
Come l'App Store di Apple ha cambiato per sempre il software (nel bene e nel male) (mistergadget.tech)
Dall’iniziale rifiuto di Steve Jobs alla rivoluzione che ha messo “un’app per tutto” nelle nostre tasche, fino alle odierne battaglie legali. La storia di un’idea che ha democratizzato lo sviluppo ma che, al tempo stesso, ha creato un controverso monopolio.
È quasi impossibile immaginare la vita moderna senza le app per smartphone, eppure siamo andati a un passo da un universo alternativo in cui non sono mai decollate. Quando gli fu proposta per la prima volta l’idea di un negozio di applicazioni per l’iPhone, Steve Jobs la bocciò senza appello. Noto tanto per la sua visione quanto per il suo carattere, Jobs era convinto che permettere a sviluppatori esterni di creare app per iPhone avrebbe rovinato la semplicità e la sicurezza del dispositivo. La sua soluzione? Le “web app”, applicazioni eseguite all’interno del browser Safari.
Il primo iPhone, infatti, fu lanciato senza un App Store. Ma non passò molto tempo prima che Jobs, spinto dalle pressioni interne e dalla community di sviluppatori, fosse costretto a capitolare. Quel cambio di rotta, avvenuto nel 2008 con il lancio dell’App Store e dell’iPhone 3G, ha cambiato per sempre il modo in cui otteniamo e utilizziamo il software. Ecco come quella decisione ha trasformato le nostre vite digitali, nel bene e nel male.
Indice
La rivoluzione della semplicità
Prima degli app store centralizzati, scaricare un software, anche su un computer, era spesso un’avventura. Bisognava cercare il sito dello sviluppatore, sperare che il link per il download funzionasse e, soprattutto, incrociare le dita per non incappare in un malware mascherato dal programma desiderato. Era un campo minato.
L’App Store ha spazzato via tutto questo. Ha reso l’installazione e l’aggiornamento del software un’esperienza fluida, sicura e immediata, democratizzando al contempo lo sviluppo e scatenando un’esplosione di creatività.Improvvisamente:
- Installare era facile: bastava digitare un nome nella barra di ricerca e premere un pulsante.
- Aggiornare era automatico: niente più ricerche manuali di nuove versioni. Un unico pulsante si occupava di tutto.
- Sviluppare era possibile per tutti: per la prima volta, qualsiasi sviluppatore, dal singolo appassionato alla grande azienda, poteva mettere il proprio software a disposizione di milioni di utenti in tutto il mondo con una facilità senza precedenti.

Questo ha dato il via a un boom creativo che ha portato alla nascita dello slogan, iconico e veritiero, “C’è un’app per questo”.
Il rovescio della medaglia: il “giardino recintato” e le sue regole
Ma gli store centralizzati non sono nati per puro altruismo. L’App Store di Apple è una piattaforma incredibilmente redditizia, che genera per l’azienda di Cupertino decine di miliardi di dollari ogni anno. Questo perché Apple trattiene una commissione significativa (la cosiddetta “Apple Tax”) su ogni app venduta e su ogni transazione effettuata al suo interno.
Con il tempo, i lati negativi di questo modello, definito “walled garden” (giardino recintato), sono diventati sempre più evidenti.
- Libertà limitata per gli utenti: Su iOS, a differenza di Android, Windows o macOS, l’App Store è (al di fuori dell’UE) l’unico modo per installare applicazioni. Questo dà ad Apple un potere assoluto su ciò che può o non può essere eseguito su un dispositivo che l’utente ha pagato.
- Regole ferree per gli sviluppatori: Apple impone regole severe, e a volte arbitrarie, che hanno frustrato molti sviluppatori. In una causa legale del 2024, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha accusato Apple di aver usato queste regole per soffocare la concorrenza in settori come il cloud gaming, le “super app” e i portafogli digitali, dove l’azienda offre i propri servizi.

Un impero sotto assedio: le battaglie legali del presente
Oggi, l’impero dell’App Store è a un bivio, messo sotto pressione dalle autorità antitrust di tutto il mondo. Una storica decisione dell’Unione Europea del 2024, il Digital Markets Act (DMA), ha costretto Apple a consentire per la prima volta l’installazione di app store di terze parti sugli iPhone venduti nella regione, una crepa significativa nel suo giardino recintato.
Negli Stati Uniti, la battaglia legale con Epic Games (lo sviluppatore di Fortnite) ha costretto l’azienda a permettere metodi di pagamento alternativi all’interno delle app, un’altra spina nel fianco per il suo modello di business. Apple cede terreno solo sotto l’estrema pressione di governi e consumatori, e la resa dei conti, dopo anni di dominio incontrastato, sembra finalmente iniziata. L’era del controllo assoluto potrebbe essere vicina alla fine.