
In cosa consiste e perché va pagata (mistergadget.tech)
Si parla nuovamente di una tassa sulla tecnologia che ovviamente sta preoccupando tutti ma è determinante capire bene di cosa si tratta.
A Bruxelles con la presentazione del bilancio pluriennale la Commissione europea sta valutando nuove vie per aumentare le proprie entrate a partire dal 2028. L’obiettivo è impegnativo, parliamo di generare tra i 25 e i 30 miliardi di euro all’anno, fondi vitali anche per ripagare il debito contratto in comune durante la pandemia.
Le proposte sul tavolo, emerse da una bozza di documento circolata nei giorni scorsi, suggeriscono una direzione inedita. Si parla, ad esempio, di un prelievo a livello europeo sui prodotti del tabacco, che attualmente sono tassati solo su base nazionale. Un’altra idea riguarda l’introduzione di una tassa sui rifiuti elettronici, una questione sempre più centrale nelle politiche ambientali e per l’economia circolare. Infine, si profila un’imposta sulle società che generano un fatturato superiore ai 50 milioni di euro all’interno dell’Unione.
Cos’è la nuova tassa sulla tecnologia che sembra sparita
Tuttavia, queste nuove ipotesi non sono esenti da critiche e stanno già creando qualche frizione tra gli stati membri. Paesi come Italia, Grecia e Romania hanno già sollevato perplessità riguardo a possibili nuove tasse sulle sigarette elettroniche. Dal nord Europa, la Svezia ha definito “completamente inaccettabile” l’idea di condividere con l’UE le entrate fiscali nazionali.

In questo quadro di trattative e potenziali veti, spicca una grande assente: la tanto discussa “digital tax”. Il piano, che sembrava ormai certo e mirato a colpire i giganti della tecnologia come Apple e Meta, è stato accantonato. Questo accantonamento arriva proprio mentre i negoziatori europei e statunitensi sono nelle fasi finali di un più ampio accordo commerciale. La mossa può essere letta come un gesto distensivo nei confronti di Washington e, di conseguenza, rappresenta una vittoria per le grandi aziende tecnologiche americane, come visto anche dal recente ricorso di Apple contro la maxi multa definita “senza precedenti”.
Questo non significa che i colossi del tech saranno completamente esentati. Se la proposta di tassare le aziende con un fatturato superiore ai 50 milioni di euro dovesse passare, anche i giganti del settore vi rientrerebbero. Tuttavia, non sarebbero più l’obiettivo singolo e specifico di un prelievo pensato appositamente per loro. Bisogna comunque ricordare che il documento da cui emergono queste informazioni è una bozza e la versione finale, che sarà presentata dalla Commissione, potrebbe ancora subire delle modifiche ma sicuramente possiamo concordare sul fatto che la questione è cambiata, un po’ come già avvenuto a dicembre sulla presunta tassa che doveva essere introdotta in Italia per la questione della connettività. Questo ci ricorda, ovviamente, che le cose possono subire modifiche sostanziali fino a quando non sono approvate in maniera ufficiale.