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Recensione Death Stranding 2: On The Beach, un capolavoro a metà

Il nuovo kolossal di Hideo Kojima arriva su PS5 con una veste grafica mozzafiato e un gameplay più accessibile, ma perde per strada parte dell’identità che aveva reso unico il primo capitolo.


Death Stranding 2: On the Beach
Death Stranding 2: On The Beach si dimostra un sequel eccellente ma profondamente diverso dal suo predecessore. Abbandonando parte della sua spigolosa unicità, il titolo offre un’esperienza più ritmata, accessibile e spettacolare, forte di un comparto tecnico mozzafiato e di un gameplay più vario e gratificante. Tuttavia, questa transizione verso un’anima più “mainstream” sacrifica la profondità di alcuni personaggi e la sfida delle solitarie traversate a piedi che avevano definito il primo capitolo. È un’opera consigliata a chi cerca un’avventura d’azione grandiosa e rifinita, ma potrebbe lasciare con l’amaro in bocca i puristi che si erano innamorati della ruvida e contemplativa personalità dell’originale.
Pro
+ Una realizzazione tecnica e artistica sbalorditiva, ai vertici su PS5.
+ Un ritmo dell’avventura principale nettamente migliorato.
+ Progressione più gratificante che incentiva le missioni secondarie.
+ Le fasi di azione e infiltrazione, ben realizzate e integrate.
+ Un finale emozionante e all’altezza delle aspettative.
+ Interpretazioni degli attori impeccabili (specialmente in lingua originale)
Contro
– Mancanza di vere e proprie innovazioni dirompenti.
– Personaggi secondari poco sviluppati e sottoutilizzati.
– Una trama principale più semplice e meno sorprendente.
– Consegne più facili che potrebbero deludere i fan del primo gioco

Sono passati sei anni dall’uscita del primo Death Stranding e ora PlayStation e Kojima Productions sono tornate con il secondo episodio, sottotitolato On The Beach. La “Spiaggia”, per chi non lo ricordasse, è quel luogo liminale che collega il mondo dei vivi a quello dei morti, nato in seguito alla catastrofe del Death Stranding.

Se nel primo gioco Sam Porter (Norman Reedus) aveva attraversato gli Stati Uniti per riconnettere il paese, la sua missione ora si espande: deve portare la rete chirale ai sopravvissuti del Messico e dell’Australia. Come promemoria, Death Stranding 2 uscirà il 26 giugno in esclusiva su PS5. Per completare l’avventura principale, esplorando con calma, ci sono volute circa 40 ore.



Una narrazione meno incisiva

Fin da subito si percepisce una chiara intenzione: con questo sequel, Kojima ha chiaramente voluto creare un’opera più accessibile e meno divisiva rispetto al primo Death Stranding. Questo si avverte non solo nel gameplay, ma anche nella scrittura. Sebbene la narrazione mantenga una certa complessità, le tematiche sono più dirette e la posta in gioco più semplice, anche se a tratti il tutto assume contorni quasi macchiettistici (sì, Higgs, stiamo pensando a te).

Siamo onesti: Death Stranding 2 ci lascerà un ricordo meno indelebile del suo predecessore, soprattutto a causa della scrittura dei personaggi secondari. In questo episodio Sam è costantemente circondato dall’equipaggio della Magellan, la sua base operativa mobile, dove troviamo Fragile (Léa Seydoux), Tomorrow (Elle Fanning) e altri. Il problema è che è difficile affezionarsi a loro. Le interazioni con i membri dell’equipaggio servono quasi esclusivamente a mandare avanti la trama principale. Non esistono dialoghi opzionali per approfondire i rapporti, e l’unico con cui si scambia qualche parola in più è Dollman (un pupazzo animato in stop-motion), i cui dialoghi servono per lo più come tutorial o riassunto degli eventi.

Una narrazione meno incisiva (mistergadte.tech)

Questo cast corale rappresenta un’occasione mancata, specialmente se confrontato con la profondità dei personaggi del primo capitolo. Nonostante ciò, siamo rimasti toccati da due nuove figure, Neil e Lucy, interpretate magnificamente (soprattutto in lingua originale) da Luca Marinelli e Alissa Jung, anche se la loro storia avrebbe meritato più spazio. Fortunatamente, il finale vero e proprio del gioco ci ha regalato quello slancio emotivo che speravamo di trovare per tutta la durata dell’avventura.

Ritmo e progressione migliorati

Un grande pregio di Death Stranding 2 va però riconosciuto: l’avventura principale è molto più ritmata rispetto al predecessore. Superate le prime ore, che fungono da tutorial accelerato, il gioco trova un ritmo di crociera eccellente. Sebbene si continui a fare consegne, tra una missione e l’altra si viene spesso richiamati sulla Magellan per assistere a una cutscene che porta avanti la storia. La genialità sta nel fatto che la Magellan può teletrasportarsi: non importa dove ti trovi, puoi tornare alla base in un istante, senza lunghe e noiose scarpinate.

Ritmo e progressione migliorati (mistergadte.tech)

Inoltre, la progressione è molto più gratificante. Quasi ogni nuovo livello di reputazione con i “Prepper” (i committenti delle consegne) sblocca una ricompensa che vale lo sforzo: varianti di armi, potenziamenti per l’equipaggiamento o oggetti completamente nuovi. Questo incentiva a completare le missioni secondarie, che a loro volta sono più curate e spesso accompagnate da piccole sotto-trame.

Gameplay: sempre più costruttori, meno corrieri

Il loop di gameplay basato sulla pianificazione degli itinerari e l’ottimizzazione dei carichi torna in grande stile, ma con importanti novità. La più grande è l’introduzione delle monorotaie: non solo sono un modo rapido e divertente per spostarsi, ma permettono di trasportare carichi enormi, molto più di un camion. Si aggiungono anche le miniere, dove è possibile scambiare cristalli chirali per grandi quantità di materiali, essenziali per costruire strade e monorotaie.

Gameplay: sempre più costruttori, meno corrieri (mistergadte.tech)

L’Australia, la nuova mappa, offre un’ambientazione vasta, varia e visivamente stupenda. Tuttavia, le calamità naturali come inondazioni e terremoti, presentate come una delle grandi novità, hanno un impatto deludente e raramente rappresentano una vera minaccia. La vera differenza rispetto al passato è un’altra: nel complesso, i momenti passati a faticare a piedi sono molto più rari, segnando una netta differenza con Death Stranding 1. Si passa la maggior parte del tempo a bordo di veicoli, il che può essere visto come una continuazione logica del comfort acquisito nel finale del primo gioco, ma potrebbe deludere i puristi che amavano la sfida fisica delle traversate.

Metal Gear Stranding: l’azione in primo piano

Questa enfasi sul comfort è bilanciata da un’altra novità: il peso dato alle fasi di azione e infiltrazione. Non sorprenderà nessuno, ma queste sezioni, figlie dell’esperienza di Kojima con Metal Gear, sono un successo. Il level design delle basi nemiche è ottimo, gli effetti sonori e visivi gratificanti e il gunplay, grazie al feedback del DualSense, è solido.

Metal Gear Stranding: l’azione in primo piano (mistergadte.tech)

Queste fasi non solo spezzano il ritmo, ma si integrano bene con l’anima del gioco, grazie a un’interfaccia pensata per gestire rapidamente il carico anche durante i combattimenti. L’unico difetto è una ruota delle armi poco pratica, che tende a spezzare l’azione nei momenti più concitati.

Tecnica e direzione artistica: un nuovo standard per PS5

Concludiamo con l’elefante nella stanza: la grafica. Senza troppi giri di parole: Death Stranding 2 è semplicemente sontuoso. Tecnicamente, su PS5 in modalità Qualità (30 FPS), il gioco è superbo, con un livello di dettaglio e una distanza visiva impressionanti. La direzione artistica è magistrale, con inquadrature e scenografie mozzafiato, e la colonna sonora, frutto della rinnovata collaborazione con Woodkid, crea una simbiosi perfetta tra suono e immagine.

Tecnica e direzione artistica: un nuovo standard per PS5 (mistergadte.tech)

In modalità Performance (60 FPS), purtroppo, la situazione peggiora: un fastidioso effetto di sfocatura rovina la resa visiva, soprattutto sugli sfondi. Su PS5 Pro, invece, si ottiene il meglio di entrambi i mondi, con una fluidità a 60 FPS che mantiene quasi la stessa qualità grafica della modalità a 30 FPS.


Considerazioni finali

Come il suo predecessore, Death Stranding 2 è un gioco che dividerà, ma per ragioni diverse. Kojima Productions ha creato un’opera più accessibile e spettacolare, che però perde parte della ruvidità e dell’unicità che avevano reso grande il capitolo del 2019.

Considerazioni finali (mistergadte.tech)

Ciò che perde in “personalità”, lo guadagna in ritmo e varietà. La progressione è più stimolante, le fasi d’azione sono un’ottima aggiunta e tecnicamente è un’opera che lascia a bocca aperta. Death Stranding 2 è un gioco eccellente, ma gli manca forse quella scintilla di audacia per essere un capolavoro indimenticabile come il primo.

Riccardo Ferrari

Studente di farmacia di giorno e scrittore di notte. Caporedattore, coordinatore e gestore delle componenti social e di pubbliche relazione di una piccola realtà: Natural Born Gamers. Nato con un joypad della prima PlayStation in mano e cresciuto con Final Fantasy, Metal Gear Solid e Resident Evil. Da lì non ha mai abbandonato il mondo videoludico, ho abbracciato anzi nuove passioni come il cinema, le serie tv ed il mondo della tecnologia.

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Riccardo Ferrari

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