Data Breach: gli hacker e la compravendita dei dati sensibili

Luca Viscardi15 Maggio 2023
data breach

La rete, nella sua vastità di contenuti e connessioni, è ormai entrata prepotentemente nelle nostre vite: tra social network, videogiochi online, e-commerce l’insieme di dati personali che circolano su internet è impressionante. Nonostante faccia ormai parte della nostra vita quotidiana, il web assume le sembianze della tela di un ragno pronto a catturare le sue prede.

Questo perché, purtroppo, internet non viene usata solo per scaricare i meme più divertenti da mandare ai nostri amici o per rimanere aggiornati sulle ultime notizie, ma anche per attività fraudolente, come la pratica del Data Breach, ovvero il temutissimo furto dei dati personali.



La vendita dei dati sensibili: il Data Breach

Tra le attività criminali digitali più diffuse troviamo proprio la violazione dei dati sensibili degli utenti, meglio conosciuta come Data Breach. Sono diversi i motivi per cui un pirata informatico decide di violare account per incamerare credenziali personali d’accesso, anche di tipo bancario, ma la ragione principale di queste attività illegali è la vendita di questi dati per arricchirsi ai danni degli ignari utenti del web.

I dati personali infatti hanno un valore in base all’importanza del tipo di account che si sta violando: in base alla ricerca condotta da ExpressVPN notiamo come l’accesso hackerato ad un conto cliente su una piattaforma di e-commerce valga 25 dollari. Anche i nostri profili sui più popolari social network assumono un determinato valore per i pirati informatici, che tra i 45 e i 55 dollari. 

Secondo questo report de IlSole24Ore infatti, tutte queste pratiche illecite volte a frodare gli internauti stanno causando un incremento della spesa a livello globale per la sicurezza informatica: parliamo di un +13,2 % , ovvero della cifra esorbitante di 223,8 miliardi di dollari.

Data Breach: un hacker al lavoro su codice fraudolento

Quanto valgono i nostri dati?

Il valore dei dati sensibili dipende, come abbiamo spiegato, dal tipo di “prodotto” che il pirata informatico è riuscito a rubare. Il furto di dati delle piattaforme streaming, per esempio, oscilla tra 1,00 e 11,99 dollari, denaro sottratto che aumenta con il furto di e-mail (tra i 40 e i 65 dollari), ma si può giungere anche a 1000 dollari con la vendita di accessi a piattaforme di pagamento digitali.

Quello del Data Breach è un ambiente purtroppo molto attivo, che beneficia delle condizioni di quella parte del web non accessibile attraverso i più comuni browser. Gli utenti presi di mira dai malintenzionati della rete sono ormai identificabili nei privati, ma anche e sempre più frequentemente, nelle aziende. Anche in compagnie, quindi, dove circolano una serie di dati sensibili riconducibili a dipendenti, ma anche alla stessa società, accadono episodi di violazione e furto di account.

Nonostante la pericolosità di questi ambienti informatici, è assolutamente possibile prevenire questi cyber attacchi, che secondo un articolo di Wired, per il 7,6% della loro globalità hanno interessato il nostro Paese : le soluzioni presenti su piattaforme online specializzate sono facilmente adottabili da qualsiasi utente o azienda. Tra le pratiche più comuni al fine di proteggere i propri dati abbiamo quelle di usare password più complesse, cambiarle dopo un certo lasso di tempo e preferire l’autenticazione a più fattori, quest’ultima ormai di prassi se pensiamo alle banche online o anche ai siti di e-commerce. 


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