
Google è pericoloso, altro che sicurezza (mistergadget.tech)
Tutti siamo abituati a vedere ai colossi tech come Google come piattaforme perfettamente sicuro ma dobbiamo ricordare che niente, che abbia una connessione, è realmente salvo al 100%.
Un recente studio di Check Point, azienda leader nella sicurezza online, ha lanciato un chiaro segnale d’allarme. Le tendenze del phishing sono sempre più preoccupanti, con marchi colossali come Microsoft e Google che si trovano in cima alla lista dei brand più impersonati dai cybercriminali. Questo significa che i nomi di cui ci fidiamo di più sono proprio quelli usati per tenderci trappole online.
Immaginate di ricevere un’email che sembra provenire da Microsoft o Google, un messaggio che vi chiede di verificare i vostri dati o di risolvere un problema urgente. La scelta di fingersi aziende di questo calibro ha un obiettivo semplice ma efficace: costruire un’illusoria credibilità, rendendo estremamente difficile per l’utente medio sospettare di una potenziale frode. I cybercriminali sanno bene che la fiducia che riponiamo in questi giganti della tecnologia è un’arma potente. Impersonando questi brand, riescono a orchestrare truffe di phishing particolarmente insidiose, con il fine ultimo di rubare identità e denaro.
Altro che sicure: queste sono le piattaforme a cui fare più attenzione secondo i dati
La ricerca di Check Point ha stilato una classifica dei brand più sfruttati nelle campagne di phishing. Microsoft si conferma in testa con un preoccupante 25% delle impersonificazioni. Subito dopo, troviamo Google con un significativo 11%. Al terzo posto, ma non per questo meno rilevante, c’è Apple, che si aggiudica un 9%.

Un dato singolare è la risalita di Spotify, la celebre app di streaming musicale, sempre più diffusa anche tra i giovanissimi. Con un 6%, si posiziona al quarto posto, un campanello d’allarme per tutti gli abbonati e non. Anche Amazon è un bersaglio frequente, con le truffe di phishing che la sfruttano attestandosi intorno al 2%. Con percentuali simili, troviamo anche Booking, WhatsApp e Facebook.
Questo scenario ci ricorda che, essendo piattaforme come Microsoft 365, Gmail e iCloud al centro della nostra vita quotidiana, gli aggressori le vedono come porte d’accesso privilegiate a tutto, dalle credenziali aziendali ai dati personali. È quindi naturale che brand come Microsoft e Google siano costantemente nel mirino.
I ricercatori di Threat Intelligence di Check Point hanno chiarito un punto importante, che ci offre dettagli in merito: “Nel secondo trimestre del 2025, gli aggressori hanno raddoppiato gli sforzi per impersonare i marchi più affidabili al mondo, quelli su cui milioni di persone fanno affidamento ogni giorno. Dai giganti della tecnologia ai servizi di streaming e alle piattaforme di viaggio, nessun marchio digitale è immune alla contraffazione”.
Gli esperti di Check Point hanno aggiunto in relazione alla questione che: “Il settore tecnologico rimane l’obiettivo principale delle campagne di phishing. Con piattaforme come Microsoft 365, Gmail e iCloud al centro della vita digitale degli utenti, gli aggressori vedono questi marchi come porte d’accesso a tutto, dalle credenziali aziendali ai dati personali“.