
Whatsapp, ora spetta il rimborso: cifra record (Mistergadget.tech)
Siamo ormai abituati a sentir parlare di attacchi informatici, un argomento che ricorre frequentemente nelle notizie.
Eppure, quando un evento di questa portata ci tocca da vicino, la paura si fa sentire in modo impegnativo. Apprendere che un attacco informatico ha interessato WhatsApp, un’applicazione che per molti è di uso quotidiano, è quindi allarmante. La preoccupazione per i dati personali, le fotografie custodite, i documenti importanti e le conversazioni private condivise è assolutamente comprensibile e diffusa.
WhatsApp è stato in passato vittima di un significativo attacco perpetrato dallo spyware Pegasus. Di conseguenza, si sono innescate una serie di reazioni a catena piuttosto complesse, considerando che stiamo parlando di una delle applicazioni di messaggistica più utilizzate e popolari a livello globale.
Attacco a Whatsapp, dati a rischio e risarcimento
L’origine di questa vicenda risale a circa sei anni fa, quando gli ingegneri di WhatsApp rivelarono e bloccarono un attacco sferrato dalla società NSO Group attraverso una specifica vulnerabilità . Questa falla di sicurezza, una volta sfruttata, consentiva a Pegasus, nel momento in cui veniva effettuata una chiamata, di rispondere all’insaputa dell’utente.

Si trattava di una questione estremamente delicata, di portata veramente vasta e dalle implicazioni significative. In sostanza, lo spyware era in grado di accedere a qualsiasi dato presente all’interno del telefono della vittima: messaggi di testo, email, informazioni personali, fotocamera e microfono. Questo è stato uno dei colpi più gravi nella storia della sicurezza informatica. Proprio per questa ragione, è stato stabilito un risarcimento. Parliamo di una questione delicata e importante sia per gli utenti, che hanno visto la propria privacy violata, sia per l’azienda stessa, che ha dovuto affrontare un lungo percorso legale per ottenere giustizia.
Meta, la società madre di WhatsApp, ha annunciato la propria intenzione di fare tutto il possibile per incassare nel più breve tempo possibile l’importo stabilito dal tribunale e che l’obiettivo primario è quello di devolvere integralmente tale somma ad aziende e organizzazioni che si dedicano alla difesa dei diritti digitali e alla protezione della privacy online. L’azienda, inoltre, si impegnerà ulteriormente per rafforzare le proprie difese e implementare misure di sicurezza ancora più stringenti, proprio per scongiurare il ripetersi di eventi simili in futuro.
La società NSO Group, attraverso un proprio portavoce, ha dichiarato che analizzerà attentamente tutti i dettagli della sentenza per valutare eventuali ulteriori azioni legali. Dobbiamo prestare la massima attenzione e, soprattutto, comprendere che anche laddove si parli di grandi aziende che investono ingenti risorse nella sicurezza, è sempre necessario mantenere un elevato livello di guardia. Anche se ci troviamo di fronte a condizioni che appaiono sicure e protette, possono sempre celarsi delle vulnerabilità , delle “finestre” che aprono la strada a individui malintenzionati e che, di conseguenza, possono dare origine a situazioni molto gravi e dannose per la nostra sicurezza digitale.