteso era, ovviamente, la grafica. Se MGS3 era uno dei giochi visivamente più impressionanti su PS2, il suo stile aveva un che di illustrato, quasi a richiamare i disegni di Yoji Shinkawa. Per questo remake, realizzato in Unreal Engine 5, Konami ha puntato su un rendering 4K iperrealistico, pur rimanendo fedele al design originale dei personaggi. Il risultato è la sensazione di riscoprire volti familiari sotto una luce completamente nuova, in un contesto tecnico al passo con gli standard odierni.

Pur essendo più realistico, il remake rispetta la direzione artistica originale, mantenendo quel mix unico tra ambientazioni naturali lussureggianti e interni militari dal sapore retro-futuristico. In sintesi, dal punto di vista visivo, Metal Gear Solid Δ è la migliore porta d’ingresso possibile per chiunque voglia scoprire la saga.
Gameplay: un remake fedele, nel bene e nel male
Se finora abbiamo tessuto le lodi del gioco, c’è un punto che lascia perplessi: il gameplay. Nella sua volontà di rispettare l’opera originale, Konami ha conservato quasi tutto di MGS3, pregi e difetti inclusi. Il problema è che gli standard di giocabilità si sono evoluti in 20 anni, e oggi si sente. La manovrabilità di Snake, pur con qualche ammodernamento, tradisce la sua età e rischia di risultare legnosa per gli standard odierni. Movimenti rigidi, la necessità di tenere premuto un tasto per rialzarsi da terra, o la scarsa precisione nei movimenti da sdraiato sono elementi che oggi possono risultare frustranti.

Tuttavia, Metal Gear Solid Δ offre una nuova modalità di controllo che permette, ad esempio, di muoversi e sparare contemporaneamente, avvicinandosi a una versione evoluta della telecamera libera già introdotta nell’edizione Subsistencedel 2006. Tra le altre novità, troviamo una schivata più fluida e una bussola che indica l’obiettivo. Nonostante questo, alcuni difetti storici persistono, come un’intelligenza artificiale altalenante, capace di individuarti da decine di metri o di ignorarti a pochi passi di distanza.
La versione definitiva di MGS3?
Prima di concludere, va sottolineato l’impegno di Konami nel creare un pacchetto completo. Metal Gear Solid Δ si presenta come la versione definitiva del gioco, riunendo in un unico posto tutti i contenuti mai prodotti. Ritornano i mini-giochi come Snake vs Ape (con le scimmie di Ape Escape) e Guy Savage, così come il “Teatro Segreto”, che raccoglie filmati umoristici inediti, ora ricreati con il nuovo motore grafico. Konami ha voluto dimostrare il suo rispetto per la saga, anche in assenza di Kojima.
