
Mafia: The Old Country – La recensione di un ritorno alle origini tanto affascinante quanto imperfetto (mistergadget.tech)
Hangar 13 ci riporta nella Sicilia di inizio ‘900 con una storia potente e una direzione artistica sontuosa, ma questo intimo affresco mafioso non è privo di compromessi.
Tuttavia, questa eccellenza si scontra con un gameplay che rimane un passo indietro, troppo cauto e a tratti ripetitivo per elevare il gioco allo status di capolavoro. È un titolo che consigliamo con convinzione agli amanti delle grandi storie di mafia e ai fan di lunga data della saga, consapevoli che il cuore pulsante del gioco batte nel suo racconto e nella sua atmosfera, più che nella sua azione.
+ Direzione artistica superba grazie all’Unreal Engine 5.
+ Doppiaggio in siciliano magistrale e incredibilmente immersivo.
+ Personaggi ben scritti e carismatici.
+ Una storia di mafia classica ma efficace.
– Gameplay a tratti ripetitivo, specialmente nei duelli.
– Colonna sonora poco incisiva rispetto agli standard della saga.
– La mappa offre pochi stimoli all’esplorazione.
Con Mafia: The Old Country, Hangar 13 abbandona le distrazioni del mondo aperto per tornare a una formula più raccolta, intima e, soprattutto, cinematografica. Nei panni di Enzo Favara, un giovane siciliano consumato dalla miseria, il giocatore si immerge nel cuore di un racconto mafioso d’altri tempi, allo stesso tempo elegante, brutale e visceralmente umano.
Fin dai primi istanti, l’ambizione è chiara: recuperare la narrazione lineare e guidata che ha forgiato la leggenda dei primi capitoli di Mafia, lasciando da parte la dispersività che aveva caratterizzato il terzo episodio. Questo struggente viaggio in un’epoca cruciale per la Cosa Nostra è finalmente tra le nostre mani, ed è giunto il momento del verdetto.
Indice
Un affresco siciliano dipinto con l’Unreal Engine 5
A riprova delle sue ambizioni cinematografiche, Mafia: The Old Country adotta la struttura di un lungometraggio a capitoli. È in questo contesto più controllato che scopriamo la storia di Enzo Favara, un uomo costretto a lavorare nelle miniere di zolfo che, per disperazione, cerca di farsi strada nella famiglia Torrisi, la stessa che lo ha accolto quando aveva toccato il fondo. La cura nella ricostruzione storica ancora subito il racconto in una realtà sorprendente, immergendoci in una Sicilia di inizio XX secolo raramente esplorata nei videogiochi.

Sviluppato con l’Unreal Engine 5, il gioco è una gioia per gli occhi, a patto di avere l’hardware necessario per goderne appieno. I panorami sono sublimi e il lavoro sull’illuminazione è di una bellezza rara. I colori seppia e l’atmosfera calda restituiscono la sensazione di attraversare veri e propri dipinti d’epoca. Dai mercati animati ai vicoli acciottolati, ogni angolo trasuda autenticità.
Guidare su strade sterrate e tornanti ripidi è un’esperienza impegnativa ma incredibilmente immersiva. L’introduzione dei cavalli aggiunge un tocco di novità gradito, con le cavalcate nella campagna siciliana che offrono veri momenti di respiro. Le auto, più rare, vengono introdotte con ellissi temporali ben calibrate e riprendono fedelmente i modelli d’epoca, suoni inclusi.
Tuttavia, questa autenticità ha un rovescio della medaglia: la mappa, sebbene bellissima, serve chiaramente la storia e offre pochi stimoli all’esplorazione al di fuori delle missioni principali.
Silenzio, si spara: una colonna sonora a due facce
Una delle scelte più controverse riguarda il comparto sonoro. La saga di Mafia ha sempre fatto delle sue colonne sonore su licenza un marchio di fabbrica, ma qui sono totalmente assenti. La giustificazione storica è valida – la radio era agli albori e i lunghi viaggi si svolgevano in silenzio – ma il risultato è un’atmosfera che a tratti manca di mordente.

La colonna sonora orchestrale e i brani folcloristici siciliani, interpretati da veri gruppi locali, aggiungono un tocco di classe, ma risultano troppo timidi per compensare la mancanza di un accompagnamento musicale più presente e iconico.
Gameplay old-school, tra luci e ombre
Chi ha giocato i primi Mafia ritroverà subito il sapore familiare del loro gameplay d’epoca, nel bene e nel male. The Old Country riprende quella formula con un approccio più tattico: ogni proiettile conta e l’errore si paga caro. Il feeling delle armi è volutamente “vecchia scuola”: ci si prende il tempo per mirare e soprattutto per ricaricare. Il combattimento è più ragionato e viscerale. L’arsenale, che va dalla Bodeo Modello 1889 al fucile a canna corta Lupara, rispetta fedelmente le armi dell’epoca.

Nonostante la brutalità degli scontri, però, il level design rimane di una sobrietà sconcertante. Manca di sorprese e finisce per indebolire la tensione degli scontri a fuoco, spesso risolvibili con troppa facilità. L’IA nemica, poco reattiva, non offre quasi mai una vera sfida. Anche i duelli con il coltello, un’idea coerente con il contesto, diventano presto ripetitivi. Fortunatamente, il gioco può contare su alcune sequenze ben ritmate, che alternano inseguimenti e sparatorie con picchi di grande intensità, come una splendida scena ambientata in un’opera ispirata al Teatro Massimo di Palermo, un chiaro omaggio al Padrino – Parte III di Coppola.
Il cuore pulsante del racconto: la famiglia e un doppiaggio magistrale
Il cuore della saga di Mafia è sempre stata la sua capacità di onorare i codici dei grandi film di gangster e di creare personaggi memorabili. Sotto questo aspetto, The Old Country centra il bersaglio. Enzo Favara è un protagonista sfaccettato e credibile, la cui evoluzione è scritta con maestria. Il cast di supporto è altrettanto solido, a partire dal carismatico Don Torrisi. Ogni personaggio è arricchito da dialoghi credibili e da un’espressività facciale notevole, resa possibile dalla tecnologia MetaHuman.

Sul fronte del doppiaggio, Hangar 13 compie una scelta coraggiosa e, per il pubblico italiano, assolutamente vincente. Sebbene sia disponibile una traccia in inglese con un forte accento italiano, la vera anima del gioco emerge con il doppiaggio integrale in lingua siciliana. Si tratta di un lavoro eccezionale, realizzato con una cura e una passione palpabili, che dona al gioco un’autenticità viscerale e un’immersione senza precedenti. Gli attori padroneggiano le sfumature del dialetto, rendendo ogni dialogo, ogni imprecazione e ogni sussurro incredibilmente veri. Consigliare di giocare in siciliano non è un’opzione, ma un obbligo per chiunque voglia vivere l’esperienza pensata dagli sviluppatori. È, senza dubbio, uno dei punti più alti della produzione.
Considerazioni finali
Mafia: The Old Country non è né una rivoluzione né un passo falso. È un ritorno alle origini sobrio e controllato, che sceglie la linearità per raccontare una storia densa e ben scritta, sostenuta da una direzione artistica elegante. Tuttavia, questa ambizione si scontra a tratti con un’esecuzione troppo cauta.

L’assenza di audacia nel level design e nell’atmosfera sonora impedisce al gioco di raggiungere quel respiro epico che meriterebbe. The Old Country è un racconto mafioso classico e curato, che delizierà gli amanti della narrazione e dei giochi d’azione vecchio stile. Gli manca però quella scintilla di genio che lo avrebbe consacrato nella leggenda.