
Whatsapp: se hai queste chat sei inchiodato subito (Mistergadget.tech)
Quando si parla di controlli fiscali: è chiaro che tutti gli utenti sono preoccupati da quelli che possono essere i risvolti e le disattenzioni.
Un punto a cui porre particolare attenzione è sicuramente come il fisco possa utilizzare, come prova durante i suoi controlli, anche le chat di WhatsApp o un semplice screenshot. Questo è un dato da non sottovalutare; si parla di una novità forte rispetto a tutti gli effetti di quello a cui siamo abituati.
Infatti, normalmente gli utenti non sanno che c’è questa possibilità. Invece, i controlli si scaldano: l’Agenzia delle Entrate, ma anche la Guardia di Finanza, possono impiegare una chat di WhatsApp o anche semplicemente una sua fotografia. La lotta all’evasione fiscale si è intensificata negli ultimi anni, ed è anche vero che, appunto, gli utenti hanno diversificato i modi e gli strumenti a loro disposizione. Quindi è chiaro che anche il fisco adotta tutte le vie possibili per tenere a bada le condizioni fraudolente.
Fisco, i controlli possono avvenire anche su Whatsapp
Le conversazioni e i messaggi possono essere utilizzati dall’amministrazione tributaria per individuare coloro che evadono il fisco o magari hanno dei redditi non dichiarati. Per questo motivo, le chat possono essere utilizzate come prova. La questione, così anomala per molti utenti, è stata chiarita dalla Corte di Cassazione con la sentenza 12504 del 2025, che ha stabilito che anche senza la disposizione di un controllo tramite intercettazione, chat e foto WhatsApp possono essere una prova legale; possono, quindi, essere utilizzate a patto che chiaramente siano reali e non venga messo in discussione l’autenticità delle stesse.

Questo vuol dire, in termini pratici, che i messaggi che scambiamo su WhatsApp possono diventare una prova chiaramente identificabile. Ma perché il fisco si interessa a questo aspetto? Perché di fatto ci può essere una prova documentata, magari, di condizioni che di fatto differiscono rispetto a quelle che vengono dichiarate dall’utente, quindi sono la prova esplicita di condotte opache.
Al di là di tutto l’aspetto propriamente legale e, soprattutto, ovviamente di quello che riguarda la criticità o meno delle conversazioni e della valutazione che viene fatta di queste, è importante capire come muoversi. Questa sentenza sottolinea l’importanza di una gestione prudente delle comunicazioni digitali, anche quelle apparentemente private come le chat di WhatsApp. Le conversazioni, anche quelle eliminate, potrebbero essere utilizzate in sede di accertamento tributario se acquisite in modo legittimo e se ne viene provata l’autenticità.