
Nelle nuove schede grafiche NVIDIA RTX 50 manca una funzione fondamentale (mistergadget.tech)
Le nuove GPU promettono prestazioni da capogiro per il 4K e l’IA, ma NVIDIA ha fatto una scelta drastica: abbandonare il supporto a una tecnologia che ha fatto la storia del gaming su PC, deludendo una fetta importante di appassionati.
Le schede grafiche di nuova generazione NVIDIA della serie RTX 50 sono finalmente arrivate e stanno mostrando i muscoli. Con promesse di memoria GDDR7, supporto a PCIe 5.0 e l’introduzione del DLSS 4, queste GPU sono costruite per dominare i carichi di lavoro del gaming in 4K e dell’intelligenza artificiale come mai prima d’ora. Ma mentre NVIDIA accelera verso il futuro, sta anche lasciando per strada alcune tecnologie del passato. Un’omissione che, per una certa fetta di giocatori e sviluppatori, è un problema non da poco.
Con una mossa destinata a far discutere, NVIDIA ha deciso di abbandonare il supporto per le applicazioni CUDA a 32-bit, tagliando i ponti con una parte importante della storia del gaming su PC. Questa scelta, apparentemente tecnica, ha una conseguenza diretta e dolorosa per molti: la fine del supporto a PhysX accelerato via GPU per moltissimi titoli classici. Avete letto bene. L’azienda ha deciso di non rivolgersi più ai retrogamer o agli sviluppatori di nicchia, scommettendo tutto su un futuro dominato da ray tracing, rendering neurale e intelligenza artificiale generativa.
Un taglio netto con il passato
Senza troppi giri di parole, NVIDIA sta voltando le spalle a funzionalità considerate ormai “legacy”. La fine del supporto alle applicazioni CUDA a 32-bit è un segnale chiaro: la retrocompatibilità totale non è più una priorità assoluta. Per i giocatori, questo si traduce nell’impossibilità di sfruttare gli effetti PhysX avanzati in alcuni dei titoli più amati della loro epoca.
PhysX, un tempo fiore all’occhiello di NVIDIA, permetteva di simulare complesse interazioni fisiche (tessuti, detriti, fumo, fluidi) sfruttando la potenza della GPU. Giochi come Mirror’s Edge, Metro 2033, Batman: Arkham City e Borderlands 2 ne facevano un uso estensivo per creare mondi incredibilmente immersivi e dinamici. Tutto ciò si basava sull’elaborazione CUDA a 32-bit. Con l’architettura della serie RTX 50, quella capacità è stata rimossa a livello hardware.

Ciò significa che quegli effetti non funzioneranno più come prima. I giochi saranno ancora eseguibili, ma la fisica verrà gestita interamente dalla CPU (con un potenziale calo di prestazioni) o, in molti casi, gli effetti avanzati verranno semplicemente disattivati. La documentazione di NVIDIA conferma che si tratta di una limitazione hardware: non esiste una soluzione software per aggirare il problema. L’unico modo per godere di nuovo di quelle esperienze nella loro forma originale sarà mantenere una vecchia GPU installata nel proprio sistema.
Uno sguardo rivolto solo al futuro
La decisione di NVIDIA potrebbe sembrare un tradimento per alcuni, ma si riduce a una questione di priorità strategiche. Eliminare il supporto a tecnologie datate ha lo scopo di liberare spazio prezioso sul silicio, ridurre la complessità dei driver e ottimizzare l’architettura per i carichi di lavoro moderni. Questi carichi di lavoro sono l’inferenza IA, il ray tracing in tempo reale e l’upscaling neurale. La serie RTX 50, basata sulla nuova architettura “Blackwell”, è interamente proiettata sulle prestazioni di nuova generazione.
Le nuove schede sono equipaggiate con memoria GDDR7 per una larghezza di banda superiore e con lo standard PCIe 5.0 per una comunicazione più rapida con il resto del sistema. Ma la vera protagonista è senza dubbio la tecnologia DLSS 4, l’ultima evoluzione dell’upscaling basato su IA, che promette non solo più frame al secondo, ma anche immagini più nitide e intelligenti. In quest’ottica, sacrificare il supporto a vecchie applicazioni CUDA a 32-bit o al middleware PhysX potrebbe essere considerato un piccolo prezzo da pagare per spingere al massimo le nuove frontiere del gaming, dell’editing video 8K e del rendering neurale. Lasciamo a voi la valutazione finale su questo compromesso tra passato e futuro.