Dreame L40s Pro Ultra usa anche l'AI per riconoscere gli oggetti (mistergadget.tech)
Nell’ormai affollatissimo mercato dei robot aspirapolvere il 2025 ha portato due parole d’ordine: autonomia autentica e gestione completa del lavaggio. Non basta più «mappare» o «aspirare»: chi investe cifre importanti chiede che il dispositivo lavori davvero al posto nostro, si arrangi con la polvere, lavi i pavimenti senza combinare guai e lo faccia senza richiedere continue attenzioni.
Dreame, marchio che in pochi anni è passato da outsider a protagonista della pulizia domestica smart, rilancia con L40s Pro Ultra, pacchetto completo da 899 euro pensato per utenti esigenti, magari con casa su più livelli e poco tempo per la manutenzione quotidiana. Dopo tre settimane di test intensivo fra parquet delicato e vecchie piastrelle in gres, ecco com’è andata davvero.
Quando si sceglie un robot aspirapolvere vicino ai novecento euro non si cerca solo efficienza, ma un oggetto che stia bene in salotto senza sembrare un elettrodomestico del secolo scorso. Il Dreame L40s Pro Ultra centra l’obiettivo grazie a linee essenziali, finitura lucida in bianco o nero e un diametro di 35 cm che, insieme ai 10,3 cm di altezza, gli consente di infilarsi sotto la maggior parte dei mobili. I materiali plastici sono solidi, gli incastri perfetti, e i 4,23 kg del robot comunicano subito robustezza.
La base di ricarica sorprende per lo sviluppo verticale: è snella in pianta ma alta quasi come uno sgabello. Il vantaggio è pratico: serbatoi dell’acqua (pulita e sporca) grandi, sacchetto per la polvere in stile aspirapolvere tradizionale e autonomia di settimane senza interventi umani. Con i suoi 9 kg, la «torre» resta ben ferma anche durante le fasi più rumorose, come lo svuotamento del serbatoio interno.
Sotto il cofano lavora un motore capace di 19 000 Pa; numeri alla mano siamo fra i più potenti oggi in commercio. L’energia arriva da una batteria da 5 200 mAh che, in condizioni reali, regala fino a 190 minuti di attività continua. Il rumore durante la pulizia si mantiene su livelli urbani (il produttore non dichiara i dB esatti), mentre la fase di auto-svuotamento è decisamente più energica ma dura pochi secondi. Capitolo specifiche formali: serbatoio polvere interno da 350 ml (svuotato in automatico), serbatoio acqua da 80 ml per il lavaggio; Dreame non indica la capacità dei serbatoi nella base né il consumo energetico della stessa.
Un robot di fascia alta si giudica soprattutto da come pulisce. Qui il L40s Pro Ultra mostra perché Dreame parla di soluzione «Pro». Il sistema di spazzole include un rullo centrale in gomma con dentellatura anti-groviglio e una laterale a setole morbide che convoglia detriti e polvere verso l’aspirazione centrale. Su parquet ha lavorato in maniera garbata, senza graffi né eccesso d’acqua; sulle piastrelle, dove la polvere tende ad annidarsi nelle fughe, ha sfoderato tutta la potenza di aspirazione, rimuovendo anche residui di sabbia portata in casa dai cani dopo la passeggiata.
Il lavaggio merita un capitolo a parte. Il panno in microfibra è montato su un braccio che si estende lateralmente di qualche centimetro, soluzione semplice ma geniale per raggiungere gli angoli interni dei battiscopa. La quantità d’acqua può essere lasciata in gestione automatica – il robot dosa in base a materiale e livello di sporco rilevato – oppure regolata manualmente dall’app. Interessante la possibilità di usare detergente senza schiuma, inserito in un piccolo serbatoio dedicato dentro la base: libertà totale di scelta e costi ridotti rispetto alle cartucce proprietarie di alcuni concorrenti.
Sul fronte «peli e capelli», grazie alla spazzola centrale in gomma il rischio di blocchi è calato sensibilmente rispetto ai modelli Dreame di due generazioni fa. Qualche ciocca lunga può ancora aggrovigliarsi, ma l’operazione di rimozione richiede pochi secondi e non serve smontare metà robot.
La base è il punto che trasforma un buon robot in un assistente domestico quasi autonomo. Dreame ha scelto componenti capienti: serbatoio acqua pulita da 4,5 litri, sporca da 4,0 litri (dati dichiarati), sacchetto polvere da 3 litri e unità di asciugatura a caldo del panno dopo ogni ciclo.
Il giro completo – svuotamento, lavaggio panno, riempimento acqua e asciugatura – dura otto minuti esatti nei nostri test; si può programmare la frequenza fra un ciclo e l’altro, ottimo se in casa vivono animali. Il consumo energetico della base non è specificato ufficialmente, ma nelle prove con presa smart si è attestato in media sotto i 40 Wh per ogni procedura completa.
L’unica vera pecca riguarda l’altezza complessiva: chi ha mensole basse o termosifoni sporgenti dovrà scegliere con cura la posizione. In compenso la manutenzione è ridotta all’osso: svuotare il serbatoio dell’acqua sporca prima che inizi a emanare cattivi odori e sostituire il sacchetto ogni tre-quattro settimane, a seconda della metratura.
L’app Dreamehome non vince premi di design, mostra chiaramente le sue origini cinesi in una traduzione talvolta letterale, ma compensa con funzioni avanzate e mappe estremamente precise. La prima scansione, grazie alla torretta LiDAR e alle due telecamere frontali abbinate a LED, ha impiegato meno di cinque minuti per 85 mq.
Il risultato è una mappa in 3D con pareti riconosciute al millimetro e ostacoli catalogati (cavi, scarpe, ciotole del gatto). Si possono gestire più piani, fino a quattro, anche se il robot va spostato manualmente.
Programmare la pulizia è semplice: orari, zone, numero di passate, intensità di aspirazione e di acqua, scelta o meno del detergente. Chi preferisce i comandi vocali trova piena compatibilità con Amazon Alexa e Google Home; l’integrazione HomeKit non è prevista. Interessante la funzione di sorveglianza remota: si attiva la videocamera sul paraurti e si «guida» il robot alla ricerca di animali o finestroni lasciati aperti. Il flusso video non è in full HD, ma sufficiente per un controllo d’emergenza.
Un plauso va agli aggiornamenti OTA: al primo avvio abbiamo ricevuto una patch firmware corposa che ha migliorato l’algoritmo di riconoscimento tappeti e altri miglioramenti di cui ignoriamo il contenuto. L’installazione è stata completamente automatica.
Il segmento premium oggi vede in campo Ecovacs T80 OMNI, Roborock Qrevo S5V e iRobot Roomba Combo j9+. Tutti hanno stazione base completa e funzioni di lavaggio, ma si differenziano per potenza e software.
Ecovacs punta su un rullo di lavaggio rotante, efficace ma meno adatto ai tappeti spessi; Roborock offre un’app leggermente più rifinita, ma rinuncia al detergente personalizzato; iRobot mantiene l’esperienza software migliore del settore, però la potenza di aspirazione è inferiore e il prezzo supera i mille euro.
Dreame L40s Pro Ultra si piazza a metà, con una combinazione convincente di potenza, gestione del lavaggio e autonomia, a un prezzo che resta sotto il tetto psicologico dei mille, quello consigliato è di 899 euro. Puoi trovare Dreame L40s Pro Ultra su Amazon, oppure nei negozi di elettronica.
Dopo tre settimane di uso quotidiano, il verdetto è chiaro: chi cerca un robot davvero «installa e dimentica» troverà in questo modello un alleato affidabile. Non è perfetto – l’app va snellita, la base è alta e lo svuotamento fa rumore – ma il bilancio pende nettamente a favore di comodità e risultati.
L’investimento ha senso soprattutto per chi ha superfici miste, animali in casa o semplicemente zero voglia di gestire sacchi di polvere e panni sporchi ogni due giorni. In caso contrario, un modello senza base di lavaggio potrebbe bastare, ma parliamo di un modo a parte, di categoria inferiore.
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