In un momento di ripresa del mercato della tecnologia, l’UE ha deciso di introdurre nuove etichette energetiche per smartphone e tablet di piccole dimensioni. Con l’obiettivo principale di una maggiore trasparenza, siamo davanti a una svolta nella vendita dei dispositivi più utilizzati nel mondo?
Le etichette energetiche sono strumenti standardizzati, introdotti nell’Unione Europea, che forniscono ai consumatori informazioni chiare e immediate sull’efficienza energetica e sui consumi di determinati prodotti. Nascono per aiutare gli acquirenti a fare scelte più consapevoli, verso i prodotti che consumano meno energia e che permettono di risparmiare sulle bollette e ridurre l’impatto ambientale.
Hanno subito dei cambiamenti dalla loro forma originale, ad esempio con la semplificazione del 2021, che ha eliminato le classi “plus” (come A+++), che confondevano ulteriormente le già complesse classificazioni presenti.
Il rapido superamento dei dispositivi da parte di modelli più recenti e la crescente difficoltà nel ripararli sono i fattori principali che hanno mosso il mercato verso una ripresa (a favore delle big tech). Ed è proprio per affrontare queste problematiche che la nuova regolamentazione europea stabilisce specifici requisiti minimi di progettazione. Nello specifico, i produttori di smartphone e tablet dovranno assicurare la disponibilità dei pezzi di ricambio considerati essenziali e critici entro un massimo di 10 giorni lavorativi e per un periodo che si estende fino a sette anni dopo che il prodotto è stato ritirato dal mercato.
Questa misura rappresenta un primo passo concreto per rendere effettivo il cosiddetto “diritto alla riparazione”, promosso con vigore dalle associazioni dei consumatori e dai gruppi ambientalisti. Con il fine di concedere agli utenti la possibilità di riparare o sostituire autonomamente e in modo accessibile i componenti difettosi dei propri dispositivi elettronici, riducendo la dipendenza esclusiva dai servizi di assistenza offerti dai produttori.
La decisione di applicare etichette energetiche agli smartphone non si tratta di un fulmine a ciel sereno, anche se degno di molta rilevanza. La decisione della Commissione di Bruxelles è un ulteriore passo avanti di un percorso normativo che nasce con la Direttiva Ecodesign (attiva dal 2009 e ampliata nel 2017), che ha già imposto standard di efficienza per numerose categorie di prodotti.
Il ragionamento dietro l’introduzione di queste regolamentazioni è che la maggiore consapevolezza dei propri acquisti, ottenuta dalla maggiore trasparenza, riduce la quantità di rifiuti elettronici destinati allo smaltimento. Per non parlare delle emissioni indirette associate a questo processo. Il fine ultimo è quindi allungare il ciclo di vita dei prodotti, portandoci a riparare i nostri smartphone invece di sostituirli con una media di 2-3 anni, invece di acquistarne uno ricondizionato.
Lo scorso anno, le rilevazioni di Canalys hanno indicato che la crescita complessiva delle vendite in termini di volume è stata del 5%. Un incremento trainato in particolare dalla forte domanda per i dispositivi di fascia premium, con oltre 41 milioni di unità acquistate dai consumatori il cui prezzo di listino era pari o superiore a 800 euro. Porzione di mercato ovviamente dominata dai marchi Apple e Samsung.
Secondo gli analisti di settore, buttando un’occhio in avanti al 2025, la previsione è di un forte impatto delle normative europee in materia di progettazione ecocompatibile (regolamenti UE 2024/1781 e 2023/1670) sull’economia di questo mercato. I regolamenti infatti trasferiscono una maggiore responsabilità ambientale direttamente sui produttori, che saranno tenuti a garantire la manutenzione, gli aggiornamenti e un adeguato smaltimento dei loro prodotti, rispettando standard temporali e qualitativi ben definiti.
È fissata per il 20 giugno 2025 la data di introduzione delle etichette energetiche per smartphone e tablet venduti all’interno dell’Unione Europea, anche di produttori extra Ue. Esse, sia in formato elettronico che cartaceo, forniranno informazioni sull’efficienza energetica, la durata della batteria, la riparabilità e la durata del software. Cosa molto importante: conterranno una valutazione sulla “riparabilità” del dispositivo (evidenziato con una scala da 0 a 10).
Le prestazioni energetiche saranno espresse attraverso un sistema di classificazione che va dalla A alla G, simile a quello già in uso attualmente per gli elettrodomestici. Particolare attenzione sarà riservata alle batterie: l’etichetta includerà infatti il numero di cicli di ricarica completi prima che la batteria scenda sotto l’80% della sua capacità originaria (il valore minimo richiesto è di 800 cicli), il tempo necessario per la ricarica completa espresso in minuti e la capacità residua della batteria dopo 500 cicli, dato quest’ultimo che fornirà un’indicazione più concreta sulla durabilità reale nel tempo del dispositivo.
Presente anche un codice QR che, una volta scansionato, ti darà accesso a ulteriori dettagli sul dispositivo, come specifiche e test. Le nuove regole si applicheranno a tutti i telefonini e i tablet con schermo fino a 17,4 pollici, inclusi gli apparecchi cordless e i feature phone, mentre saranno esenti (almeno per ora) i dispositivi con display arrotolabile, ancora non diffusi sul mercato. I tablet con sistema operativo Windows saranno regolati separatamente, nel quadro delle norme previste per i computer mentre saranno esclusi dal provvedimento i dispositivi già presenti sul mercato prima dell’entrata in vigore dello stesso.
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