
Whatsapp, scatta il monitoraggio (mistergadget.tech)
Il governo italiano ha preso una decisione importante, un messaggio chiaro e forte ai colossi della messaggistica criptata.
L’obiettivo è allineare piattaforme come WhatsApp, Signal e Telegram a regole più rigide, arrivando persino a prevedere un controllo diretto sui fornitori.
Durante una puntata di “Codice” su Rai 1, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha delineato la visione del governo: creare un’autorità pubblica, radicata all’interno del Ministero dell’Interno e supportata dalla Polizia Postale, che avrà il compito di monitorare, vigilare e sanzionare le app di messaggistica. L’intenzione è allineare questi servizi agli stessi obblighi che oggi gravano sulle compagnie telefoniche tradizionali.
Scatta il monitoraggio delle App di messaggistica
Piantedosi ha spiegato che il quadro normativo sta evolvendo rapidamente a livello europeo e internazionale. Il passo successivo sarà obbligare questi operatori internazionali, molti dei quali con sede al di fuori dell’Unione Europea, a stabilire presenze fisiche nei singoli Stati membri. Solo così, ha argomentato il Ministro, si potrà “radicare una giurisdizione che possa loro imporre degli atteggiamenti”, con la possibilità di applicare sanzioni che potrebbero arrivare fino all’interruzione del servizio.

La proposta del Viminale non è un fulmine a ciel sereno, ma si inserisce in un contesto globale di crescente preoccupazione per i rischi della cosiddetta “guerra ibrida”. La rete è diventata un campo di battaglia senza confini definiti, dove le interferenze digitali spaziano dallo spionaggio di reti civili allo sfruttamento strategico dei dati. “Avere dati è importante… è già una ricchezza di per sé anche in chiave strategica,” ha sottolineato Piantedosi, evidenziando il valore intrinseco delle informazioni nell’attuale scenario geopolitico.
La posizione del Ministro Piantedosi fa eco all’allarme lanciato dal Capo della Polizia Vittorio Pisani. Durante il Festival dell’Economia di Trento, Pisani aveva denunciato una disparità lampante tra le telecomunicazioni, già soggette a rigidi obblighi normativi, e i servizi digitali, ancora troppo liberi da vincoli. Barbara Carfagna, conduttrice di “Codice”, ha rincarato la dose ricordando come “per i servizi digitali non vi è un obbligo di conservare dati sull’identità reale degli utenti… neanche in caso di reati più gravi”.
Piantedosi ha prontamente risposto, confermando che questo è un nodo cruciale che il governo sta affrontando da anni, fin dall’affermarsi di queste reti digitali che svolgono funzioni comunicative analoghe a quelle tradizionali, ma con “policy aziendali completamente diverse, una disciplina normativa completamente diversa.” Il Ministro si è mostrato ottimista, prevedendo che “ci si arriverà ,” e che la comunità internazionale, in particolare quella europea, si sta muovendo in questa direzione, nella logica di “creare dei vincoli agli operatori che oggi ne sono privi”.
L’Italia, e con essa l’Europa, sembra decisa a stringere la morsa sulle app di messaggistica, ponendo fine a un’era di anarchia digitale in nome della sicurezza e della giustizia. Sarà interessante vedere come si evolverà questo braccio di ferro tra governi e giganti della tecnologia.