Recensione The Midnight Walk: Un’avventura tra sogni e incubi (mistergadget.tech)
Un’esperienza visiva e sensoriale unica, dove la claymation incontra il gioco stealth e l’horror psicologico
The Midnight Walk è uno di quei titoli che non passano inosservati. Non solo per la sua estetica fuori dal comune, ma per come riesce a fondere il linguaggio visivo delle fiabe dark con un gameplay sorprendentemente teso e atmosferico. Se amate l’animazione in stop-motion o siete cresciuti con i film di Tim Burton, questo gioco potrebbe sembrarvi familiare… almeno fino a quando non vi troverete nascosti in un armadio a trattenere il respiro.
Realizzato dagli autori di Lost in Random, The Midnight Walk si presenta come un’avventura narrativa divisa in sei capitoli, ciascuno con una propria ambientazione, personaggi e micro-storia, ma tutti legati dal tema ricorrente della luce e dell’oscurità. E ciò che il gioco fa con questi due elementi è davvero notevole.
In The Midnight Walk impersoniamo il misterioso Burnt One, accompagnati dal nostro curioso compagno di viaggio Potboy: una creatura antropomorfa con una fiamma al posto della testa, utile tanto per illuminare il cammino quanto per risolvere enigmi ambientali.
Il nostro obiettivo è raggiungere la leggendaria Moon Mountain, che domina l’orizzonte di ogni livello come un faro misterioso. Ogni capitolo si snoda lungo un tratto della “Midnight Walk”, una sorta di strada mistica dove incontriamo personaggi ricorrenti e surreali, come il Soulfisher che suona il banjo e la guida a due teste Soothsayer. Questo tratto narrativo funge da spina dorsale tra un capitolo e l’altro, arricchendo l’avventura di una dimensione quasi spirituale.
Il gioco riesce a creare un’atmosfera da road trip onirico, in cui ogni tappa è un’immersione nella cultura e nella storia di una città immaginaria.
Non lasciatevi ingannare dall’aspetto artistico: The Midnight Walk è molto più di una semplice esperienza narrativa. Il gameplay alterna fasi esplorative, enigmi ambientali e sezioni stealth particolarmente ansiogene.
Potboy è la chiave per la risoluzione di molti puzzle: può essere comandato a distanza per accendere candele, attivare piattaforme e sbloccare passaggi segreti. Tuttavia, il suo sistema di movimento non è sempre preciso, e capita che resti bloccato dietro elementi dello scenario.
Più avanti nel gioco si sblocca anche un “lanciatore di fiammiferi”, utile per attivare fuochi da lontano e compensare le limitazioni di Potboy. Ma nel complesso, gli enigmi sono piuttosto semplici e non evolvono mai in qualcosa di veramente complesso, lasciando una certa sensazione di potenziale inespresso.
La vera sorpresa arriva nelle sezioni stealth. Le creature da cui bisogna nascondersi – come i Crawlers con i volti cuciti – sono tra le più disturbanti viste di recente in un videogioco. Non si tratta di horror splatter, ma di un terrore sottile e psicologico, amplificato da un comparto audio curato e da un uso intelligente della luce come meccanica di gioco.
La furtività è semplice, ma funziona: possiamo abbassarci, nasconderci in armadi e capire se siamo visibili in base al livello di oscurità dello schermo. In alcune fasi dovremo persino chiudere gli occhi per amplificare l’udito e individuare oggetti invisibili. In un enigma particolarmente riuscito, per superare una creatura dovremo guardarla direttamente e poi sbattere le palpebre… un’idea geniale che sfrutta la psicologia della paura in modo innovativo.
Il punto di forza assoluto di The Midnight Walk è la sua direzione artistica. Ogni creatura e ambientazione è realizzata in claymation e animata in stop-motion, creando un effetto straniante e affascinante. L’estetica richiama per certi versi Nightmare Before Christmas, ma riesce a essere comunque originale, con un mix bizzarro tra oggetti del mondo reale – come tazze da tè, vecchie scarpe o libri – e scenari surreali e inquietanti.
Ogni capitolo ha un’identità visiva distinta, e spesso ci si ritrova a esplorare solo per il piacere di osservare ogni dettaglio ambientale. In una sezione ambientata in una grotta, ad esempio, scopriamo che delle finestre non sono altro che il fondo di una bottiglia di vetro, perfettamente integrata nel paesaggio.
The Midnight Walk non è un gioco particolarmente longevo: la durata si aggira intorno alle cinque ore, e gli ultimi due capitoli appaiono più brevi e meno curati rispetto ai primi, dando l’impressione di una seconda metà un po’ affrettata. Anche il valore di rigiocabilità è limitato, sebbene si possano raccogliere collezionabili, vinili e registrazioni audio da riascoltare all’interno di Housy, una simpatica “casa-compagno” dove conserviamo tutto il nostro inventario.
Nonostante ciò, la colonna sonora è di altissimo livello, capace di passare con naturalezza da momenti dolci e sognanti a passaggi più oscuri e ansiogeni, accompagnando sempre con coerenza ciò che accade su schermo.
The Midnight Walk è un’esperienza breve ma intensa, capace di mescolare narrazione, atmosfere dark, puzzle e stealth in un modo unico. Nonostante alcuni limiti tecnici e una parte finale meno ispirata, resta un piccolo gioiello artisticoche merita attenzione, specialmente per chi ama i giochi sperimentali e visivamente fuori dagli schemi.
Non dimenticherete facilmente le creature che avete incontrato lungo la strada della mezzanotte.
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