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L’AI ti spia, c’è solo un modo per proteggere i tuoi dati: fallo prima che sia tardi

La diffusione capillare dell’intelligenza artificiale inizia a preoccupare gli utenti che ormai la trovano praticamente dappertutto e quindi iniziano a farsi domande sulla propria sicurezza personale.

Sicuramente siamo entrati in una nuova era: l’intelligenza artificiale sta progressivamente prendendo il sopravvento e quindi si sta diffondendo in maniera capillare. Abbiamo visto infatti l’introduzione in Meta sui vari social e quindi anche all’interno di WhatsApp, abbiamo visto la diffusione di strumenti come Gemini, ChatGPT e simili che servono ovviamente molto come supporto al lavoro, all’operatività quotidiana, ma anche allo svago e al divertimento.

Basti pensare al trend che si è diffuso rapidamente sul web e che ha portato una marea di fotografie generate proprio attraverso la IA. La cosa importante oggi è comprendere però come ci stiamo muovendo, che cosa significa tutto questo e dove andremo in futuro. Queste premesse sono obbligatorie perché molto spesso, quando ci sono dei nuovi strumenti a cui ci affacciamo per la prima volta, rischiamo di commettere degli errori non tanto nell’utilizzo quanto nella diffusione di dati personali e sensibili che possono diventare chiaramente in futuro un principio di pericolo.

L’AI memorizza tutti i tuoi dati: come proteggersi

Basti pensare che proprio con l’applicazione di ChatGPT abbiamo condiviso in massa fotografie personali e quindi di fatto dati sensibili senza renderci conto di quello che potenzialmente poteva essere il futuro, e proprio di questi giorni è la notizia che Meta utilizzerà i dati personali degli utenti per massimizzare la resa e quindi far sviluppare all’intelligenza artificiale tutte le sue funzionalità.

Come proteggere i dati personali (MisterGadget.Tech)

Sono una serie di caratteristiche a cui molto spesso non si dà peso fino a quando poi non è troppo tardi, quindi fino a quando non ci sono effettivamente le conseguenze. Il chatbot di OpenAI ha la capacità di memorizzare e quindi di sviluppare delle competenze, di migliorare la risposta alle nostre richieste andando però chiaramente a conservare e custodire dettagli ed elementi che possono far sì che si sviluppi progressivamente un’interazione facilitata.

Sicuramente il principio è geniale e di fatto ci consente di accostare questi strumenti all’intelligenza umana, ma è importante comprendere che nel momento in cui cediamo i nostri dati personali ci sono dei potenziali rischi per la privacy. La memoria di ChatGPT consente al modello di ricordare i dettagli e questo vuol dire, in parole povere, di conservare elementi delle conversazioni che l’utente ha avuto direttamente con l’applicazione. Basta chiedere a ChatGPT “Cosa ricordi su di me?” per avere un dettaglio di quello che ha immagazzinato nel tempo.

Per attivare la memoria di ChatGPT basta semplicemente utilizzare il prompt “Ricorda su di me” o comunque condividere delle informazioni che questo possa tracciare; quindi nel momento in cui noi utilizziamo un account con cui effettuiamo l’accesso inizia di fatto la memorizzazione. Se vogliamo disattivare questa funzione basta andare in “Impostazioni”, “Personalizzazione” e poi sull’interruttore “Memoria” cliccare sulla voce “Off”. In questo modo andremo a disabilitare la funzionalità di ChatGPT che consente di memorizzare a lungo termine dati ed elementi presenti all’interno delle chat. Al momento, poiché si tratta di uno strumento in fase di sviluppo, sarebbe utile considerare questa opzione o comunque valutare con estrema attenzione quelli che sono i dati che vengono condivisi all’interno della chat.

Valentina Giungati

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Valentina Giungati
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