
La tassa sulla patente spaventa tutti (mistergadget.tech)
Sembra proprio che una decisione improvvisa stia per tradursi in una tassa obbligatoria sulla patente, un salasso economico su cui, purtroppo, non ci sarà scampo.
L’idea, è di agganciare questo nuovo pagamento direttamente al possesso della patente di guida. Un meccanismo che si preannuncia implacabile: se hai il documento, paghi. E qui sorge la prima, amara riflessione: cosa succederà a chi la patente la custodisce gelosamente nel portafoglio, usandola magari solo per pochi chilometri all’anno? La risposta, al momento, sembra non ammettere distinguo.
Si parla di una cifra non indifferente: 350 euro. Un importo che, in tempi di bilanci familiari già tirati, suona come una vera e propria mazzata. Ma a cosa si riferiscono esattamente questi 350 euro? L’analisi approfondita suggerisce che non si tratta di un costo annuale fisso, bensì di una spesa da affrontare in caso di necessità: il recupero dei punti della patente.
La tassa sulla patente spaventa tutti
Il Codice della Strada è chiaro: le infrazioni portano alla decurtazione dei punti. Se si azzerano, addio patente e via a un nuovo esame di guida, con tutto ciò che ne consegue in termini di tempo e costi. Per evitare questo scenario, esistono i corsi di recupero punti, ed è proprio qui che entra in gioco l’extratassa. Questi corsi, pensati per reintegrare i punti persi, diventeranno un onere economico non più trascurabile.

I costi attuali per il recupero dei punti sono già un impegno economico non da poco, ma le nuove direttive sembrano volerli rendere ancora più incisivi. Ad esempio:
- Per le patenti A e B, recuperare 6 punti con un corso di 12 ore ha un costo che si aggira sui 250 euro.
- Per le patenti C e D, rimettere in pari 9 punti con 18 ore di corso, il prezzo sale a 350 euro.
- Le patenti professionali come CQC e CAP B richiedono un investimento ancora maggiore, con corsi di 20 ore per 9 punti che possono superare i 400 euro.
Queste cifre, già di per sé consistenti, si traducono in una vera e propria “tassa sull’errore”. Ogni disattenzione al volante, ogni infrazione che comporta la decurtazione dei punti, si trasformerà in una spesa non solo per la multa, ma anche per il mantenimento del proprio diritto alla guida.
La logica dietro questa stretta è evidente: innalzare la soglia di attenzione dei guidatori. L’intento è quello di scoraggiare comportamenti superficiali o pericolosi che, lo ricordiamo, possono avere conseguenze drammatiche. Non si tratta più solo di evitare una multa per eccesso di velocità, ma di riflettere su tutte quelle condotte al volante che mettono a rischio non solo la propria vita, ma anche quella altrui.
La perdita dei punti è un campanello d’allarme, proporzionato alla gravità dell’infrazione. Con questi nuovi costi associati al recupero, il messaggio è forte e chiaro: ogni manovra avventata, ogni distrazione, non avrà solo un costo in termini di sanzione, ma inciderà pesantemente anche sul portafoglio, trasformando il recupero dei punti in una vera e propria “extra tassa” che nessuno potrà evitare. È un invito pressante a guidare con maggiore responsabilità, perché da oggi, ogni errore costerà caro.