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Giocare ai videogiochi fa male? A quanto pare il contrario: lo dimostra uno studio, “potenzia” un aspetto in particolare

Giocare ai videogiochi da sempre rappresenta, nell’immaginario collettivo, qualcosa che alla lunga non va bene, con ripercussioni importanti.

Un nuovo studio però fa emergere qualcosa di completamente differente, una realtà di cui pochissimi avevano consapevolezza e che ovviamente sorprenderà tutti. Non si tratta di una visione negativa ma piuttosto positiva con un potenziamento importante che è rivolto in particolare a coloro che giocano ai videogiochi in età adulta.

Ovviamente è chiaro che di base passare troppo tempo davanti a uno schermo, che si tratti di lavoro o comunque di piacere, non è una cosa buona. Ne risente la postura, quindi ossa e muscoli, ne risente anche la vista, ciò ormai è chiaro a tutti ma secondo questo studio però c’è anche il potenziamento di un aspetto – se si considera un uso normale dei videogiochi, quindi un utilizzo in termini di tempo standard, senza eccessi.

Giocare ai videogiochi fa male? Pare proprio di no

Secondo lo sviluppatore di videogiochi Prodigy Education è possibile mettere in evidenza una situazione inattesa, anche se da sempre si tende a classificare i videogame come qualcosa che isolano dal punto di vista sociale, con comportamenti anche socialmente discutibili, secondo le stime non è proprio così.

Videogiochi potenziano l’apprendimento (mistergadget.tech)

Infatti questa novità mette in luce come le persone che giocano ottengono risultati migliori sia in termini di rendimento professionale che di risultati sul lavoro. Quindi, secondo quanto riportato, coloro che di fatto giocano, sia da ragazzi che da adulti, ai videogiochi in maniera continuativa ma non eccessiva possono migliorare la carriera professionale e di norma diventano persone più produttive e fiorenti, quindi raggiungono facilmente il successo.

Secondo i dati coloro che giocavano da piccoli possono guadagnare fino a 5000 euro circa in più sullo stipendio annuo, i possessori di consolle da bambini si attestano in media con un 12% in più sullo stipendio rispetto ai non gamer, migliori prestazioni per i giocatori da consolle rispetto alla tastiera del pc. Addirittura essere abili nel gioco comporterebbe le capacità migliori per richiedere un aumento fino al 71%.

Complessivamente, quantificando cosa cambia, sicuramente una dose non eccessiva ma comunque standard di tempo trascorso giocando aiuta a sviluppare capacità di problem solving grazie a stimoli improvvisi e imprevedibili, aiuta la creatività, contribuisce allo sviluppo delle capacità cognitive e migliora l’apprendimento scolastico. In base all’analisi il 48% dei bambini autorizzati a usare i videogiochi dai genitori ha un rendimento migliore a scuola. I dati sono sicuramente una sorpresa, se si considera quello che è sempre stato detto al riguardo, ma uno spunto interessante per il futuro.

Valentina Giungati

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Valentina Giungati

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